LA LETTERA
Lettere – Per una riforma della legislazione d’appalto: si decide a Roma, politica locale gira a vuoto

Fabio DelBello avanza una «proposta concreta» a livello legislativo per adeguare trattamenti economici, previdenziali e sicurezza nel lavoro in appalto e subappalto, con occhio di riguardo alla cantieristica navale locale.
Ci scrive Fabio DelBello, giornalista pubblicista e componente dell’Assemblea provinciale Pd, lanciando come risposta al tema della sicurezza sul lavoro e delle politiche economiche territoriali di Fincantieri una vera e propria proposta di riforma sulla legislazione d’appalto. Urge, secondo DelBello, un adeguamento della normativa a favore dei lavoratori che operano in regimi di appalto e subappalto: una decisione che andrebbe a toccare un nodo strutturale del settore della cantieristica navale - nodo che però «si può positivamente sciogliere soltanto a Roma a livello parlamentare e governativo». [F.D.G.]
A dieci giorni di distanza dall’ultimo infortunio in Fincantieri dove un operaio ha subito lunedì 8 settembre un grave infortunio al piede, in meno di quattro mesi è il terzo infortunio serio (l’operaio precipitato da due metri di altezza ad agosto e l’operaio folgorato a maggio). Anche questa volta il mondo politico locale è uscito con le consuete ed inutili esternazioni: a Destra in modo surreale l’europarlamentare invoca da nove anni (nei primi sette da sindaco) un nuovo modello produttivo mentre ha da tre anni a casa sua (Lega) il Ministro dell’economia (Giorgetti) che è l’esponente governativo cui Fincantieri risponde e che non è mai stato pubblicamente coinvolto (essenzialmente su appalti e flussi migratori).
Nondimeno il Centrosinistra, che negli ultimi venticinque anni ha governato a Roma alternativamente alla Destra (o in larghe intese) per più di dieci anni ma discontinui e quindi scarsamente produttivi per mancanza di stabilità appunto, invoca i soliti “tavoli” locali dove non si incide a fondo sul livello strutturale. Infatti, questo nodo strutturale basilare (appalti) della Cantieristica/crocieristica, assieme al secondo ovvero le politiche migratorie, si può positivamente sciogliere solo a Roma, formalmente a livello parlamentare, praticamente a livello governativo (dato il sostanziale esautoramento del Legislativo sottomesso all’Esecutivo che a sua volta cerca di “addomesticare” la Magistratura e tutti gli Organi di controllo in un disegno di “demokratura” autoritaria di destra radicale).
Data la crescita esponenziale nello stabilimento di Panzano del cosiddetto “outsourcing” (esternalizzazione del lavoro), va favorito un adeguamento della normativa per quanto riguarda i trattamenti economici e previdenziali e appunto per il rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro. In senso generale, infatti, il trattamento economico e normativo dei lavoratori che operano in regime di appalto e subappalto dovrà diventare oggetto di una migliore regolamentazione da parte del Legislatore.
Si avanza perciò la seguente proposta molto concreta e fortemente innovativa. Dopo l’art. 3 della legge 23/10/1960 si inserisca il seguente dispositivo: “Gli imprenditori del settore dell’industria cantieristica e armatoriale, che appaltano opere e servizi anche per fasi produttive eterogenee rispetto a quelle gestite direttamente da eseguire con organizzazione e gestione propria dell’appaltatore, italiano o straniero, impiegando manodopera non omogenea per categorie, qualifiche e mansioni, con quella normalmente impiegata dall’impresa, sono tenuti in solido con quest’ultima a corrispondere ai lavoratori un trattamento minimo inderogabile retributivo e ad assicurare un trattamento normativo non inferiore a quelli risultanti dai contratti collettivi nazionali di lavoro della categoria e della contrattazione di secondo livello. I suddetti imprenditori sono altresì tenuti in solido con l’appaltatore italiano o straniero, che utilizzi subappalti, a corrispondere ai lavoratori dipendenti delle imprese subappaltatrici, italiane e straniere, i trattamenti di cui al primo comma dell’art.3, nonché al rispetto di quanto disposto dall’art. 7 del decreto legislativo 19 settembre 1994, 626, e successive modificazioni (art.2)”.
Gli attori di tale azione strategica sotto il profilo legislativo sono i Parlamentari (in collaborazione con gli Enti locali e le Organizzazioni Sindacali del Territorio) ma soprattutto in “concerto” con la Regione autonoma, avendo il Friuli Venezia Giulia in capo la potestà sulle politiche del lavoro. Vediamo se c’è qualche “alta” interlocuzione, altrimenti sono le solite esternazioni di maniera che si sentono a partire dalla fine degli anni Novanta.
Foto d'archivio Il Goriziano
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