Le storie
Vivere Gorizia la sera: la pacatezza di una città riservata

La vita sociale di Gorizia raccontata da chi l'ha vissuta e da chi spera di trovarla oggi. Si apre una sfida per il domani: in che città vogliamo abitare?
“Certo che Gorizia è proprio deserta!”. Questa è una frase che mi sono sentita dire diverse volte da persone che mi accompagnavano per il centro di Gorizia, e chi passa per la città dopo l’orario di cena l’ha pensato almeno una volta. Ma questa è una reazione normale di fronte a un centro cittadino immobile e silenzioso alle 22: forse si incrocia qualche persona che porta fuori il cane o che rientra da un lavoro serale. Sembra strano, perché alla fine i goriziani vanno spesso a mangiare fuori a cena: lo confermano le numerose attività tra ristoranti, pizzerie, trattorie del centro e della periferia e la grande quantità di lavoro, soprattutto in questo periodo (se si chiama un ristorante all’ora di punta è tutto pieno, anche il mercoledì sera!).
A quella esclamazione rispondo che ogni città ha i propri orari: per una questione di abitudine e di mentalità dopo cena si rientra quatti quatti a casa, con i ristoranti che chiudono tra le 22 e le 23 e pochi bar in centro città che “resistono” oltre. Solo l’estate trattiene le persone fuori casa, ma giusto il tempo di prendersi un gelato: sono poche le persone che fanno le “ore piccole” nei bar in centro, dove ormai le serate dei fine settimana hanno preso la forma di ritrovi, anche un po’ monotoni e abitudinari, tra amici della zona.
Chi vive e frequenta spesso Gorizia conosce bene la sua pacatezza, ma potrebbe non essere lo stesso per chi viene da fuori: Gorizia al di fuori della provincia è conosciuta per Gusti di Frontiera. Ma sappiamo che i quattro giorni di festa sono un’eccezione, tanto che non riconosciamo la città tra il fiume di gente e la musica fino alle 3 di mattina.
In più, Gorizia è una città universitaria, no? In effetti c’è una comunità studentesca che, per ovviare al problema, si costruisce in autonomia degli spazi d’incontro. Ma al di fuori dell’Università? Al momento sembrano esserci dei contatti con il Comune per promuovere iniziative che coinvolgano i giovani e ricostruiscano la vita sociale della città. Ma tra i giovani sarà più attraente la fuga o la voglia di restare e ritagliarsi uno spazio? Emma Graziani, 21 anni, è al terzo anno del corso “Scienze Internazionali Diplomatiche”. Si è trasferita dalla Sardegna e ha scelto Gorizia per la buona posizione in graduatoria del corso di laurea, ma, appena finita la triennale, lascerà la città. I servizi in città sono tutti molto buoni, dalla mensa agli alloggi, tanto che in una classifica de Il Sole 24 Ore Gorizia è tra le migliori città per la qualità di vita degli studenti. Ma quando gli spazi di incontro, di socialità, anche di festa se vogliamo, sono pochi, la vita diventa monotona. E per quanto il nostro capoluogo possa essere bello, ricco di storia, multilinguistico e pluriculturale, si sa che i giovani vogliono sempre scappare dalla monotonia.
Le serrande abbassate di una via Rastello dormiente ci raccontano un’altra storia ancora. Certo, nell’ultimo anno si è visto un po’ di movimento, tra l’inaugurazione di numerosi spazi culturali e le gite di gruppo dei turisti che passano rigorosi per fermarsi davanti alla statua di Michelstaedter. Avendo sempre conosciuto "il cuore pulsante della città" con le finestre chiuse, locali dagli spazi vuoti, cartelli con la scritta “vendesi”, mi sono affidata ai ricordi degli altri per capire quello che Gorizia una volta rappresentava. Mi sono state raccontate tante serate goriziane: sono tornata indietro fino agli anni ‘80, tra gli aperitivi al Caffè Torino, al bar Morocco, le mangiate da Teo, da Pina, dal Principe e da Il Falegname. Per non parlare delle feste dei “roaring” anni ‘90 tra il movimento del Fly, la discoteca su due piani in piazza Municipio, i balli country della Remuda un po’ più fuori, zona Oslavia, fino alle trasferte al Pieffe di Lucinico.
Un simpatico signore sulla settantina invece mi ha parlato dei numerosi cinema che c’erano a Gorizia tra gli anni ‘60 e ‘70, ma senza lasciarsi scappare che in verità, già allora, non c’era molto da fare - o non si poteva fare - definendo con ironia Gorizia come “la città degli stoici impiegati”. Si può in questo senso parlare della controversa ordinanza “anti-schiamazzi”, riferita ai locali che rientravano nella zona ritenuto a “rischio per il disturbo della quiete pubblica”, con cui si chiedeva di chiudere la musica a mezzanotte e far sgomberare i clienti entro l’una. “I goriziani over 70 devono decidere se la città debba morire lentamente o se possa essere la città dei loro nipoti” scriveva qualcuno nel 2008, sotto un articolo di “Bora.La” che parla della festa di chiusura del Fly, negata perché non avrebbe rispettato gli orari dell’ordinanza. Ad oggi però non si può più giustificare il clima goriziano con questa ordinanza, superata nel 2019.
Se negli ultimi anni la città sia attrattiva o meno, questo ce lo dicono i dati. Prendendo semplicemente il punto di vista demografico notiamo che alla fine del 2023 il comune di Gorizia contava 33.608 abitanti. Ad oggi, con un'età media di 48,5 anni e un indice di vecchiaia in aumento, la città è destinata a un calo demografico. Partita nel 2001 con più di 35.600 abitanti, il saldo naturale (ovvero la differenza tra le nascite e i decessi) è stato sempre in negativo, fino ad arrivare ai numeri di oggi. E in una città piccola come Gorizia, dove facendosi “due vasche del Corso” si incontra metà popolazione, queste perdite si fanno sentire, più forti che mai: Daniela Modula, proprietaria della libreria dell’usato in via delle Monache, ha visto la città cambiare sotto i suoi occhi e mi ha raccontato quanto il contatto umano sia importante.
E i turisti? Loro ci sono sempre, ed è scontato dire che quest'anno i numeri sono aumentati, fino ad arrivare, quest'estate, a un +30% rispetto al 2024. La nostra piccola città riscuote molto successo tra chi dice di aver scoperto una realtà nascosta ma estremamente ricca. Gorizia anche nel suo silenzio sa raccontarsi, perché per lei parlano gli scorci, le vie storiche, il Castello, la Sinagoga, Piazza Vittoria con la Chiesa di Sant'Ignazio, Villa e Parco Coronini... Ma se ci pensate sono tutte "facce" di Gorizia che devono essere cercate da chi non conosce la città, e semplici sfondi della propria quotidianità per chi vive qui ogni giorno. In questo Gorizia mantiene la sua autenticità e riservatezza (che tanto contraddistingue anche i goriziani). Per questo motivo è difficile per un turista vivere la città, perché non sa bene dove andare, a meno che non ci sia qualcuno che lo inviti a guardare in una direzione specifica.
Un’altra questione ancora è il rilancio delle attività e la spinta imprenditoriale della città. Una coppia sposata mi ha raccontato di quando si divertivano alle feste del Bastione fiorito, uno dei luoghi simbolo di Borgo Castello e punto di riferimento per tutti quelli che cercavano un po’ di movida. Ad oggi il luogo è stato riqualificato, salvando dal degrado le murature e le cortine; si punta alla creazione di uno spazio per eventi (principalmente concerti) e nei prossimi mesi verrà aperto un bando per gli imprenditori del settore. L’obiettivo? Un ristorante.
Qualcun altro invece ha apprezzato gli sforzi fatti per riaprire il bar Teatro e il Caffè Garibaldi, mentre altri ancora hanno seguito i lavori in Casa Rossa e hanno accolto con piacere la nuova Arena. Che sia stato per il discusso Tony Effe o i Thirty Seconds to Mars, tutti hanno cantato entusiasti - al concerto di Alfa anche sotto la pioggia - e in molti sperano di poter vedere in futuro a Gorizia il loro artista preferito. Quindi, a parte la questione parcheggi e i disagi alla circolazione (che sono la controindicazione necessaria e sopportabile per una bella serata), possiamo dire che l’iniziativa è promossa.
Vediamo che nel suo complesso la città si sta muovendo e una bella spinta di incoraggiamento è arrivata insieme al pacchetto Go! 2025. Ma l’obiettivo, e soprattutto l’augurio di tutti, è che questa tendenza continui anche in futuro, per evitare che tutte le potenzialità rimangano nascoste, come le serrande abbassate in una strada buia e deserta.
Foto di Aurora Cauter
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