LA LETTERA
Lettere - Di una esperienza in pronto soccorso…
Ferruccio Tassin racconta la gentilezza e l’empatia dimostrate da un team del personale ospedaliero, sottolineando la loro «buona volontà» nonostante la sempre più critica situazione della sanità.
Ferruccio Tassin ci racconta, in questo contributo, di una notte trascorsa in Pronto Soccorso a causa di un ricorrente problema di salute. Una notte fatta di ormai routinarie analisi e accertamenti, ma resa stavolta diversa e più familiare grazie alla sensibilità e all'impegno dimostrati da dottori e infermieri nel rapportarsi con lui, paziente, rassicurandolo e sdrammatizzando con genuino savoir-faire e interesse. Una situazione che Tassin ha voluto riportare per sottolineare la «buona volontà dei singoli» nella cornice della situazione sempre più critica in cui versa la sanità pubblica, anche nel contesto "nostrano". [F.D.G.]
Prima a Roma, quattro giorni. Capitale immersa nella cultura, fossile e viva. Non ti muovi senza trovare riferimenti a storia e arte, dalla preistoria fino ad oggi. Città pulita, ordinata; l’abbiamo toccato con mano di persona. Funzionante, non strozza portafogli, in tutto. L’ho vissuta dalla amatriciana ai fori imperiali. Da Santa Maria Maggiore ai Musei Vaticani, all’udienza papale. Per tentare di viverla, un grondare di chilometri a piedi.
Di ritorno in Friuli, a casa, di notte, alle quattro, fibrillazione atriale. Senza angoscia, con moglie abituata, intorno le quattro del mattino, schizziamo verso Palmanova. Arrivo: rapido triage, poi in un box, disteso, in attesa di eventi. In minuti, infermiera professionale, mi allarga il cuore che conoscevo suo nonno; Oss dall’angelica presenza. E le macchine che fanno il resto, con cervelli attivi.
Sonano i battiti, soffiano le pressioni. Arriva la medica: Romana! Analisi, e si parla; non si straparla. Si fa tutto il dovuto, ma all’interno di atmosfera familiare: l’infermiera che è stata mia allieva per supplenze alle medie (a Palma ero il re delle supplenze gratuite), in assenza di ogni marca visita in tutta la carriera scolastica, esente da ogni “non ci sono”.
I bip bib si susseguono e faranno giudizio. Si fa viva la dottoressa Miriangela Savonarota, che col Savonarola, per via di avi, ha avuto che fare. Bravissima; sa sdrammatizzare e fare; ha un a caterva di master sulla laurea, ma sempre in tema col suo lavoro. Si parla di cultura umanistica e scientifica. Eccezionale nel rapportarsi al paziente, mi conduce, non inattiva, sino alla dimissione. Le ho dato in bacio sulla guancia (pur in una vita da schifichiltoso per baci). Mi rassicura in maniera non da poco, e mai banale.
Un saluto cordiale e poi a Visco, con ammirazione di aver conosciuto una dottoressa e un gruppo, come si deve e il rammarico di aver fatto perdere sonno e serenità a mia moglie. Buona volontà di singoli in totale incompetenza e voluta dispersione di risorse per gonfiare il privato. Avessi avuto più compagni di sfiga a Palma, avrei avuto enne frazioni di attenzioni tali da spegnere o, meglio, da sigillare, la bocca da quello che se ne riempiono a sproposito perfino tenendo un assessorato alla sanità a Trieste!
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