Da Gorizia a Stoccarda per inseguire i suoi sogni: il campione goriziano di boxe Azdren Krasniqi si racconta

Da Gorizia a Stoccarda per inseguire i suoi sogni: il campione goriziano di boxe Azdren Krasniqi si racconta

IL PERSONAGGIO

Da Gorizia a Stoccarda per inseguire i suoi sogni: il campione goriziano di boxe Azdren Krasniqi si racconta

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 10 Mag 2025
Copertina per Da Gorizia a Stoccarda per inseguire i suoi sogni: il campione goriziano di boxe Azdren Krasniqi si racconta

Anche professionista determinato di kickboxing, svela i suoi tanti sacrifici tra ko fulminei e continui progressi, «sogno di tornare a combattere in Italia».

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Il sudore che gocciola lungo il mento. La forza, la rabbia repressa, tutta d’un fiato emersa in un pugno sferrato all’avversario. Azdren Krasniqi è un professionista di boxe e kickboxing che da Gorizia si è trasferito a Stoccarda per inseguire il sogno di diventare pugile di alto livello. Nel capoluogo isontino si è avvicinato al pugilato sotto la guida dei fratelli armeni Petrosyan, che oggi vivono nella Città meneghina. «Ho iniziato a muovere i primi passi in questo sport assieme a Giorgio e Armen, poi loro si sono trasferiti a Milano», racconta dalla Germania, dove domenica sera prenderà parte alla sua prossima gara di pugilato. Classe 1992, una potenza di un metro e ottanta di altezza, Azdren ha vissuto un paio d’anni a Zurigo e abita ormai da tre in Germania. Finora ha sostenuto 108 match, vincendone 96 e sopraffacendo l’avversario con il Ko in ben 42 incontri.

«Quando avevo diciassette anni in Italia mi sponsorizzava la Goni, che ha investito nella Ugg – ricorda – con loro c’è ancora un legame molto forte». Una vita scandita da allenamenti e dieta ferrea a controllo del peso, che attraverso costanza e allenamento l’ha condotto a raggiungere il titolo di Iska per Ko in 32 secondi contro l’avversario. «Il mio obiettivo sarebbe tornare a combattere in Italia, magari con un’organizzazione seria – spiega – con qualche associazione che organizzi a livello mondiale». Mentre Giorgio Petrosyan emigrò clandestinamente in Italia nascosto dentro un autocarro, Azdren è «nato e cresciuto in Italia», dove un giorno immagina di tornare per aprire una palestra, anche se al momento la professione sportiva non glielo consente. La sua giornata inizia con la sveglia alle sette del mattino e dieci chilometri di corsa.

Dopo uno stacco e uno snack energetico, alle undici e trenta si dedica all’allenamento di forza al fitness per aumentare la massa muscolare e migliorare le performance. Fino ad arrivare alle diciassette, quando si dedica all’allenamento di tecnica con il coach Serdar Karaca. Originario della Turchia, Karaca ha combattuto per l’ultima volta nel 2009 e attualmente gestisce una delle più rinomate scuole di striking in Germania. In gergo lo “striking” è l’insieme di colpi che si utilizzano durante un combattimento in piedi – previsto per pugilato e kickboxing – e si basa su pugni, calci, ma anche gomitate o ginocchiate. Alle quale vanno ad aggiungersi parate e schivate e tutte le altre strategie di difesa. «È uno sport pericoloso – ammette Azdren – se ti danno un calcio puoi rimanere a terra disteso anche per venti minuti, ma è il sogno di quand’ero bambino. Mi allenavo con Petrosyan, che ha vinto una borsa da un milione di euro. Da ragazzo non andavo a divertirmi in discoteca, ma ad allenarmi con Giorgio e Armen».

Forse qualche goriziano lo ricorda ancora, il suo amico Giorgio. Quel quattordicenne che oltre vent’anni addietro inizia ad allenarsi nella pratica del muay thai, in una palestra di via del carso a Gorizia, quella che ancora oggi è l’Asd Team Satori di Alfio Romanut. Combatterà il suo primo incontro ufficiale all’età di sedici anni nella categoria sotto i 54 chili di peso, fino a passare al kickboxing e divenire il più forte al mondo. Sarà la città di Gorizia a riconoscergli la cittadinanza italiana, conferitagli dall’allora sindaco Romoli per intercessione del presidente Napolitano. «Domenica ho la conferenza stampa, poi devo salire di nuovo sul ring alle 22:30. Adesso devo andare in sauna», si congeda. Ad attenderlo sul ring di Stoccarda nel match per il k1 è l’avversario francese Antonio Geremy, che di tornei ne ha vinti 46 perdendone 19. «Nella vita si può raggiungere qualsiasi obiettivo – assicura Azdren – ma servono tanti sacrifici».

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