Giovedì il saluto
Addio a Omero Gregori, storico cantore dell'anima di Grado

Classe 1942 e attivo in numerosi sodalizi corali, Gregori vanta la più ampia partecipazione al Festival della Canzone Gradese.
Grado perde uno dei suoi cantori più accorati e schietti della contemporaneità. Una figura che non ha mai negato la propria voce per spronare, sognare, far innamorare e innamorarsi, a sua volta, della propria isola, dei colori e del mare, delle tradizioni e della vita stessa. Omero Gregori, classe 1942, si è spento domenica sera lasciando la sua Gravo più silenziosa e muta.
Nato il 2 febbraio, giorno della Candelora, era pensionato ma per trent’anni era stato dipendente comunale nell’officina Acquedotto di Grado. Cultore del canto corale e della tradizione gradese ha fatto parte in passato dell’“Associazione Corale Gradese” (coro Picòn) di cui per un periodo era stato anche direttore.Ha fatto parte del coro “Gravo canta” e, fino a poco tempo fa, anche della “Corale Santa Cecilia” prestando la sua voce nella millenaria Basilica di Sant’Eufemia per le celebrazioni ma non disdegnando mai una cantata in compagnia sulle righe di spartiti più profani. In passato, per la sua passione dello sport ed in particolare della corsa, era stato iscritto all’ “Associazione Millepiedi” di Monfalcone con la quale partecipava a gare podistiche amatoriali.
Ma Omero lascia dietro di sé anche un lungo curriculum canoro. Di fatto, Gregori esordisce al Festival della Canzone gradese nel 1969 con la canzone “Canson de Gravo” (Un bastimento), parole di Salvatore Degrassi e musica di Eleazzaro Fidao. Omero era stato chiamato assieme ad altri giovani per far parte del “Coretto del Festival” ma il maestro Dante Marchesan gli assegnò, appunto, la sua prima canzone da solista. Quell’anno al festival trionfa “La storia de un anzolo”.
Nel 1970 entra a far parte della “scuderia” del maestro Giacomo Zuberti, con il quale instaura un rapporto che durerà diversi anni. Le canzoni firmate da Zuberti e cantate da Omero sono varie, da “Perché tu.tu son tu!” (1970), “Senpre la prima volta” (1971), “La nostra storia” (1972 - I° classificata), “Quel dì de le nosse” (1973 - I° classificata).
I primi anni ’80 vedono Omero passare alla “squadra” dei fratelli Camuffo, questa volta non in veste di solista ma come corista ed, anche con loro, Omero si toglie qualche soddisfazione con un primo ed un terzo posto (“La serenata del mar”-1982 e “Restìe”-1987).
Nel 1988 ancora un terzo posto con gli storici autori Mittino e Zuliani: “El bianco corcal” in coppia con Maddy Destro. Dal 1989 Omero inizia la collaborazione, con un altro autore, Aldo Tognon, anche con lui arriva una volta sul podio con una canzone più che mai attuale: “Gravo more”. Nel 2011 si sono aggiudicati, assieme, il “Premio Grado International” con la canzone “Noltri graisani”, premio assegnato da una giuria formata da i “graisani nel mondo” durante la serata del festival.
Alla fine degli anni ’90, tranne una piccola parentesi che lo vede con i fratelli Marchesan, Omero ritorna un po’ alle origini, tornando a far parte del “gruppo storico” con il quale si è tolto tante soddisfazioni e più precisamente assieme al maestro Francesco Gregori e con Riccardo Gordini. Negli anni ’70 con loro avevano cantato anche Pino Lister e Giorgio Lugnan. Le sue ultime apparizioni al festival della canzone gradese risalgono al 2016 con “La gno regina” di Aldo Tognon e nel 2017 con “Spiega al vento” di Riccardo Gordini. Come cantante, Omero detiene il record per il maggior numero di partecipazioni al Festival, ben 23.
Negli ultimi anni, Omero vanta diverse partecipazioni al “CantaFestival della Bisiacaria” dove ha riscosso notevole successo sia come cantante, sia come personaggio benvoluto da tutti.
Lo scrivente non può, in ogni caso, esimersi dal salutare un caro amico, conosciuto prima tra le fila della Corale Santa Cecilia e poi apprezzato cantore dalla panca dell’organo della Basilica di Sant’Eufemia. Una persona, prima che un cantore, che ha saputo dare e insegnare, e, guadagnarsi un posto nel cuore di ognuno. Lo ricordo con affetto avvicinarsi a volte alla consolle, quasi in sordina, chiedendo di ripetere alcuni passaggi melodici che non risultavano semplici oppure, davanti a un buon bicchiere, intonare uno dei canti popolari o portati da lui stesso al Festival unendo a sé le altre voci presenti. Un verso della canzone di Aldo Tognon, cantata proprio da Omero, “L’ultimo pescaor”, è, in questo caso, evocativa: “Adesso che ‘l remo al pesa de più | e ‘l vento xe senpre più teso, | che l’onda xe senpre più alta | e ‘l sielo ‘l se fà più scuro: | inte’l rosso del sielo, |inte’l tramonto più belo, | và, l’ultimo pescaor”.
L’ultimo saluto a Omero lo si potrà dare giovedì 18 novembre dalle 8.30 nella cappella del cimitero di Grado e, alle 10, alla funzione religiosa nella Basilica di Sant’Eufemia.
L’autore ringrazia per la ricostruzione del curriculum artistico Claudio Marchesan, “Rosso”.
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