IL RICORDO
Redipuglia piange Mauro Casasola, appassionato poeta del Bisiac e insegnante amante del proprio lavoro

Classe 1986 si era impegnato non solo nel mondo scolastico ma anche in quello culturale studiando il dialetto locale. «Sempre attento ai bisogni dei ragazzi».
Si è spento improvvisamente nella sua abitazione di Redipuglia il professor Mauro Casasola, apprezzato docente di religione in alcuni istituti superiori del territorio, prima a Gorizia e poi a Monfalcone. Oltre all’insegnamento, era attivo nell’Unità Pastorale di Fogliano-Redipuglia-San Pier d’Isonzo dove era catechista. Amante del proprio dialetto, che utilizzava nelle proprie poesie, il bisiac, era stato autore delle ‘Zonte’, le aggiunte di vocaboli a seguito di ricerche puntigliose e appassionate assieme all’amico e poeta Ivan Crico. Classe 1986, di Monfalcone, era stato vogatore nella Timavo ed era anche stato arbitro di gare regionali.
Il sindaco di Fogliano Redipuglia, Cristiana Pisano, esprime il proprio cordoglio e quello dell’amministrazione comunale per un «cordoglio assoluto. Era una bravissima persona, disponibile, affabile, sincera, di cultura e impegnata. Mancherà».
«Mauro era una persona estremamente attenta ai bisogni dei ragazzi, sempre disponibile nel prendersi degli incarichi e delle responsabilità all’interno della scuola», così lo ricorda il dirigente scolastico del Liceo Buonarroti di Monfalcone, Vincenzo Caico. «Portava i ragazzi a teatro la sera, era coordinatore di classe. Era ben voluto dai colleghi ed era una persona che sicuramente si faceva voler bene da tutti. Il prossimo anno sarebbe dovuto entrare di ruolo tanto che qualche giorno fa ci eravamo sentiti. Una notizia che ha colto tutti noi di sorpresa», conclude Caico.
«Conservo, ancora vivissimo, il ricordo del nostro primo incontro, avvenuto nella sede dell’Associazione Culturale Bisiaca, a Vermegliano. Stavo consultando alcuni libri di storia locale quando, all’improvviso, entrò nella stanza un ragazzo giovanissimo. Si rivolse con entusiasmo alla nostra segretaria, ponendole domande molto dettagliate sulla parlata bisiaca. Incuriosito, gli chiesi a mia volta cosa lo spingesse a cercare quelle informazioni, e mi raccontò che fin da bambino raccoglieva parole e voci non ancora documentate nel nostro vocabolario. La sua passione mi colpì profondamente, tanto che decisi fin da subito di sostenerlo e accompagnarlo nel suo percorso. Da quella bellissima collaborazione nacque, qualche anno dopo il vocabolario italiano-bisiac che lo fece conoscere e apprezzare da tante persone della nostra zona», racconta lo stesso Crico.
«Da allora, la nostra intesa si fece sempre più profonda e continuativa: articoli, convegni, raccolte di documenti, revisioni di testi antichi fino ad arrivare a diventare Presidente dell'associazione che lo aveva accolto con grande amore e stima, e a pubblicare pochi anni fa un'opera molto complessa che ci ha impegnato per decenni: le "Zonte", le aggiunte al vocabolario del dialetto bisiac. Quell’assidua frequentazione mi rese anche testimone diretto del suo profondo parallelo interesse per gli studi teologici, che lo portarono a laurearsi brillantemente in giovane età. Da lì ebbe inizio anche la sua carriera come insegnante nelle scuole di ogni ordine e grado, dai bambini piccolissimi della scuola dell’infanzia fino agli adolescenti e ai ragazzi più grandi. Il destino volle, tra l’altro, che ci ritrovassimo a insegnare nello stesso istituto, il Liceo Artistico Max Fabiani di Gorizia, dove ebbi modo di apprezzare da vicino le sue grandi competenze pedagogiche, la profonda conoscenza del ruolo e delle funzioni dell’insegnante, e soprattutto il suo straordinario impegno nei confronti dei bisogni dei ragazzi, che cercava sempre di aiutare in ogni modo possibile.
Quell’attenzione costante verso gli studenti lo accompagnò in tutti gli altri istituti dove si ritrovò ad insegnare in questi anni. Con la sua scomparsa, il nostro territorio perde una voce forte ed unica, che lo ha rappresentato in profondità, una cultura di cui era follemente innamorato, e una grande umanità, che si è sempre manifestata nel suo bisogno costante di essere vicino agli altri. Un bisogno che si è espresso anche attraverso il suo instancabile impegno nel volontariato sociale e culturale», conclude Crico.
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