IL LUTTO
Addio a ‘Pieri Tôr’, il decano di Moraro: una vita lunga un secolo tra lavoro, fede e amore per la terra
Si è spento a 102 anni Pietro Bastiani, simbolo della memoria collettiva del paese. Dalla giovinezza nei campi del Collio agli anni della guerra e della prigionia, fino al ritorno nella sua amata terra. Il ricordo del sindaco e di don Qualizza.
Un intero paese in lutto per la scomparsa di Pietro Bastiani, conosciuto da tutti come “Pieri Tôr”, decano di Moraro e custode di una memoria contadina che attraversava un secolo di storia. È morto all’età di 102 anni, circondato dall’affetto dei suoi cari e della sua amata moglie Bruna, con la quale aveva celebrato, lo scorso settembre, ben 77 anni di matrimonio.
Nato il 23 agosto 1923 a Lonzano, nel Collio, da una famiglia di agricoltori, Bastiani aveva imparato presto il valore del lavoro e della fatica. «Anch’io ero contadino – scriveva in una lettera di memorie affidata al sindaco di Moraro Lorenzo Donda in occasione dei festeggiamenti del suo centenario – e allora si viaggiava con i carri trainati dai buoi o dai cavalli, per vendere qualcosa da Lonzano fino a Cormons, a Cividale, o persino a Romans».
La guerra lo portò lontano: arruolato in Marina a Trieste nel 1941, due anni dopo venne mandato in Francia e, dopo l’armistizio, fatto prigioniero dai nazisti. Deportato in Germania, trascorse mesi durissimi nei campi di lavoro, tra la fame e i rigidi inverni. «La vita era durissima, ma la speranza di tornare a casa non mi ha mai lasciato», aveva ricordato. Liberato nel 1945, tornò finalmente nella sua terra, dove nel 1948 sposò Bruna. Dall’unione nacquero due figlie, Lauretta e Marisa, quest’ultima scomparsa prematuramente a soli 42 anni.
Negli anni successivi Bastiani si divise tra la terra e il mestiere di muratore a Gorizia. Poi, per necessità, arrivò il trasferimento a Milano, dove lavorò per quasi vent’anni come custode in una ditta di ascensori. Ma il richiamo del Friuli fu più forte: nel 1972 tornò definitivamente a Moraro, dove la sua presenza sarebbe diventata parte integrante della vita del paese.
Il soprannome “Pieri Tôr” nacque da un gesto coraggioso e un po’ folle: salì da solo fino alla cima del campanile per pitturarne la sommità. Ma a Moraro tutti lo ricordano anche per un’altra passione: il presepe meccanico che costruiva ogni Natale, un’opera artigianale che incantava grandi e piccini e che attirava persino le scolaresche locali.
Lo scorso agosto aveva festeggiato i 102 anni con una grande festa di paese, seguita, poche settimane dopo, dal 77esimo anniversario di nozze. «La vita di Pieri Tôr – ha ricordato il sindaco Lorenzo Donda – rappresenta un pezzo della nostra storia: un uomo buono, rispettato e amato, che con il suo esempio ha custodito le radici della comunità di Moraro. A Bruna e ai familiari va la vicinanza di tutta la cittadinanza».
Il parroco di Moraro, don Maurizio Qualizza ha voluto ricordarlo con parole di profonda tenerezza: «Ricordiamo la festa per i suoi cento anni, la sua lucidità, la sua gioia di vivere. Ma, come disse Abramo Lincoln, "non sono gli anni che contano nella vita, ma la vita che metti in quegli anni". Pietro è stato un artigiano della terra, e come l’artigiano di cui parla il profeta Geremia, modellava con le mani il dono della creazione: la terra, la vita, il pane. Ogni zolla per lui era un mistero di vita e di gratitudine.»
I funerali di Pietro Bastiani saranno celebrati domani alle 10.30 nella chiesa parrocchiale di Moraro. Questa sera, alle 17, si terrà il rosario in suo suffragio. Con lui, se ne va una memoria vivente del paese, ma resta l’esempio di una vita autentica, vissuta con semplicità, lavoro e amore per la sua terra.
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