IL COMMENTO
Stato legittimo dell’immobile prima della vendita, Michele Cati ne spiega l’importanza

La dichiarazione di attestamento della commercialità del bene, necessaria per la vendita, implica costi e difficoltà. Il presidente della sezione goriziana invita all’attenzione chiunque sia intenzionato a vendere.
Chi ad oggi vende un immobile è obbligato a garantire le varie conformità edilizie dei progetti (mappa catastale e urbanistica) con lo stato di fatto: di ciò è responsabile nei confronti dell’acquirente, pena nullità dell’atto e varie altre complicazioni.
Lo segnala Michele Cati, co-fondatore di Gruppo Dimore e presidente della sezione provinciale della Fimaa (Federazione Italiana Mediatori Agenti d'Affari), allo scopo di portare l’attenzione su un soggetto che porta spesso a non poche complicazioni nel pratico.
«Se dovessi fare una stima di quante volte abbiamo trovate difformità su immobili da noi posti in vendita, sarebbero 9 su 10 – racconta Cati - come 9 su 10 volte i proprietari di casa credono che quello che vendono sia conforme».
Quale allora la soluzione da adottare? «Da un po’ di tempo - prosegue il presidente goriziano di Fimaa - si parla dello “stato legittimo degli immobili", ovvero una dichiarazione di un tecnico abilitato che attesti la commerciabilità del bene e che sostituisca quindi la dichiarazione del proprietario, normalmente ignaro di questa sua responsabilità».
Fare tale dichiarazione, però, spiega sempre Cati, «implica al momento delle oggettive difficoltà a partire da costo, volontà e giusta filosofia». Una situazione che egli si auspica venga presa in considerazione dalle varie associazioni di categoria, Fimaa compresa, affinché con l’aiuto della Regione si possa agire in tal senso.
Nel mentre, in attesa dell’auspicata attivazione degli enti, conclude il co-fondatore di Gruppo Dimore, «il consiglio è sempre quello di rivolgersi ad un professionista serio per il corretto svolgimento delle pratiche di vendita, sempre più difficili dal punto di vista tecnico».
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