IN ATTESA DELL’UDIENZA DEL 9 DICEMBRE
Intavolazione del Darus Salaam al Comune di Monfalcone, il Centro Islamico ricorre alla Corte Europea per i diritti dell’Uomo

Cisint: «Un bluff per sviare l’attenzione». Al momento non esisterebbero “atti di spossessamento” avanzati dall’Ente. Formalizzata la richiesta di un'area da dedicare al culto.
Ve ne abbiamo dato notizia ieri: la sentenza del Consiglio di Stato nel merito sulle misure cautelari richieste dall’Associazione Darus Salaam che si pone a difesa dell’immobile di via Duca d’Aosta si terrà il 9 dicembre. Al momento non esisterebbero “atti di spossessamento” avanzati da parte del Comune di Monfalcone.
In una nota che la nostra redazione ha ricevuto solamente dopo le ore 14 di oggi, giovedì 28 agosto, si apprende che il centro islamico «ha inteso promuovere il ricorso alla Corte Europea per i diritti dell'uomo, ritendo che a tutela del diritto di culto, di associazione, riunione e di proprietà non debba essere lasciato nulla di intentato ricorrendo a tutti i rimedi previsti dall'ordinamento anche rispetto ai trattati internazionali cui l’Italia ha aderito».
«Peraltro – conclude la nota – l’associazione intende rivolgere al Comune formale istanza per individuare, in ambito comunale, un'area da dedicare al culto considerato che quasi un terzo della popolazione residente è rimasta priva di luoghi presso cui pregare, riunirsi ed esercitare le proprie attività istituzionali. Una situazione che l'associazione reputa insostenibile».
Pronta la replica dell’europarlamentare leghista Anna Maria Cisint. «Sconfitta dopo sconfitta, i rappresentanti dei centri islamici e l’ineffabile avvocato La Torraca loro difensore, continuano ad aggrapparsi all’inganno e alla falsità, mistificano la verità delle sentenze per non ammettere di aver perso in giudizio e in credibilità e rilanciano ogni volta nuove fraudolente vertenze trovando appoggi compiacenti nella negazione della realtà dei fatti» afferma l’ex sindaco.
«Con un ennesimo e chiaro pronunciamento il Consiglio di Stato ha respinto anche la loro richiesta di sospensiva della procedura di acquisizione da parte del Comune di Monfalcone degli spazi dei centri islamici utilizzati come luoghi di culto dopo che con una sentenza definitiva aveva sancito che queste strutture, spesso vere e proprie moschee, proliferate nella illegalità, non possono funzionare al di fuori delle norme urbanistiche e dei piani regolatori sulla destinazione d’uso degli immobili – continua il consigliere delegato alla lotta contro la radicalizzazione islamica - un pronunciamento diventato una pietra miliare per tutta Italia nella battaglia per il rispetto della legge e della sicurezza e la tutela dei cittadini contro l’espansione del radicalismo islamico nelle nostre città. Poiché le ripetute decisioni dei giudici sono state ignorate, il Comune ha avviato la requisizione dei relativi beni contro cui è stato presentato il ricorso, già bocciato dal Tar, per il quale il Consiglio di Stato ora ha negato la sospensiva».
Infine, sull’intendimento di ricorrere alla Corte Europea, Cisint parla di «Un bluff e un’ulteriore dimostrazione di arroganza visto che si pretende l’esercizio di diritti senza voler rispettare le leggi che valgono per tutti i cittadini, quelle delle norme urbanistiche che implicano anche la salvaguardia dell’incolumità pubblica e si vorrebbe caricare sull’ente pubblico impegni e oneri che attengono a soggetti privati e che non si conciliano con le disponibilità del piano regolatore».
Per l’europarlamentare, l’azione del Comune «è legittimata dalla magistratura». Il ricorso, rappresenterebbe quindi «una modalità per sviare l’attenzione dalla nuova sconfitta e dover ammettere che è venuto il momento del rispetto della legalità».
Foto di Agata Cragnolin
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