LA LETTERA
Lettere – ‘We Build Lethal Steel - Costruiamo acciaio letale’

Franco Buttignon, Luigino Francovig e Roberto Legaz segnalano un manifesto Fincantieri legato alla produzione di navi militari negli Stati Uniti e sviluppano le questioni etiche che esso solleva.
A scriverci sono Franco Buttignon, Luigino Francovig e Roberto Legaz. Tutti e tre ex operai ed ex sindacalisti di Fincantieri, i firmatari della lettera segnalano la comparsa negli Stati Uniti di un manifesto pubblicitario della nota azienda dal carattere marcatamente bellico. Da oltre quindici anni l’azienda è presente oltreoceano attraverso la controllata Fincantieri Marine Group con stabilimenti nel Michigan, a Washington e in Florida; negli ultimi anni, in particolare, ha acquisito un ruolo di rilievo nella produzione di navi a uso militare come le fregate di classe “Constellation”. Una storia racchiusa in un’immagine pubblicitaria che, scrivono i tre ex dipendenti, lascia «noi italiani, per la nostra storia e cultura, sbigottiti» e solleva non pochi interrogativi morali. F.D.G.
Un’ importante azienda navalmeccanica italiana, leader nella produzione mondiale di navi da crociera (cruise) per motivi di mercato e quotazioni in borsa ha aperto da alcuni anni degli stabilimenti in America per la costruzione ed il rimessaggio di navi destinate a varie marine militari di alcuni Paesi del mondo, ed ecco che girando tra gli USA in piena “governance Trumpiana” e con la sua filosofia certamente non pacifista ci si imbatte in questo manifesto/slogan pubblicitario che a noi italiani, per la nostra storia e cultura, ci lascia alquanto sbigottiti: "WE BUILD LETHAL STEEL" / "COSTRUIAMO ACCIAIO LETALE".
Da ricerche svolte si appura che:” acciaio letale” è un termine fuorviante; il termine “acciaio letale” non è un termine standard nel settore siderurgico e non rappresenta accuratamente i diversi utilizzi dell’acciaio. Detto tutto, detto niente!
Il fatto è che l’Azienda FINCANTIERI – logo in basso a destra del manifesto – con sede in Italia e con i suoi stabilimenti sparsi in giro per la penisola dovrebbe rispettare, anche nelle sue sedi all’estero, per senso etico e morale, i dettami della nostra Costituzione Repubblicana e non osservare scrupolosamente quanto viene dettato dal governo in carica.
Siamo preoccupati di questo episodio che potrà avere ripercussioni pure nel nostro Paese in un momento politico non sicuramente tranquillo e conoscendo le profonde amicizie e i patti politici tra i due Paesi.
La Costituzione Italiana nell’art. 11 ci dice che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”, anche se poi abbiamo molte fabbriche di armi sul nostro territorio ed esiste un notevole business in tal senso.
Vorremmo che questa storia avesse un seguito sulla stampa nazionale e venisse ampiamente diffusa se consideriamo che in Friuli-Venezia Giulia le porte dei politici e dei sindacati sono chiuse. A Monfalcone esiste il più grande stabilimento navale di Fincantieri in Italia ma purtroppo le politiche locali non combaciano con gli interessi del mondo pacifista chi in cantiere ci opera e ci vive, italiani o stranieri che siano.
Ci permettiamo una riflessione con una vignetta che rappresenta, parafrasando Guccini, “un vecchio e un bambino” l’oggi con un bambino e l’ieri con un vecchio operaio che ha vissuto personalmente il problema dell’amianto e delle fibre vetrose. Sempre di morte si parla!
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