gli artisti
Quei racconti creati modellando il ghiaccio, così Francesca e Walter incantano Grado
Le due sculture, un angelo e un castello, sono state realizzate stamattina, 28 dicembre, sulla spiaggia del Bar Numero Uno per la seconda edizione della Winter Season.
Un monolite di ghiaccio si erge sulla spiaggia di Grado, fra gli abeti di Natale che sorgono in riva al mare. Non siamo sul set di “2001: Odissea nello spazio”, ma nella location della Winter Season al Bar Numero Uno della spiaggia GIT. Vicino al primo blocco la scavatrice ne scarica un secondo, sommando il peso di entrambi si raggiungono i tre quintali. A scolpirli contro il sole e il vento per realizzare un angelo e un castello sono Francesca e Walter, da oltre trent’anni appassionati di “arte effimera”: «Girando per il mondo – ammette Francesca di Sandy Tales – realizziamo sculture in sabbia, neve o ghiaccio». Storie che raccontano di animali, marinai in viaggio o castelli incantati, ma anche abbracci e Natività: parole di rena e simmetrie di cristalli destinate a sciogliersi al sole, non prima di aver dispensato gioia e sorrisi. «La Winter Season – sottolinea il presidente GIT Roberto Marin - è alla sua seconda edizione. Lo scorso anno ci avevano dato dei pazzi e visionari; invece, è stato un grande successo che abbiamo voluto replicare. La soddisfazione più grande è che quasi tutte le spiagge d’Italia hanno colto la nostra idea, in quanto è un grande veicolo di promozione del territorio, ma soprattutto un’offerta del mare d’inverno come soluzione vincente e interessante». «Tutto ebbe inizio – ricorda Francesca - per far giocare i bambini sulla spiaggia. La gente si fermava ad ammirare, da lì abbiamo pensato di partecipare al primo campionato italiano di sculture in sabbia e abbiamo vinto».
Se la sabbia si lavora d’estate, la materia per occupare gli inverni non poteva che essere quella candida della neve: «Abbiamo iniziato con tutto l’Arco Alpino – precisa – da San Candido a San Vigilio di Marebbe, vincendo subito dei premi». Dopo San Martino e Cortina d’Ampezzo è stata la volta di Perm, in Russia, fino a spingersi in Oriente e oltreoceano: «Siamo stati anche a Mosca – aggiunge - e diverse volte nel Nord della Cina ad Harbin. E poi in Canada a Parksville, in Colorado a Breckenridge, un po’ dappertutto». Un tour mondiale che ha spinto i due coniugi dagli Stati Uniti al Canada, alla Corea del Sud, Taiwan, India e Africa, dove s’una spiaggia del Madagascar è stata realizzata una Ferrari di sabbia. In occasione del 25esimo raduno di maggio - per il quale si prevede l’arrivo di oltre 30mila Vigili del Fuoco da tutto il mondo - la coppia realizzerà un’opera di grandi dimensioni, anticipata dalla statua di sabbia collocata all’ingresso principale della Git: «Qualche mese fa siamo stati contattati da Grado per una sorta di trailer da dedicare al raduno mondiale dei Vigili del Fuoco – spiega - ma ne faremo un’altra più grande in prossimità dell’evento». Motosega, frese e sgorbie alla mano, ecco che dal ghiaccio prende lentamente forma un angelo e un castello per incantare adulti e bambini. «Abbiamo anche attrezzi presi in Cina – specifica - dove esiste addirittura una cattedra universitaria di Scultura e ghiaccio. È un evento che offre un indotto mostruoso, che richiama milioni di visitatori da tutto il mondo».
Nella tarda mattinata Walter inizia a tagliare piccoli pezzi dal primo blocco: «Sono i materiali, che ci governano – rimarca Francesca – e si disfano per il sole. Speriamo di riuscire a finirlo prima che si sciolga». «Iniziammo per far giocare i bambini con la sabbia – interviene Walter - e per caso finimmo a Cervia in una manifestazione internazionale, aggiudicandoci il campionato italiano. Poi il presidente degli scultori di ghiaccio – un finlandese – ci propose sculture di neve e ghiaccio e iniziammo a girare il mondo, finché ci ha frenato il Covid. L’emozione più grande è lasciare una sorpresa ai bambini – riconosce - oltre che ai grandi. È un’attività che ci è scappata di mano, che dal gioco è diventata arte, e direi anche una professione». Un’esperienza unica che in Cina li ha condotti a lavorare con ben undici blocchi: «Hanno dovuto aiutarci col muletto – rammenta - perché non ce la facevamo. Noi lavoravamo con la giacca a vento, mentre i due giovani mongoli accanto erano in maniche corte e tiravano su il blocco come fosse una palla». È stato proprio ad Harbin, cittadina di undici milioni di abitanti, che nel 2017 si sono aggiudicati il premio della Giuria come primi italiani: «Anche quest’anno ci hanno invitato – prosegue - ma saremmo dovuti restare una ventina di giorni, e abbiamo rinunciato». Creazioni artistiche che accendono un importante giro d’affari, ancora sottovalutate nel nostro Paese: «In Italia si fa poco – considera - anche se con le spiagge che abbiamo potremmo organizzarne una a settimana.
La potenzialità è altissima perché la gente viene per vedere le opere: poi, fra una birra, un gelato o un caffè, le località ottengono un buon ritorno economico. A Vancouver c’era la coda di un chilometro». «Anche a Taipei o a Breckenridge – rileva Francesca - sopra Denver». Laggiù, nel comprensorio delle Cime Alte del Colorado a oltre 3mila metri d’altezza, si lavora a ritmo serrato con l’ossigeno nella stanza di ristoro. A riprendersi dai danni causati dall’uragano Milton è stata anche Fort Myers: «Quest’anno c’era un intasamento di traffico come da qua a Monfalcone – racconta - e la cosa divertente è che lì si paga il biglietto per la settimana per osservare mentre si lavora. In seguito alla premiazione si butta giù tutto e il giorno dopo non c’è più niente: la gente ama veder fare». Coperti dal lenzuolo prima di essere lavorati, i monoliti hanno infine preso forma dopo tre o quattro ore di scavo: «Il ghiaccio tirato fuori dalla cella frigorifera doveva temperarsi – ribadisce - altrimenti sarebbe stato troppo fragile. D’altra parte, lasciarlo al sole comporta fratture, per questo abbiamo usato l’ombrellone. Nelle grandi competizioni internazionali, in cui abbiamo realizzato anche la Torre di Pisa alta tre metri, quando la temperatura sale sopra i cinque gradi chiudono il parco.
Sono attività che vanno gustate sul momento, bisogna esserci, cogliere l’attimo. È un po’ come la fruizione di un concerto rispetto al CD. In Europa il valore dell’opera d’arte è legato al suo valore commerciale, mentre una creazione del genere va fruita, e nessuno può comprarla o portarla a casa. È un’emozione senza prezzo, esperita soprattutto in Estremo Oriente, che negli Stati Uniti diviene una sorta di competizione sportiva: chi spala di più, chi va più in alto col castello. L’attività riflette un po’ la cultura del posto in cui ci si ritrova. Speriamo di tirare fuori un sorriso a tutti coloro che lo vedono – conclude - e di emozionare». Mentre i piccoli si accalcano per avere un pezzetto di ghiaccio, con fierezza l’angelo brilla nel sole accanto al maniero, al quale Walter scava ancora un ingresso. Simile al vetro il castello svetta sulla sabbia contro l’oro del mare, forse domani sarà soltanto un blocco informe. Ma come in ogni fiaba a lieto fine, bambini e famiglie porteranno con sé il ricordo di un incantato pomeriggio d’inverno. (Foto, Rossana D'Ambrosio)
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