LA LETTERA
Lettere - Il sindaco di San Floriano, Drufovka: «La montagna non si misura con il righello»
Il primo cittadino richiama l’attenzione sugli esiti della legge proposta dal ministro Calderoli per ridefinire lo status di ‘Comune montano’: a rischio di esclusione 38 Comuni nel Fvg.
Sta facendo notizia a livello nazionale, negli ultimi giorni, la legge proposta dal ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Roberto Calderoli per ridefinire i criteri che identificano un Comune come “montano”, attivando di conseguenza strumenti di agevolazione e sostegno finanziario a beneficio di attività economiche, costi energetici e servizi scolastici. Tali nuovi parametri toglierebbero tale status a ben 1357 amministrazioni in tutta Italia, di cui 38 in Friuli Venezia Giulia. A citare quest’ultimo dato è Marjan Drufovka, sindaco di San Floriano del Collio - comune incluso nella “lista” di Enti che verrebbero penalizzati. Secondo il primo cittadino, i nuovi criteri tengono conto di elementi «esclusivamente parametrici». I rischi e le difficoltà a cui potrebbe andare incontro un Comune per la sua posizione geografica, evidenzia Drufovka, non possono essere ascritti soltanto a determinati parametri orografici da «misurare con il righello»: sarebbe dunque opportuna una «revisione dei criteri di classificazione» previsti dalla legge Calderoli per non rischiare di marginalizzare determinate aree e generare «disuguaglianze territoriali» a prescindere dalla loro altitudine. [F.D.G.]
Il dibattito sulla cosiddetta legge Calderoli si concentra sul tentativo di ridefinire i criteri attraverso i quali, in Italia, viene riconosciuto lo status di Comune montano, condizione che consente l'accesso a strumenti e risorse dedicate. L'eventuale esclusione da tale perimetro comporta conseguenze rilevanti, tra cui la perdita di finanziamenti e agevolazioni fondamentali: sostegni alle attività economiche, garanzia dei servizi scolastici, contributi per il contenimento dei costi energetici o altri interventi essenziali.
Il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, ha individuato tre criteri per la nuova classificazione: la presenza di almeno il 25% della superficie comunale al di sopra dei 600 metri di altitudine e il 30% del territorio con una pendenza pari o superiore al 20%; un’altimetria media superiore ai 500 metri; in alternativa, un'altimetria media inferiore, qualora il Comune risulti “intercluso”, ovvero interamente circondato da Comuni che rispettano uno dei precedenti requisiti.
In Friuli Venezia Giulia, l'applicazione di tali criteri determinerebbe la perdita dello status di Comune montano per 38 Comuni tra cui San Floriano del Collio. L'analisi della nuova perimetrazione prevista dalla legge 131/2025 e dal relativo decreto attuativo evidenzia una criticità di fondo: la complessità della montagna e delle ance collinari non può essere ricondotta a una valutazione esclusivamente parametrica. I territori collinari, pur non rientrando sempre nei limiti altimetrici stabiliti, svolgono una funzione fondamentale di presidio ambientale e territoriale; il loro progressivo abbandono comporta rischi concreti di dissesto idrogeologico e perdita di coesione sociale.
Ciò non esclude la necessità di una revisione dei criteri di classificazione. È legittimo valutare con attenzione situazioni in cui la quasi totalità del territorio risulti pianeggiante, oppure in presenza di Comuni costieri o di realtà urbane con popolazione superiore ai 15mila abitanti, caratterizzate da condizioni socioeconomiche mediamente più favorevoli. Tuttavia, l'impostazione attuale della riforma rischia di introdurre una distinzione tra Comuni montani di diversa “dignità”, generando disuguaglianze territoriali difficilmente giustificabili.
La tutela della montagna è un principio riconosciuto dalla Costituzione e non può essere compressa attraverso una classificazione meramente burocratica. Una riduzione del perimetro dei Comuni montani rischia di scaricare sui territori più fragili il costo di scelte politiche generali, con l'effetto di accentuare le disuguaglianze e accelerare i processi di spopolamento.
La questione, pertanto, non è esclusivamente tecnica, ma attiene a una responsabilità politica e istituzionale: decidere se le aree montane e collinari debbano essere considerate un bene comune da tutelare e valorizzare o un ambito marginale da escludere progressivamente dalle priorità dell'azione pubblica.
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