In occasione di Gorizia Città della Pace nasce il Laboratorio Interreligioso permanente

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IL FESTIVAL

In occasione di Gorizia Città della Pace nasce il Laboratorio Interreligioso permanente

Di Redazione • Pubblicato il 03 Nov 2025
Copertina per In occasione di Gorizia Città della Pace nasce il Laboratorio Interreligioso permanente

Firmato il Manifesto per trasformare la memoria del confine in seme di futuro. Artico: «Una dimostrazione su come Gorizia sappia interpretare il proprio ruolo di ponte tra popoli».

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«Trasformare la memoria del confine in seme di futuro»: questo l’obiettivo del Manifesto di Gorizia Città della Pace, sottoscritto in chiusura del Festival del dialogo interreligioso Terre di pace dai rappresentanti di cinque diversi credo.

Fianco a fianco, intorno ad un tavolo, all’Auditorium di via Roma, hanno firmato il documento multilingue il segretario del Dicastero per la Promozione dell'Unità dei Cristiani monsignor Flavio Pace per la Chiesa cattolica, il responsabile culturale dell’associazione islamica Al Houda Alvise Riccato, il rabbino Ariel Haddad per la Comunità ebraica di Trieste, la pastora Dorothea Muller, vice moderatora della Tavola valdese per la Chiesa metodista, e per l'Istituto buddista italiano Soka Gakkai Anne Maria Haddad Tschabold.

Il Manifesto, scritto in italiano, sloveno, inglese, tedesco e friulano, si fonda su dialogo e pluralismo, pratica della solidarietà e della cura comune, difesa dell'ambiente e della memoria per guardare al futuro. Il documento sancisce l’impegno delle comunità religiose e delle istituzioni locali a dare continuità al percorso avviato, dando vita a un Laboratorio interreligioso permanente, che, come si legge nel testo, è «uno spazio aperto e inclusivo in cui continuare a far crescere il dialogo e la condivisione di azioni concrete che favoriscano la convivenza costruttiva, in cui il dialogo interculturale e interreligioso diventi strumento quotidiano e modello per ridurre le contrapposizioni che, troppo frequentemente, caratterizzano la nostra società - ha sottolineato il sindaco Ziberna - Da qui prende forma il Manifesto di Gorizia Città della Pace, che raccoglie lo spirito del Festival e lo traduce in un impegno duraturo».

Dopo la messa a dimora, da parte dei rappresentanti religiosi, dell’Ulivo della Pace nel piazzale della Casa Rossa in apertura del Festival, la cerimonia di sottoscrizione ha suggellato cinque giorni intensi, scanditi da incontri, spettacoli e momenti di riflessione partecipati e animati, a testimonianza di un forte desiderio di confronto sui temi della pace e del dialogo tra culture e religioni. Coinvolgenti le tavole rotonde, che hanno visto i rappresentanti delle cinque fedi confrontarsi su tematiche come la sostenibilità, la politica internazionale e la parità di genere, così come le rappresentazioni teatrali, tra cui la cerimonia dei Dervisci rotanti, i concerti di Gen Rosso e del coro della Chiesa metodista coreana di Roma, e le messe in scena Love’s Kamikaze e Nathan il saggio.

«Il Manifesto è un risultato straordinario, che mette nero su bianco lo spirito che ha animato l’evento così come la nostra Capitale europea della cultura, ovvero che la pace non nasce dai trattati ma dalle relazioni e dal rispetto delle differenze. Forte è il valore aggiunto che avvenga qui, proprio in questo territorio, che è un grande laboratorio di dialogo e collaborazione » conclude Rodolfo Ziberna.

«Un festival partecipato e popolare – ha aggiunto l’assessore comunale a GO! 2025 Patrizia Artico – che ha mostrato come Gorizia sappia interpretare il proprio ruolo di ponte tra popoli, luogo dove la pace si costruisce giorno per giorno attraverso la conoscenza reciproca e la condivisione di valori comuni. È stato un evento impegnativo, che non sarebbe stato possibile senza il lavoro dei tanti che hanno seguito la parte operativa e che ringrazio di cuore, a partire dagli uffici comunali di competenza fino ad Etnos e Isig. È stato un grande lavoro di squadra».

Prima della firma, i rappresentanti religiosi si sono confrontati su “L’altro futuro. Il dialogo interreligioso come strumento di pace”: si sono alternati al microfono monsignor Flavio Pace, Sheykh Ibrahim Gabriele Iungo, la pastora Dorothea Müller, Anne-Marie Tschabold, Haim Baharier e Gadi Luzzatto Voghera, moderati dalla giornalista di Avvenire Lucia Bellaspiga. Un confronto profondo su come le religioni, pur partendo da prospettive differenti, possano costituire un motore di pace e di rigenerazione spirituale e civile, soprattutto in un tempo segnato da conflitti e divisioni come quello attuale.

Significativa la presentazione, in anteprima nazionale, del video “Imagine all the people” realizzato dagli studenti del Polo Liceale di Gorizia: nei luoghi simbolo del territorio, i ragazzi hanno inviato un messaggio universale di unità e speranza.

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