Ronchi celebra l'indimenticabile Monsignor Virgulin a 25 anni dalla sua scomparsa

Ronchi celebra l'indimenticabile Monsignor Virgulin a 25 anni dalla sua scomparsa

IL RICORDO

Ronchi celebra l'indimenticabile Monsignor Virgulin a 25 anni dalla sua scomparsa

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 08 Nov 2025
Copertina per Ronchi celebra l'indimenticabile Monsignor Virgulin a 25 anni dalla sua scomparsa

Nato a Ruda nel 1914, fu parroco della comunità bisiaca dal 1952 al 2000. A Quisca imparò lo sloveno. La Santa Messa in suo ricordo il 13 novembre alle 18.30 in San Lorenzo.

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«Fio, fio, fio vien qua», «A messa la domenica», «Vien a bever giusto un giusulin»: sono alcune delle sue frasi restate indimenticate nella memoria popolare ronchigina. Stiamo parlando di Monsignor Mario Virgulin – storico parroco di Ronchi, dal 1952 al 2000 – che verrà ricordato con una messa che sarà celebrata nella Chiesa Arcipretale di San Lorenzo, giovedì 13 novembre alle 18.30, esattamente a 25 anni dalla sua scomparsa. Il rito sarà officiato dal parroco di Sagrado don Giovanni Sponton e concelebrato dai sacerdoti che hanno lavorato con Virgulin.

Nato a Villa Vicentina il 6 febbraio 1914, è stato ordinato sacerdote dal Principe Arcivescovo di Gorizia Monsignor Carlo Margotti. È stato vicario economo a Quisca nel 1939, parroco ad Aurisina dal 1940 al 1945, poi a Ruda dal 1945 al 1952. È stato parroco decano a Ronchi dei Legionari dal 1952 al 2000. Nel 1975 è stato nominato Canonico Onorario del Capitolo Metropolitano di Gorizia. È morto a Ronchi il 13 novembre del 2000. È ricordato come un uomo dalla profonda preparazione teologica che ha vissuto in simbiosi con la sua comunità nella quale imparò a riconoscersi.

In tantissimi hanno altri ricordi di lui. Per esempio di quando entrava al Circolo Acli, le persone si alzavano in piedi e se vedeva dei bambini, li invitava a fare i chierichetti per servire messa. Poi, le sue visite e benedizioni nelle case, la sua Fiat Cinquecento bianca e l’indimenticabile Centoventisei MK1 bianca che percorrevano le strade del paese e della diocesi. Don Mario era una presenza fissa anche alle cerimonie pubbliche e nei momenti istituzionali.

Era il 31 agosto del 1952 quando il sacerdote fece il suo primo ingresso alla guida della parrocchia decanale. Proveniente da Ruda, l’allora quarantunenne sacerdote fu accolto dal sindaco Carlo Bernazza, da tutta la Giunta Comunale e dal consigliere provinciale, Enrico Gaspardis. Il suo arrivo fu impreziosito dalle note della Banda della Società Filarmonica Giuseppe Verdi.

Dopo l’omaggio presentatogli da due bambini dell’Azione Cattolica, un corteo festante accompagnò il novello sacerdote dal municipio alla parrocchiale dove fece il suo ingresso solenne. Qui è rimasto per 48 anni, un incarico impensabile per i parroci di oggi. È stato un punto di riferimento nella comunità, sia per la sua attività come Ministro di Dio, sia per le tante ore dedicate all’insegnamento.

Nel suo testamento spirituale monsignor Virgulin ha riportato: «In te Domine speravi non confundar in aeternum» che vuol dire «In te, Signore, ho sperato: non sarò mai deluso». Si tratta di un versetto del Salmo 30 che ricorre anche nel Te Deum. Chi ha conosciuto don Mario può confermare tutto ciò. Questo sacerdote non ha mai perso la speranza e non aveva paura di solitudini ed avversità. Anche quando di notte andava a pregare da solo in chiesa diceva: «Io sono con il Signore» e, accogliendo la morte, ha saputo convintamente dire ancora una volta il suo sì perché «Muore l’uomo ma il sacerdote di Cristo non muore».

Foto di Federico Leban

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