La denuncia
Furti di piante al Parco Basaglia, l'appello delle associazioni per la salute mentale

Sottratti vasi realizzati da ragazzi fragili impegnati nella serra della cooperativa Contea. «Serve più rispetto per chi si prende cura del parco».
Nel corso del mese di giugno, il Parco Basaglia di Gorizia è stato teatro di una serie di furti che hanno colpito profondamente le associazioni impegnate nell’ambito della salute mentale. A denunciarlo pubblicamente sono le realtà goriziane Atsam odv e Ama Linea di Sconfine, che parlano di «azioni esecrabili» ai danni dei ragazzi in situazione di fragilità coinvolti nei tirocini lavorativi della cooperativa Contea Onlus.
Nel mirino dei ladri sono finiti vasi e ciotole di piante ornamentali sistemati all’ingresso della serra gestita dalla cooperativa, nonché lungo il viale centrale del parco e persino nella rotatoria di accesso. I primi episodi si sono verificati a inizio giugno, ma col passare dei giorni i furti si sono moltiplicati, fino a costringere la responsabile della serra, Valentina, a rinunciare a collocare nuove piante negli spazi pubblici.
Le piante rubate erano state preparate proprio dai tirocinanti della serra, ragazzi impegnati in un percorso di reinserimento sociale e lavorativo. «Gesti come questi mortificano il loro impegno – spiegano i rappresentanti delle due associazioni, Daniela Careddu e Marco Bertali – e compromettono il lavoro quotidiano di chi cerca di rendere il parco un luogo bello, accogliente e rispettoso della sua storia e dei suoi valori».
Il presidente della cooperativa, Paolo Del Negro, ha già segnalato l’accaduto all’Asugi, mentre le associazioni hanno inviato una lettera formale ai responsabili dell’azienda sanitaria, chiedendo interventi per garantire maggiore sorveglianza. «Tutti i cittadini – sottolineano – anche i più svantaggiati, hanno diritto di lavorare in serenità per il decoro di questo spazio urbano, senza paura di vedere vanificati i propri sforzi».
L’appello è rivolto anche alla cittadinanza, affinché questi episodi non passino sotto silenzio. «Ci auguriamo – concludono – che i responsabili riflettano sul proprio gesto e scelgano di rispettare chi si prende cura di questo luogo».
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