«Scelte negligenti sulla demolizione»: il Comitato a Gorizia rilancia dopo la sentenza del TAR

«Scelte negligenti sulla demolizione»: il Comitato a Gorizia rilancia dopo la sentenza del TAR

La situazione

«Scelte negligenti sulla demolizione»: il Comitato a Gorizia rilancia dopo la sentenza del TAR

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 21 Dic 2025
Copertina per «Scelte negligenti sulla demolizione»: il Comitato a Gorizia rilancia dopo la sentenza del TAR

«Ribasso insostenibile, amianto sottovalutato e progetto lacunoso». Le critiche all’intervento di demolizione a Gorizia e la proposta per il Campus Scolastico al Galilei.

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Torna alla carica il Comitato contro la demolizione dell’ex ospedale civile di Gorizia. Una battaglia che va avanti da mesi e che ora, con la nuova decisione assunta dal Tribunale Amministrativo Regionale pubblicata l’11 dicembre, potrebbe prendere una svolta.

È degli scorsi giorni, come detto dell’11 dicembre, la sentenza con cui il TAR Friuli Venezia Giulia ha accolto il ricorso presentato da un raggruppamento di imprese contro l’aggiudicazione dell’appalto per la demolizione dell’ex ospedale civile di Gorizia e la sistemazione delle aree esterne, intervento propedeutico alla realizzazione del nuovo complesso scolastico.

L’appalto, del valore di circa 3,9 milioni di euro, era stato affidato dall’Ente di decentramento regionale di Gorizia alla società Aseco srl, prima classificata grazie a un ribasso superiore al 50 per cento. Proprio l’entità del ribasso aveva fatto scattare la verifica di anomalia dell’offerta, conclusa però con esito positivo dal RUP e seguita dall’aggiudicazione e dall’avvio dei lavori in via d’urgenza.

Secondo il Tribunale amministrativo, tuttavia, l’offerta di Aseco non avrebbe dovuto essere ammessa. Il TAR ha ritenuto fondato il motivo principale del ricorso, rilevando che il costo del geometra capocantiere indicato dall’impresa aggiudicataria non rispettava i minimi salariali inderogabili previsti dal contratto collettivo nazionale di categoria. Tale violazione, per legge, non è giustificabile e avrebbe imposto l’esclusione automatica dell’offerta, a prescindere dalla sua sostenibilità complessiva.

Il Collegio ha inoltre evidenziato gravi criticità anche nelle spese generali e nei costi di direzione centrale dichiarati da Aseco, giudicati sottostimati e non adeguatamente istruiti dall’amministrazione, tanto da rendere l’offerta nel suo complesso non congrua e potenzialmente in perdita.

Alla luce di queste considerazioni, il TAR ha annullato l’aggiudicazione e tutti gli atti di gara collegati, dichiarando illegittimo l’affidamento ad Aseco. È stata inoltre dichiarata l’inefficacia del contratto già stipulato, con decorrenza dalla pubblicazione della sentenza, e disposto il subentro immediato della società ricorrente, seconda classificata, previa verifica dei requisiti. Infine, l’Ente di decentramento regionale di Gorizia e Aseco srl sono stati condannati al pagamento delle spese di giudizio, per un totale di 10mila euro, oltre al rimborso del contributo unificato.

Il Comitato, però, non ci sta. «Abbiamo segnalato alla Soprintendenza archeologica e nelle arti, alla Corte dei Conti e all’Anac tutta la situazione – precisa l’avvocato Livio Grapulin – e quello che è interessante rilevare è come la sentenza emessa fonda la motivazione su quello che è stato l’oggetto del nostro esposto all’Anac, ovvero il ribasso di circa il 51%. Un preventivo di spese nel quale non sono contati in modo corretto, ad esempio, i costi di smaltimento dell’amianto».

«A fronte di un intervento così gravoso per la città di Gorizia condurre un’attività che ha portato all’abbattimento con una tale negligenza ci sembra da censurare», proseguono gli esponenti del comitato, tra cui vi è anche l’ingegner Franco Della Francesca.

«Lo stop dei lavori – precisa Della Francesca assieme al dottor Adelino Adami – fa aumentare il costo dell’operazione del 25% e va detto che la controparte ha 60 giorni per impugnare la sentenza del Tar che andrebbe di conseguenza al Consiglio di Stato. Perdiamo del tempo prezioso se contiamo anche le festività natalizie nel mezzo. Allora il tutto dovrebbe concludersi il 31 dicembre 2028».

Il Comitato punta il dito anche su «alcune mancate strutture fondamentali: i laboratori per gli istituti tecnici dove sono? Il Galilei da solo ha 7mila metri quadri di officine, sono state previste? Senza contare – prosegue l’ingegnere – i 25mila metri cubi di materiale con amianto e fibre vetrose che dovrebbero rimanere in loco. Che conseguenze ci sarebbero per l’ambiente?». Numerose le domande che il Comitato si pone e sulle quali avanza proposte. «Il Galilei è una scuola con un aumento di iscrizioni e che necessita di logistiche non da poco. Se volessimo un Campus Scolastico potremmo realizzarlo all’ex Istituto Sieroprofilattici e alla Caserma del Fante».

Dai cittadini, poi, giungono segnalazioni circa nubi di polvere che si sono mosse nell’aria il 10 dicembre: polvere che ha raggiunto anche la vicina Šempeter tanto che cittadini da ambo le parti del confine hanno segnalato una massiccia presenza di polvere su automobili, orti, giardini e case. «Abbiamo segnalato il fatto al Corpo Forestale», conferma Romana Leban, residente (foto in gallery).

Non mancano le sottolineature dal punto di vista artistico: è l’architetto Romano Schnabl a precisare come «dal punto di vista architettonico è un ottimo esempio dell’architettura ospedaliera della prima metà del Novecento. Lì dentro ci sono le opere di Tino Piazza, e alcune sono anche state rubate, ma anche spazi come la chiesetta, ormai demolita, e la cappella mortuario con l’istituto di anatomia. Un luogo che non è stato valorizzato a dovere».

A fare eco a Schnabl è la consigliere comunale Adriana Fasiolo secondo cui si tratta della «struttura pubblica più grande che ci sia a Gorizia e ha un valore storico di un certo rilievo come dimostra la sua stessa storia che ci parla di quanto la nostra città ha sofferto nel Novecento», conclude.

Foto Comitato contro la demolizione dell’ex ospedale civile di Gorizia.

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