l'evento
In cinquanta sfidano il freddo e si tuffano a Grado nel giorno di San Silvestro
Il rito per salutare con energia e gioia l'anno ormai concluso e iniziare quello alle porte. Il successo dell'iniziativa.
Marco Negrini iniziò a tuffarsi a San Silvestro nel gelido inverno del 2014. Quel giorno era solo come Tom Hanks in “Forrest Gump”, quando il protagonista inizia a correre “fino alla fine della strada” per poi raggiungere l’oceano. Allo stesso modo di Forrest, negli anni Marco ha raccolto adepti creando un gruppo affiatato che ogni anno si ritrova in spiaggia per gli auguri. Si è svolto a mezzogiorno di oggi - in una frizzante giornata di sole - il tradizionale tuffo del 31 dicembre in Costa Azzurra a Grado, giunto alla sua undicesima edizione. «Iniziai undici anni fa – racconta - ed ero da solo. L’anno successivo eravamo una decina e via avanti fino a oggi, che siamo un bel gruppetto: austriaci, udinesi, ma anche gente che viene da fuori regione». Come Lara e Marcello, che per fare il bagno e ritrovare gli amici accorrono da Ferrara. Maurizio è invece di Passons, e il tuffo sull’Isola del Sole lo ha sperimentato anche per il solstizio d’inverno: «Era relativamente calda – osserva con ironia - ormai sono quattro anni che mi tuffo fra Bibione e Trieste, ma questa di San Silvestro è la prima qui a Grado. Finché ce la faccio mi tuffo». Fra loro c’è poi la gradese Francesca, che oltre a partecipare alla marcia del panettone sperimenta l’ebbrezza rigenerante del bagno nelle acque gelide ormai da otto anni:
«Durante il periodo del Covid – evidenzia - eravamo in due o tre. È sempre un’emozione che dà la carica, l’energia per partire alla grande con il prossimo anno. L’aspetto divertente è che un evento molto goliardico: ci si traveste, ciascuno indossa un accessorio rosso o altro di simpatico per festeggiare e stare assieme». Così, non poteva mancare la renna-canguro impersonata da Daniele di Mortegliano, che sotto il pellicciotto indossa la tuta termica e partecipa con il gruppo di motociclisti Free Rider’s Spirits: «Abbiamo scelto di partecipare – ammette - per farci conoscere e sostenere l’iniziativa». «Siamo pochi – interviene il segretario del Motoclub Martino – ma coraggiosi. L’idea di partecipare è venuta al nostro socio Michele. Bisogna convincersi che faccia caldo», conclude con un sorriso. Ad attendere il gruppo nel sole d’inverno che bacia la Diga è anche Nicola: «Sono un amico di Marco – rivela - e dal 2015 lo assecondo in questa bellissima tradizione che nel 2019 portò a fare il bagno circa un centinaio di persone. Il nostro sogno sarebbe stato quello di spalmarsi su tutta la lunghezza della spiaggia, ma il Covid e altri eventi hanno portato il gruppo a stabilizzarsi sulle cinquanta o sessanta unità». Sette i gradi dell’acqua di mare registrata da uno dei tuffatori prima del bagno corale. Berretti rossi da Babbo Natale, costumi da Super Mario o festoni natalizi a cingere i fianchi, il gruppo si è diretto in corsa verso le acque cristalline tenendosi per mano.
«Come mi è venuta quest’idea?», riflette Marco. «Sono appassionato di mare – riconosce - nuoto e amo tutto ciò che riguarda l’acqua. Un giorno mi dissi: “Proviamoci”. L’avevo già sperimentato nelle Marche con mio cognato e mia sorella. Nel vedere che a Grado quest’iniziativa mancava inviai un po’ di messaggi, ma non si presentò nessuno. Il primo anno rimasi solo, chissà come mai – scherza – anche se l’anno dopo si presentarono alcuni amici fedeli, e da lì partì il gruppo». Una catena umana in costume, oltre a familiari e curiosi fermi a guardare sulla battigia o assiepati lungo la passeggiata. «Lo scorso anno – prosegue - eravamo una sessantina di persone. Si esce, ci si riveste e ci si scambiano gli auguri». Un bicchiere dal thermos caldo, un brindisi con le bollicine dello spumante e via con gli abbracci, prima ancora che scocchi la mezzanotte. «Mi son detto: “Bisognerà mettere la testa a posto” – confessa - ma anche questa cosa l’ho rimandata a data da destinarsi. Il primo anno del tuffo c’erano mia moglie e i miei genitori – ricorda – e faceva un freddo incredibile. Di solito la temperatura dell’acqua si aggira sui quattordici o tredici gradi, mentre quest’anno è andata giù sui sette o otto». Un bagno che rinvigorisce e dona energia, dal quale Marco ha sempre tratto beneficio: «Non mi sono mai ammalato dopo il tuffo – sottolinea – nemmeno un raffreddore. Lo trovo ritemprante, anche se mia moglie mi dà del pazzo.
Chi non si butta nell’acqua fredda, dopo una sauna? Ritengo più traumatico il bagno nell’acqua fredda dopo la sauna». Nel gruppo di Facebook “Tuffo del 31” già sono stati caricati i volti sorridenti dei partecipanti, in maglietta rossa o costume da carcerato evaso che corre lungo la Costa Azzurra. «Quest’anno il comune mi aveva proposto di farlo sulla spiaggia nuova – precisa – in quanto erano tanti altri gli eventi correlati, ma avrebbe perso la natura iniziale del bagno s’una spiaggia pubblica per me meravigliosa, che si affaccia sulla Laguna». Diversi gli aneddoti e le motivazioni che spingono Marco a ripetere la festa nello stesso identico luogo in cui tutto ebbe inizio. In primis la gara sportiva dell’Acquaticrunner, che dalla Costa Azzurra si prolungava fino a sbarcare a Lignano Sabbiadoro: «Vi ho preso parte in tutte le edizioni – specifica – ed era come un triathlon». A suon di corsa e nuotate fra isole selvagge e acque costellate da uccelli di laguna si oltrepassava Banco d’Orio, Porto Buso, Sant’Andrea e quindi La Marinetta per poi raggiungere Lignano. «Gli organizzatori di questa gara – spiega – nello stesso 2014 stabilirono di salutare l’anno con un tuffo a Lignano. E così, ogni 31 dicembre a mezzogiorno meno cinque ci videochiamiamo con loro, rappresentando insieme le due località cardine di quest’evento sportivo svoltosi negli anni. Non che il tuffo sia legato all’Acquaticrunner. Diciamo che intercorre un grande affetto fra chi si riunisce a Grado e chi lo organizza a Lignano».
Da ultimo, a spronare Marco al ritrovo sulla Diga è anche il ricordo della compianta mamma: «Il primo anno – rammenta – lo provai in presenza di mia madre. Monate, ma sono cose che lasciano il segno: quando fai il tuffo ti lasci indietro un anno pensando alle cose belle dell’anno successivo, ma anche a quelle accadute e ormai passate». Nessuno scopo di lucro o raccolte di fondi, ad animare la kermesse: solo un pizzico di nostalgia e una valanga di buoni propositi per l’anno che verrà, che portano in riva al mare il gruppo sempre più nutrito nonostante il freddo intenso. A ripagarli, l’emozione degli abbracci con gli amici e la trasparenza purificatrice del mare. «Nemmeno d’estate – conclude - i tramonti raggiungono la stessa intensità. Perché d’estate c’è più foschia e umidità, che rendono meno nitidi i colori del mare rispetto all’inverno. Lo scopo è sciacquarsi via l’anno passato per augurarci tutti insieme un anno migliore, con l’acqua fredda che dà la sensazione di pulire a fondo». Un rito propiziatorio e catartico attraverso uno degli elementi più essenziali quale è proprio l’acqua: che dà la vita e al contempo simboleggia la rinascita. (Foto, Rossana D'Ambrosio)
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