IL FLASH MOB
Più di duecento persone all’ospedale di Gorizia per ricordare i sanitari uccisi in Palestina, «ottima risposta della cittadinanza»

L’iniziativa è stata lanciata dalle reti #DigiunoGaza e Sanitari per Gaza su scala nazionale, con la partecipazione di circa trecento ospedali in tutta Italia.
Sono più di duecento le presenze davanti all’ospedale di Gorizia il giorno di giovedì 2 ottobre, per la commemorazione dei 1.677 operatori e operatrici sanitarie - dato, peraltro, non aggiornato ad oggi - uccisi a Gaza in questi due anni.
L’iniziativa è nazionale, lanciata dalle reti #DigiunoGaza e Sanitari per Gaza, ed ha raccolto più di 300 aderenze tra le aziende sanitarie in tutta Italia: alle ore 21 del 2 ottobre, gli ospedali hanno letto a staffetta la tragicamente lunga lista di nomi, invitando il pubblico ad accendere luci, torce e lampade per illuminare simbolicamente la notte della città palestinese.
L’evento «è stato organizzato in pochissimo tempo, ma tante persone si sono mosse da subito per dare una mano sia concretamente – con la creazione presidi Gorizia, Trieste, Udine, Tolmezzo, Pordenone e San Vito al Tagliamento – sia nella diffusione della locandina e nella sensibilizzazione dei colleghi. A Gorizia eravamo circa 200 persone: per essere una città piccolina possiamo essere contenti della risposta della cittadinanza» dichiara Francesca Dijust, infermiera tra gli organizzatori del flash mob nella sua sede di Gorizia. Il numero di presenze, infatti, supera le previsioni dei sanitari goriziani, comprendendo anche un cospicuo numero di manifestanti presenti al presidio previsto lo stesso giorno alle ore 18 in Piazza Vittoria.
«Come sanitarie e sanitari, sappiamo che non esiste neutralità davanti alla distruzione deliberata di ospedali e vite. Difendere la salute significa difendere l’umanità. Il nostro dovere è “prendere parte”: la nostra parte è quella della cura, del diritto alla vita e della difesa dell’umanità – dichiara il comitato promotore – a Gaza, operatrici ed operatori del sistema sanitario sono presi di mira deliberatamente, e non possiamo rimanere in silenzio davanti a questo massacro».
«Come operatori sanitari e come cittadini dobbiamo pretendere che tutto questo finisca, che non si trasformi, come sta già rischiando di fare, in abitudine e normalità – sono le parole, lette da Francesca Dijust, con cui si apre il flash mob – dobbiamo svegliarci dal sonno dell’indifferenza e partecipare ad iniziative, come quella di questa sera. Perché è una lotta di tutti e per tutti, perché la libertà non è salire sopra ad un albero, libertà è partecipazione».

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