LA CONTA DEI DANNI
Maltempo, tra le ferite di Dolegna del Collio: colpiti 'Molino Tuzzi' e 'L’Argine' a Vencò
«Supporto istituzionale limitato» denuncia il titolare Enrico Tuzzi. Il sindaco Carlo Comis, «una situazione pesante, senza precedenti». Volontari al lavoro per ripartire.
Il maltempo non ha risparmiato nessuno. La bomba d’acqua che nella notte tra domenica e lunedì ha sconvolto buona parte del Collio ha provocato gravi danni anche a Dolegna. Strade e abitazioni sono state invase dall’acqua, aziende agricole e attività storiche hanno subito danni rilevanti e il territorio mostra ancora oggi i segni della devastazione. Mentre a Brazzano una frana ha spezzato due vite e a Versa l’acqua ha invaso le strade e abitazioni, anche nella località collinare i danni sono pesanti.
Tra le realtà più colpite c’è il Molino Tuzzi, in località Trussio Ruttars. Si tratta dell’ultimo mulino artigianale ancora attivo tra Gorizia e Trieste. La sua storia affonda le radici nel 1894, quando Giacomo Tuzzi avviò l’attività di macinazione, e nel 1905 la famiglia acquistò lo stabile del 13esimo secolo. Ancora oggi, della struttura originaria rimangono la macina in pietra, la pila per l’orzo e gli antichi organi di trasmissione. Proprio questa parte storica, insieme alla zona produttiva moderna, è stata devastata dalla piena che ha travolto il Collio nella notte tra domenica e lunedì.
Enrico Tuzzi ricorda la notte dell’alluvione con precisione: «Fino alle 23 era tutto sereno, all’una di notte sembrava di essere nel fiume, qua c’era solo acqua. La questione è che l’acqua è arrivata con una violenza inaudita, ha tracimato ed è arrivata in piena. Ha sradicato muri, spostato quintali di bancali e investito tutto». Le attrezzature del mulino sono state distrutte, i cereali completamente invasi dall’acqua e diventati inutilizzabili, come è stato anche per il furgone.
Il supporto istituzionale, secondo Tuzzi «è stato limitato». «Il sindaco ci sta dando un supporto enorme ma lui ci aiuta da sempre – continua il titolare dell’azienda - per il resto non si è fatto sentire nessuno, né è venuto a verificare i danni». «La Protezione Civile è intervenuta solo martedì mattina – spiega - senza un vero coordinamento e la gestione dell’emergenza è stata affidata in gran parte ai volontari locali». «Sto gestendo io, ci stiamo sentendo con altri gruppi, prima c’erano gli scout, ci sono persone a Vencò e Giassico con problemi enormi e nessuno sa nulla. Gli agricoltori sono venuti, alcuni che non conosco arrivati da Casarsa, insieme a miei amici, compagni e clienti. Da tre giorni stiamo lavorando. È pieno di gente, abbiamo le ruspe e i trattori, ma nonostante il poco interesse istituzionale, riusciamo a organizzare il necessario».
E proprio il riferimento al passato mostra quanto la preoccupazione sia radicata. «Nel male noi stiamo bene e abbiamo ancora la nostra casa, a Versa la situazione non è così. Ci sono stati allagamenti come quello del 1998, che avevano già fatto qualche danno, ma questo è stato totalmente diverso. Sarà sempre peggio, con il torrente e il sistema idrologico così, c’è la paura che ogni volta che piove possa risuccedere». Nonostante la devastazione, Tuzzi guarda al futuro con determinazione. «Il mulino lo riapriamo e lo rimettiamo in moto, costi quel che costi, per rispetto di tutta la gente che sta dando una mano, per rispetto mio, della mia famiglia, del territorio e della comunità. Non so quando, ma lo riapriremo» conclude.
Anche L’Argine a Vencò, il ristorante stellato guidato da Antonia Klugmann, è stato duramente colpito dall’esondazione del fiume Judrio. Le immagini diffuse dalla chef sui social mostrano l’acqua che invade i terreni attorno alla struttura e penetra nei locali al piano terra, allagando sala, cucina e camere appena ristrutturate. Non è la prima volta che il ristorante affronta un evento del genere, infatti a distanza di un anno e mezzo dall’ultima alluvione, i danni si ripetono, compromettendo ancora una volta spazi che erano stati riaperti da pochi giorni dopo lunghi lavori di ripristino.
Sul territorio, intanto, continua il lavoro dell’amministrazione comunale, impegnata nella ricognizione dei danni. «È una situazione pesante — spiega il sindaco di Dolegna del Collio Carlo Comis — anche chi ricorda l’alluvione del ’98 sa che questa volta è stato qualcosa di eccezionale». Le criticità sono diffuse. «Non sappiamo cosa possa succedere se dovesse piovere ancora e il timore è che si ripeta una situazione simile» commenta il primo cittadino.
Nonostante le difficoltà il sindaco ringraziano i volontari arrivati da tutta la regione, da Pordenone, Trieste e molti altri comuni, ma ricorda anche i limiti di un piccolo comune. «Stiamo valutando come sostenere le famiglie e le attività più colpite: non possiamo fare miracoli, ma vogliamo dare un segnale concreto. Una delle ipotesi è sospendere temporaneamente le tasse per chi ha subito i danni maggiori».
La SP14 resterà chiusa per almeno un paio di mesi dal quinto chilometro, precisamente dal ponte di Novacuzzo fino alla frazione di Lonzano, a causa di due frane di grandi dimensioni. Mentre la comunità si rimbocca le maniche, il sindaco richiama l’attenzione su ciò che ora serve davvero: prevenzione. «Non so se una pulizia più approfondita dei corsi d’acqua avrebbe cambiato l’esito di un evento così eccezionale, ma forse qualcosa si sarebbe potuto evitare. Adesso bisogna investire davvero nella sicurezza del territorio».
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