Gorizia riscopre il suo Paul Sandrini, il suono ritrovato dell’Ottocento italiano

Gorizia riscopre il suo Paul Sandrini, il suono ritrovato dell’Ottocento italiano

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Gorizia riscopre il suo Paul Sandrini, il suono ritrovato dell’Ottocento italiano

Di Redazione • Pubblicato il 06 Nov 2025
Copertina per Gorizia riscopre il suo Paul Sandrini, il suono ritrovato dell’Ottocento italiano

La rinascita contemporanea del musicista goriziano, grazie il progetto Chamber Music with Guitar di Delia Stabile, Federica Floreancig e Marco Di Lena.

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Negli ultimi anni, grazie al lavoro di musicisti e studiosi come la soprano Delia Stabile, la flautista Federica Floreancig e il chitarrista Marco Di Lena, la figura del compositore goriziano Paul Sandrini è stata finalmente riportata alla luce. Attraverso un’attenta opera di ricerca e di interpretazione, questo ensemble ha riscoperto e valorizzato la produzione cameristica con chitarra dell’autore ottocentesco, contribuendo a restituirgli il posto che merita nella storia della musica italiana ed europea.

Il progetto discografico Paul Sandrini – Chamber Music with Guitar rappresenta dunque non solo un omaggio a un talento dimenticato, ma anche un tassello importante nella riscoperta di quella generazione di musicisti italiani che, tra fine Settecento e primo Ottocento, portarono la chitarra e la musica da camera italiana nei più importanti centri musicali d’Europa.

La ricostruzione delle vicende biografiche di questo autore è molto complessa, per mancanza di informazioni, soprattutto sulla sua infanzia. I primi documenti che riportano testimonianze attendibili, con cui possiamo scoprire le vicende del compositore italiano, si trovano solamente a seguito del suo trasferimento verso i paesi del Nord Europa.

Paul, Paule o Paolo Sandrini, originario di Gorizia, città situata nell’attuale Friuli Venezia Giulia, nasce nel 1782 e non si conosce alcunché della sua formazione musicale. Sappiamo, secondo alcuni recenti studi realizzati da Tom Moore, che Sandrini lavorò inizialmente per l’orchestra di Lubiana in qualità di primo oboe, per poi spostarsi a Praga (all’epoca una delle città più importanti dell’Impero dopo Vienna), giungendo infine a Dresda, dove morì il 15 novembre 1813 ad appena 31 anni.

Oltre che un eccellente esecutore al flauto e all’oboe, sappiamo che era anche un ottimo chitarrista. La produzione di Sandrini conta pochi numeri d’opera: spiccano le composizioni per flauto e chitarra - entrambi strumenti che conosceva molto bene - e alcune composizioni per chitarra sola. Degne di nota sono le pagine dedicate alle composizioni per voce e chitarra, nate sicuramente grazie all’influenza della moglie Luigia Caravoglia, che fu una rinomata cantante d’opera in quegli anni.

Il musicista goriziano si colloca in una corrente più ampia di compositori-chitarristi italiani che, nei primi anni dell’Ottocento, emigrarono all’estero verso le principali città europee in cerca di fortuna, creando le basi per la nascita di una florida scuola chitarristica che avrebbe dominato i salotti nobiliari per parecchi anni. Autori coevi di Sandrini sono F. Carulli, F. Molino e, sicuramente, M. Giuliani che, pur soggiornando per qualche tempo nell’attuale capoluogo del Friuli Venezia Giulia (nel 1806 si stabilì a Trieste), si trasferì poi in diverse città del Nord Europa, tra cui Vienna.

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