Lettere – Francovig, «La sicurezza sul lavoro non è solo una statistica e non può essere ignorata»

Lettere – Francovig, «La sicurezza sul lavoro non è solo una statistica e non può essere ignorata»

LA LETTERA

Lettere – Francovig, «La sicurezza sul lavoro non è solo una statistica e non può essere ignorata»

Di LUIGINO FRANCOVIG • Pubblicato il 15 Dic 2025
Copertina per Lettere – Francovig, «La sicurezza sul lavoro non è solo una statistica e non può essere ignorata»

L’ex sindacalista richiama l’attenzione sulle molteplici forme di «mancata sicurezza» che affliggono oggi il mondo del lavoro, invitando Monfalcone a essere «’timone’ su prevenzione e utilizzo di materiali sicuri».

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Ci scrive l’ex sindacalista Luigino Francovig, che sulle nostre pagine tratta assiduamente l’argomento della sicurezza sul lavoro e dei diritti degli operai, ricollegandosi al contesto di Monfalcone e al dramma dell’amianto. Si avvicina di nuovo, come gli anni scorsi, il momento di testimonianza al Museo della Cantieristica su quest’ultima tragedia; occasione che l’autore coglie per ricordare ciò che ancora manca a livello politico per affrontare a dovere la questione e fare giustizia. L’invito, infine, a fare della città bisiaca una realtà “timone” «per l’utilizzo di soli materiali sicuri e per la prevenzione della salute e della sicurezza sui posti di lavoro». [F.D.G.]

Richiamo l’attenzione su una realtà che non può essere ignorata: in Italia i diritti della sicurezza e della salute sui posti di lavoro non vengono negati apertamente, ma progressivamente indeboliti nella vita quotidiana delle persone-lavoratori.

Oggi la mancata sicurezza ha più forme di riconoscimento: economica, con lo sfruttamento e bassi salari; normativo, con lo scarso rispetto; protezione individuali, con indumenti protettivi non adeguati e la mancanza di spogliatoi; formativa, dove molti non conoscono la lingua, e con i limiti di conoscenza dei materiali utilizzati; sanitaria e della salute pubblica; della mancata raccolta dati nelle esposizioni a materiali potenzialmente pericolosi. È un pericolo diffuso, stratificato, spesso invisibile che restringe le possibilità e svuota i diritti della loro sostanza.

Quando l’accesso ai diritti fondamentali dipende dalle competenze, dal tipo di appalti, dall’emigrazione, questi diritti smettono di essere universali, indeboliscono tutti. Questo succede anche per la debolezza dei lavoratori e la loro scarsa unità su questa tematica che li rende fragili. Succede per l’indifferenza dei territori: posso dire che a Monfalcone l’amianto non ha insegnato molto. Succede perché il “manifesto” della delega in bianco ai “Padroni” decisa da Meloni viene sviluppato da Roma a Monfalcone. Siamo alla degenerazione, con le distrazioni di massa per non parlare dei problemi reali.

La sicurezza non è una statistica: è un volto, una storia, una relazione che si spezza, la solitudine che invade, un paese che cambia. Il rispetto delle leggi, delle normative di prevenzione della sicurezza e della salute è essenziale, garantire i diritti fondamentali vale per tutti, assicura la convivenza sociale e civile.

Siamo a fine anno, oltre le festività meritate, ed è prassi fare una verifica. Richiamo l’attenzione su alcuni punti irrisolti, di competenza locale, che si ripetono negli anni, mentre altri si aggiungono: da 5 anni il Tavolo permanente amianto non viene convocato; da 5 anni la decisione politica di “deresponsabilizzare” i colpevoli riconosciuti e condannati dai Tribunali, tutto scolpito nella pietra sulla facciata della sede Comunale; da 2 anni e in corso la storia sugli 80 milioni di soldi pubblici dati dal Governo ad una azienda di Stato responsabile degli omicidi amianto, con il silenzio corresponsabile regionale e locale delle forze di governo; da 8 anni, Convegno Regionale sulle Fav del 2017, permane il silenzio sulle esposizioni a materiali potenzialmente pericolosi; da 5 anni non viene rispettato l’accordo sottoscritto a più mani, con il cronoprogramma “strappato” per la costruzione di 2700 posti spogliatoio. Non viene fatta rispettare la legge del 2008 sulla sicurezza.

Era il 28 aprile, giornata mondiale amianto, quando è stato reso pubblico che i rifiuti delle fibre vetrose della nave passeggeri Concordia erano stati riconosciuti cancerogeni ed è divenuto di pubblica conoscenza l’utilizzo di fibre cancerogene sulle navi militari: da 8 mesi permane su tutto ciò la totale sottovalutazione, un silenzio irresponsabile. La Fincantieri ha fatto un accordo con La Sapienza Università di Roma per un piano di studi sui materiali.

Da alcuni anni il Parlamento Europeo elabora diverse normative di prevenzione per la sicurezza e salute sul lavoro che poi vengono integrate a livello nazionale. Non tutto è a favore dei lavoratori come l’aggiornamento dei valori sulle sostanze cancerogene del 2017. C’è molto lavoro da fare, anche per quanto riguarda i materiali potenzialmente cancerogeni che vedono coinvolte le nostre aziende.

Tutto ciò è un chiaro attacco di indebolimento contro i lavoratori, al loro ruolo, una violenza verso la città tutta. Una città che non riesce ad offrire ai propri cittadini un lavoro dignitoso e un futuro non perde solo il capitale umano: perde fiducia, coesione sociale, democrazia. Il muro che delimita la fabbrica va trasformato da barriera a strumento di inclusione. Oltre le testimonianze, sempre importanti, servono scelte politiche per dare risposte concrete alle esigenze e necessità dei lavoratori, per i loro diritti. Se ora non ricostruiamo una unità di azione forte tra fabbrica e territorio, il destino di Monfalcone è segnato. Monfalcone diventi “timone” per il solo utilizzo di materiali sicuri e per la prevenzione della salute e della sicurezza sui posti di lavoro. 

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