La «sicurezza che conta» secondo Morsolin e Saullo: «A Sant’Andrea fermato traffico d’armi. A Monfalcone se ne parla a sproposito»

La «sicurezza che conta» secondo Morsolin e Saullo: «A Sant’Andrea fermato traffico d’armi. A Monfalcone se ne parla a sproposito»

IL RAFFRONTO

La «sicurezza che conta» secondo Morsolin e Saullo: «A Sant’Andrea fermato traffico d’armi. A Monfalcone se ne parla a sproposito»

Di F.D.G. • Pubblicato il 23 Dic 2025
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I due consiglieri di Monfalcone Civica e Solidale plaudono il recente sequestro di fucili e munizioni al confine, criticando invece la ‘retorica securitaria’ dell’amministrazione comunale.

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«A Monfalcone si parla spesso di sicurezza. A volte troppo, e quasi sempre a sproposito». Esordisce così il comunicato stampa firmato da Cristiana Morsolin e Alessandro Saullo, in cui due consiglieri comunali di Monfalcone Civica e Solidale commentano la recente notizia dell’intercettazione e del sequestro di armi al valico di Sant’Andrea a Gorizia.

Operazione condotta congiuntamente dalla Guardia di Finanza di Trieste e Monfalcone che, scrivono Morsolin e Saullo, «ci ricorda cos’è la Sicurezza che serve davvero», avendo essa consentito lo stop al transito di tre Kalashnikov, altri due fucili d’assalto e centinaia di munizioni: «Un carico di armi da guerra che stava entrando in Italia e che avrebbe potuto alimentare circuiti criminali ben più pericolosi di qualunque writer notturno».

I due esponenti civici fanno infatti riferimento al modo in cui il tema viene affrontato da anni negli ambienti amministrativi della cittadina bisiaca. «Quattro ragazzi che imbrattano un pontile e diventano un’emergenza – proseguono - mentre la risposta sembra ridursi a un moltiplicarsi di guardie giurate, telecamere e cancelli comprati in ferramenta».

Morsolin e Saullo rivolgono il loro ringraziamento al «lavoro serio e silenzioso» compiuto dalle forze dell’ordine grazie al quale le armi sono state fermate a Sant’Andrea e sottolineano «un dato tutt’altro che secondario: sulla destinazione delle armi indaga la Direzione Distrettuale Antimafia; segno che siamo di fronte a traffici che nulla hanno a che vedere con la micro-insicurezza agitata nei dibattiti locali, ma con fenomeni criminali organizzati e transnazionali».

«La prossima volta che qualcuno ci spiegherà che la sicurezza si risolve con qualche telecamera in più e una serratura più robusta – concludono i due consiglieri comunali - ricordiamoci che, per fortuna, c’è anche chi prende sul serio questa parola e lavora ogni giorno contro le mafie e i traffici di armi».  

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