La lettera
Lettera - Nucleo Gravi Cerebrolesioni: voci di trasferimento, assenza di atti e rischi inaccettabili per la tutela della salute
Ci scrive Rossella Rizzatto, Presidente pro tempore dell’Associazione Oltre.per.Rivivere, sul possibile trasferimento del Nucelo per le Gravi Cerebrolesioni dall'ospedale di Gorizia alla futura Casa della Comunità di via Vittorio Veneto.
Ci scrive Rossella Rizzatto, Presidente pro tempore dell’Associazione Oltre.per.Rivivere - Stati vegetativi e gravi pazienti cerebrolesi con uno sguardo di preoccupazione sul possibile trasferimento del Nucelo per le Gravi Cerebrolesioni dall'ospedale di Gorizia alla futura Casa della Comunità di via Vittorio Veneto. Una decisione che, però, non trova alcuna conferma formale se non alcune voci. (i.b.)
Nessun atto ufficiale, molte voci e un rischio concreto di arretramento nella tutela della salute dei pazienti più fragili. Da mesi, a Gorizia, circola con insistenza la notizia di un possibile trasferimento del Nucleo per le Gravi Cerebrolesioni dalla sede ospedaliera alla futura Casa della Comunità di via Vittorio Veneto, una prospettiva che genera forte preoccupazione tra familiari, operatori sanitari e cittadini.
Una preoccupazione aggravata da un dato oggettivo: a oggi non esiste alcun atto ufficiale che confermi o disciplini tale trasferimento. L’analisi dei documenti di programmazione sanitaria per il triennio 2025–2027, a partire dal Piano integrato di attività e organizzazione (PIAO) e dal Piano attuativo aziendale (PAO), non restituisce alcuna disposizione formale relativa allo spostamento del Nucleo Gravi Cerebrolesioni. Nei testi si parla di rafforzamento dell’assistenza territoriale, di Case della Comunità e di gestione delle urgenze non complesse, ma non vi è alcun riferimento a servizi ad altissima complessità clinica né alla riallocazione di pazienti gravissimi fuori dal presidio ospedaliero.
Anche l’esame delle determinazioni aziendali pubblicate nel corso del 2025 conferma questa assenza. Gli atti riguardano prevalentemente lavori edilizi, adeguamenti strutturali e investimenti infrastrutturali, non scelte cliniche o organizzative sui posti letto o sui percorsi di cura dei pazienti con gravi cerebrolesioni.
Questa distanza tra le voci che circolano e l’assenza di atti ufficiali crea una zona d’ombra inaccettabile. Quando si parla di persone in condizioni di estrema fragilità, l’ambiguità non è neutra: diventa essa stessa un fattore di insicurezza.
Il nodo centrale non è soltanto formale. Anche se un trasferimento fosse solo ipotizzato, solleverebbe interrogativi gravissimi sul piano della tutela della salute. Un eventuale spostamento del Nucleo Gravi Cerebrolesioni fuori dal presidio ospedaliero non sarebbe una semplice riorganizzazione logistica, ma configurerebbe un rischio concreto di colpa organizzativa, con potenziali responsabilità in capo all’azienda sanitaria e ai decisori che lo autorizzassero.
I pazienti con gravi cerebrolesioni sono pazienti ad altissimo rischio clinico. La loro sopravvivenza dipende dalla tempestività assoluta dell’intervento specialistico. Allontanarli dall’ospedale significa accettare consapevolmente un aumento del rischio. La Casa della Comunità, per sua natura, non garantisce assistenza medico-specialistica continuativa h24 né la presenza strutturata di neurologia, rianimazione, diagnostica d’urgenza e terapie intensive. Una presenza medica limitata alla fascia diurna comporterebbe una riduzione oggettiva del livello di tutela sanitaria per una parte significativa della giornata.
In caso di evento acuto – crisi respiratoria, crisi epilettica, arresto cardiaco o peggioramento neurologico improvviso – il ricorso al trasporto in ambulanza dal fabbricato decentrato di via Vittorio Veneto al Pronto soccorso di via Fatebenefratelli introdurrebbe un ritardo strutturale prevedibile e prevenibile, perché per questi pazienti anche pochi minuti possono fare la differenza tra la vita e la morte.
Un evento avverso che si verificasse in questo contesto non potrebbe essere considerato imprevedibile. Sarebbe l’esito diretto di una scelta organizzativa che ha deliberatamente allontanato il paziente da un ambiente ospedaliero protetto. In termini giuridici, ciò espone a profili di responsabilità per colpa organizzativa, a possibili violazioni dell’articolo 32 della Costituzione e a criticità rispetto ai Livelli essenziali di assistenza, che non possono essere compressi per ragioni logistiche o di riorganizzazione.
Scaricare la gestione dell’emergenza su un mezzo di soccorso, anziché garantire l’accesso immediato ai reparti specialistici, significa trasferire il rischio dalla struttura al paziente. Quando il paziente è gravissimo, questo trasferimento di rischio diventa eticamente e giuridicamente inaccettabile.
Per queste ragioni, in qualità di presidente pro tempore dell’associazione Oltre.per.Riv., viene rivolta una richiesta pubblica e formale di chiarimento: se il trasferimento del Nucleo Gravi Cerebrolesioni sia escluso, lo si dichiari senza ambiguità; se invece sia allo studio, si apra un confronto pubblico fondato su dati clinici, sicurezza dei pazienti e assunzione piena di responsabilità.
Sulla salute dei più fragili non possono esistere voci di corridoio né decisioni opache. Servono atti chiari, trasparenza istituzionale e una tutela della salute che non arretri proprio dove dovrebbe essere massima.
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