Presidio pro Palestina a Gorizia durante il Festival del Cambiamento: «Cacciamo via chi lucra sul genocidio»

Presidio pro Palestina a Gorizia durante il Festival del Cambiamento: «Cacciamo via chi lucra sul genocidio»

LA PROTESTA

Presidio pro Palestina a Gorizia durante il Festival del Cambiamento: «Cacciamo via chi lucra sul genocidio»

Di Mattia Zucco • Pubblicato il 08 Ott 2025
Copertina per Presidio pro Palestina a Gorizia durante il Festival del Cambiamento: «Cacciamo via chi lucra sul genocidio»

I partecipanti, circa un centinaio, hanno denunciato i legami tra mondo accademico, aziende pubbliche e industria bellica, contestando la presenza di Leonardo, Fincantieri e della fondazione MedOr. Critiche anche alla partecipazione di Minniti e Talò.

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Un presidio a sostegno della Palestina si è svolto nel pomeriggio di mercoledì a Gorizia, nei pressi della sede locale dell’Università di Trieste, dove da stamani è in corso il "Festival del Cambiamento: Gorizia città della pace giusta", iniziativa che riunisce esponenti del mondo politico, economico e giornalistico.

Nonostante le stime della Questura, che hanno parlato di una sessantina di presenti, i partecipanti erano in realtà circa un centinaio. Bandiere palestinesi, cartelli e slogan hanno caratterizzato la mobilitazione, che ha denunciato i rapporti tra università, grandi aziende pubbliche e industria bellica. «Palestina libera» è stato uno dei cori più ripetuti, alternato a interventi al megafono.

Nel manifesto diffuso dai promotori si leggeva: «Cacciamo via chi lucra sul genocidio. Il governo si sporca di sangue per difendere gli interessi di chi si arricchisce grazie a guerre e massacri. Noi non vogliamo essere complici: siamo dalla parte giusta della storia».

La protesta ha preso di mira in particolare la fondazione "MedOr Italian Foundation", erede della precedente "Fondazione Med-Or" di Leonardo S.p.A., indicata dai manifestanti come simbolo di un «complesso militare-industriale-accademico» che vedrebbe coinvolte anche Eni, Enel, Fincantieri e Cassa Depositi e Prestiti. Secondo gli organizzatori, «il sistema è stato ristrutturato per dirigere la ricerca universitaria verso lo stato di guerra, esterna ed interna».

Le critiche hanno riguardato anche la presenza al festival di Marco Minniti, presidente della fondazione ed ex ministro dell’Interno, e di Francesco Maria Talò, responsabile italiano per il corridoio IMEC, progetto che punta a rafforzare i collegamenti commerciali tra il porto di Trieste e quello di Haifa, in Israele. «La guerra non deve trovare spazio nelle nostre città o nelle nostre Università», si legge ancora nel comunicato del presidio.

Tra gli striscioni esposti, anche uno con la scritta «No Italia vs Israele – Show Israel the red card», con riferimento alla partita valevole per la qualificazioni ai Mondiali tra le due nazionali in programma martedì prossimo allo stadio Friuli di Udine, la cui cancellazione è stata nuovamente richiesta dai manifestanti.

Sulla manifestazione è intervenuta la senatrice di Fratelli d’Italia Francesca Tubetti, che ha parlato di «spettacolo indegno messo in scena dai cattivi maestri». «È vergognoso – ha dichiarato – che un docente universitario (Sergio Pratali Maffei, referente e portavoce del Global Movement to Gaza per il Friuli-Venezia Giulia n.d.r.) si schieri politicamente contro le istituzioni. Attendiamo una sua chiara condanna dei terroristi di Hamas e del massacro del 7 ottobre. Questo professore si adoperi piuttosto per la costruzione della pace, per la liberazione degli ostaggi israeliani e per condannare la violenza sconsiderata di chi parla di pace ma poi esalta odio e intolleranza».

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