L'anniversario
Versa, accolta ‘Olma’: la statua che racconta l’anima di Celso Macor. Ricordati cento anni di radici e poesia

Presentata l’opera di marmo e luce dello scultore Stefano Comelli per celebrare lo scrittore friulano il suo impegno per il superamento dei confini.
Versa commemora i 100 anni dalla nascita di Celso Macor con l’inaugurazione della statua dello scrittore e una celebrazione dell’eclettica figura del poeta friulano, non solamente autore di versi, ma anche giornalista, socio fondatore dell’Istituto per gli Incontri culturali mitteleuropei e appassionato promotore della cultura friulana, nonché grande cultore dell’alpinismo. Il 4 agosto, nella Chiesetta Lauretana di Versa di Romans d’Isonzo, si è tenuta una serata di poesia, musica e arte in ricordo dell’autore, cominciata alle 18.45 con una preghiera in ricordo di Macor presso il Sacello dell’area sportiva di viale Palmanova. A partire dalle 19, la splendida chiesetta della Beata Vergine Lauretana, normalmente chiusa al pubblico, è stata aperta per l’occasione, permettendo a tutti gli interessati di seguire una visita guidata. La chiesa presenta bassorilievi in stile tardobarocco datati 1682 e firmati da Pacassi.
Nell’area retrostante alla chiesetta ha avuto luogo una celebrazione semplice ma molto sentita della figura di Celso Macor, ricordato dai compaesani e dagli amici come un uomo semplice, a volte schivo, ma dedito al proprio lavoro di divulgazione e di valorizzazione di una cultura immensamente variegata come quella friulana, ricca di contaminazioni da parte dei paesi vicini che, anziché allontanare, uniscono e rendono così importante e sfaccettato un territorio che è sempre stato di "confine". Ed è proprio questo che Macor ha continuato a ripetere nei suoi scritti sin dagli anni Sessanta: i confini devono essere superati, prima che fisicamente, con la forza del pensiero, perché è solamente con una mente aperta che anche le barriere che sembrano più invalicabili vengono sorpassate.
Alla cerimonia, oltre che al sindaco di Romans, Michele Calligaris, e l’assessore alla cultura, Alessia Tortolo, ha presenziato anche la famiglia di Celso: Laura Stabon, la moglie, e Barbara Macor, la nipote. Barbara ricorda Celso con un sorriso, ripensando a quando, appena diciottenne, il settimanale diocesano “La Voce Isontina” le aveva chiesto di scrivere le proprie riflessioni sul diritto al voto per i diciottenni, entrato in vigore proprio nell’anno in cui Barbara era diventata maggiorenne. Qualche giorno dopo, Celso le aveva risposto proprio sul quotidiano, e da lì è cominciata una serie di scambi e discussioni sul giornale, intitolata “Lettere A Barbara”.
Barbara ricorda Celso come un mentore, una guida con la quale aveva un’affinità particolare, data anche dalla condivisione degli stessi interessi. «Mi è capitato di pensare a quello che Celso avrebbe detto oggi – sono le parole della nipote Barbara - avrebbe sorriso con quell’espressione mite e schiva che ci era familiare, e sicuramente si sarebbe schermito, un po’ imbarazzato, nonostante avesse pienamente la consapevolezza del valore di quello che stava facendo». Sempre secondo Barbara, è importante divulgare la sua poetica ancora oggi, perché alcuni degli argomenti di cui tratta nelle sue poesie sono terribilmente attuali; il ripudio delle guerre, il superamento dei confini, l’importanza del dialogo fra i popoli e la fiducia riposta nei giovani sono solo alcuni dei temi di cui Celso ha parlato nei suoi lavori, che esprimono il pensiero di un uomo cresciuto nella convinzione che rimanere attaccati alla propria terra e alla “propria gente friulana” dalle origini povere e semplici fosse necessario per costruire un futuro solido e dignitoso.
La statua scelta per commemorare l’artista cerca di dare voce a tutto questo, a tutto quello che era Celso: una figura stabilmente piantata nel terreno, ancorata alle proprie radici, ma al tempo stesso resa quasi impalpabile dal cangiare dell’alba, dalle trasparenze del marmo bianchissimo che cambiano con il tempo e le stagioni, una pietra miliare quasi romana che rimanda sia al passato che alla bellezza eterna della natura. “Olma” è il titolo scelto per l’opera raffigurata dallo scultore Stefano Comelli, compaesano di Celso il cui padre - a sua volta artista – era stato grande amico di Macor. Un titolo in friulano che sta a significare l’impronta che Celso ha lasciato nella comunità. La serata è stata allietata dalle letture delle poesie di Macor da parte dell’attore Giorgio Monte e dall’attore in erba Arturo Fabris, di soli 13 anni, che ha suscitato diversi applausi da parte della platea. Le letture sono state accompagnate dalla musica di Giorgio Marcossi al flauto e Giulio Chiandetti alla chitarra, che hanno allietato la serata con un’atmosfera quasi sognante.
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