Settantotto anni per Ezio Minigutti, una vita da mediano

Settantotto anni per Ezio Minigutti, una vita da mediano

COMPLEANNO

Settantotto anni per Ezio Minigutti, una vita da mediano

Di Ferruccio Tassin • Pubblicato il 16 Feb 2025
Copertina per Settantotto anni per Ezio Minigutti, una vita da mediano

Il ricordo dell'amico Tassin dal cortile della casa di Visco alla serie A di Carletto Mazzone.

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Quando, a tombola, usciva il 77, sempre qualcuno gridava “le gambe delle donne!”. Questa volta no: 77 (anzi, 77 più uno)  sono gli anni di Ezio Minigutti e si potrebbe gridare “la gambe d’oro!”, perché Ezio, alle spalle, ha una carriera da calciatore che, dai ragazzi del San Vito al Torre, è salito alla serie A nell’Ascoli di Carletto Mazzone.

A Visco, era arrivato da Jalmicco con la famiglia, in una casa che dava (e dà) sulla piazza della chiesa, palestra di giochi per fanciulli e ragazzi, che aveva in dote anche la scalinata della chiesa, con il sagrato, altro campo da gioco: da palla a bandiera bianca, mentre, in discesa, sfruttando gli ultimi scalini, si poteva giocare ai più “fisici”, “cuto” e “cavalletta”. Escluso da palla e giochi “fisici”, per inadeguatezza di struttura, feci subito amicizia con Ezio.

Amava gli uccelli, aveva a disposizione un cortile e uno stanzone, il “salon”, per quando pioveva. Da lui, mi trovavo come un papa: suo padre Amedeo mi fece delle trappole per i passeri e sua madre, Esterina, ci dava una merenda col formaggio super di Jalmicco. Fuorché io, quasi tutti, nel borgo, avevano una fionda. Ezio, la migliore e, un giorno, mi stupì, colpendo una ad una le mollette di legno sul filo teso per mettere ad asciugare la biancheria: mira fenomenale, impiegata anche da cacciatore e … da calciatore.

Si diceva San Vito al Torre, poi, di lì, con il compaesano e amico Pino Minut, a San Giorgio di Nogaro, nella Sangiorgina fucina di campioni. Ancora più su, coi ragazzi del Bologna, e al Prato in C. Sempre ragazzo serio, a Bologna fa le serali per la licenza media (quelli degli anni ’40, raramente potevano andar oltre le elementari). Alcune stagioni al Prato, poi ad Ascoli, dalla C alla B e su alla A!

Anche qui, serietà; era ammirato per questo anche dai tifosi. L’ho sentito in presa diretta, da Pasquale, un mio amico di collegio a Bologna. Passione, bravo marcatore, vero uomo di centrocampo “chei che valevin plui di dut”, mi suggerisce l’amico Pino (Pino, ala funambolica, nei miei ricordi). Insomma un Ezio amico di tutti, “volonteroso nel gioco e sempre dove c’era da lottare”. Fine carriera nel Brescia, in serie B.

Non si è mai dato arie; serio e generoso con tutti. Bella voce, canta volentieri; famiglia, nipoti, un po’ di lavoro in campagna, sempre il sorriso col prossimo … Settantotto per Ezio e si può dire, con gli auguri, a voce alta: “Settantotto, gambe d’oro … e il cuore pure!”. 

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