Lettere - Sanità Pubblica e diritti negati: la lenta odissea di una persona disabile

Lettere - Sanità Pubblica e diritti negati: la lenta odissea di una persona disabile

LA LETTERA

Lettere - Sanità Pubblica e diritti negati: la lenta odissea di una persona disabile

Di FRANCO BUTTIGNON • Pubblicato il 12 Mar 2025
Copertina per Lettere - Sanità Pubblica e diritti negati: la lenta odissea di una persona disabile

Tra burocrazia infinita e costi imprevisti, il racconto della lotta di una famiglia per ottenere gli ausili essenziali previsti dalla legge.

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Ci scrive il cittadino monfalconese Franco Buttignon che - tramite la stampa locale - chiede l’attenzione della politica comunale, regionale e nazionale e dell’Asugi su un caso di malasanità che interessa direttamente la sua famiglia. Secondo Buttignon affrontare la disabilità all'interno della Sanità Pubblica dovrebbe essere un percorso chiaro e supportato dalle istituzioni. Tuttavia, la realtà spesso si traduce in lunghe attese, ostacoli burocratici e costi aggiuntivi a carico delle famiglie. Questo racconto – richiamando l’articolo 32 della Costituzione - testimonia le difficoltà concrete vissute da chi, nonostante anni di contributi al Sistema Sanitario, si ritrova a dover pagare di tasca propria per ottenere ciò che dovrebbe essere un diritto garantito. S.F.

Questa mia non vuole essere una provocazione a fini elettorali, ma semplicemente una lucida analisi di ciò che sta accadendo nella mia famiglia all'interno del complesso sistema della Sanità Pubblica. Purtroppo, molti altri cittadini stanno vivendo la mia stessa situazione, sperimentando direttamente come funzionano – o meglio, NON funzionano – gli aiuti destinati alle persone disabili o inferme. Mia madre, disabile e non deambulante, affetta da diabete, è costretta a rimanere chiusa in un letto con sponde, noleggiato, assistita da badanti che si occupano di lei: la lavano, la cambiano, la nutrono, la coricano. Tuttavia, restando sempre ferma e distesa, è inevitabilmente esposta al rischio di piaghe da decubito.

Da diversi mesi abbiamo richiesto ad ASUGI, come previsto dalle vigenti normative nazionali e regionali, la concessione di ausili ortopedici che le permettano di essere sollevata e di ricevere sollievo alla schiena, oltre alla fornitura di pannoloni. Abbiamo seguito scrupolosamente i regolamenti imposti da ASUGI, ripresentando più volte le ricette del medico di base perché non conformi ai criteri richiesti. Nel frattempo, abbiamo dovuto affrontare un percorso burocratico tortuoso, tra infinite attese e continui spostamenti all'interno degli uffici del S. Polo. Ancora oggi, siamo in attesa della visita domiciliare del medico incaricato, necessaria per ottenere l'approvazione degli ausili indispensabili per migliorare la qualità di vita di una donna di novant'anni.

Nel frattempo, per far fronte a questa situazione, ci siamo rivolti a strutture private, noleggiando a nostre spese le attrezzature necessarie. Mi chiedo – e vi chiedo – se tutto questo sia corretto e coerente con i principi sanciti dalla nostra Costituzione. Articolo 32: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti. È accettabile che, dopo una vita di lavoro e di trattenute in busta paga per il Sistema Sanitario, nel momento del bisogno si debba pagare di tasca propria per ottenere ciò che dovrebbe essere un diritto? È giusto dover sopportare iter burocratici interminabili per accedere a strumenti essenziali, mentre nel frattempo la sofferenza continua?

Sicuramente riceverò risposte formali in cui si afferma che i preposti stanno svolgendo il loro lavoro, che il personale è insufficiente, che i tempi di attesa si allungano e che gli appalti con le ditte fornitrici sono scaduti. Come sempre. Ovviamente, chi scrive non ha corsie preferenziali e paga regolarmente il ticket, senza contare che, sul Modello 730, il rimborso arriva solo al 19%. Mi consola sapere che alcuni medici e infermieri condividono il mio pensiero. Tuttavia, il problema concreto rimane: mia madre continua a non ricevere l'assistenza di cui ha urgente bisogno.

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