Folla a Gorizia per l'ultimo saluto a don Sergio Ambrosi: «Sport elemento pastorale per i giovani»

Folla a Gorizia per l'ultimo saluto a don Sergio Ambrosi: «Sport elemento pastorale per i giovani»

L'addio

Folla a Gorizia per l'ultimo saluto a don Sergio Ambrosi: «Sport elemento pastorale per i giovani»

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 03 Nov 2025
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In tanti hanno affollato la Cattedrale per la celebrazione eucaristica presieduta dall'arcivescovo Redaelli. «Quattro i suoi caratteri fondamentali, Parola, Sacramenti, Carità e Sport».

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Lo hanno ricordato riempiendo la Chiesa metropolitana di Gorizia: don Sergio Ambrosi, classe 1943, è stato salutato questa mattina, 3 novembre, da una folta assemblea che ha riempito la Cattedrale per l’estremo saluto. A celebrare le esequie l’arcivescovo di Gorizia, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, accanto a confratelli, parenti, amici, parrocchiani: tra i vari anche tanti colleghi sportivi, persone che hanno condiviso con lui il campo da calcio e la passione per lo sport.

Sport che è stato citato tra i quattro elementi «tipici dell’esperienza di prete e di credente di questo sacerdote», così l’arcivescovo: «Don Sergio è stato certamente un uomo della Parola, che ha saputo annunciare e proporre in particolare ai ragazzi e ai giovani, ma anche a coloro che hanno un ruolo educativo nei loro confronti come i catechisti, gli insegnanti in particolare quelli di religione, i genitori e gli educatori e animatori degli oratori. Ha realizzato questo nei suoi diversi incarichi, in particolare in riferimento alla pastorale giovanile e al ruolo di responsabile dell’ufficio catechistico, nonché ovviamente nel suo ministero di parroco», così il presule.

Don Sergio, poi, soprattutto per l’impegno di direzione dell’ufficio catechistico, «ha saputo intrecciare l’importanza della Parola di Dio con i Sacramenti in particolare quelli dell’iniziazione cristiana, che introducono i bambini, i ragazzi e gli adolescenti in una vita secondo il Vangelo. Una vita da vivere nella Carità. E certamente don Sergio ha compiuto questo in prima persona. Ricordo la sua direzione, molto attenta ai bisogni dei poveri e soprattutto dei minori, della Fondazione Contavalle, ma anche il suo impegno per la riconciliazione e la crescita di un rapporto di stima e di fiducia per chi abita di qua e di là del confine attraverso l’opera di Concordia et Pax».

Per l’arcivescovo, dunque, quattro sono stati i caratteri fondamentali di don Ambrosi: «Parola, Sacramenti, Carità: ma qual è il quarto elemento proprio dell’azione pastorale di questo sacerdote? Non è difficile indovinarlo, perché per esso don Sergio aveva acquisito notorietà nella sua giovinezza: sì, proprio lo sport. Per don Sergio non si trattava solo di una particolare abilità che forse – se non fosse diventato prete – avrebbe potuto portarlo a livello di noti campioni della nostra regione, ma anche di uno strumento per una vera azione pastorale in particolare a favore dei giovani. E anche in questo caso, molti dei presenti potrebbero dire parecchio su questa passione e su questo suo impegno educativo da realizzare attraverso lo sport».

Per il presule fondamentale è stata anche la fede di don Sergio in Maria: «Mi è capitato – ha raccontato ancora monsignor Redaelli nell’omelia – più volte negli scorsi mesi di ascoltare da don Sergio, a San Giusto e in ospedale, come aveva modificato la seconda parte dell’Ave Maria che recitava nel suo cuore, “Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell’ora del nostro incontro con te. Amen”. Parole che esprimono una grande e personale fiducia a Maria cui si affidava con tutto il cuore come un figlio consapevole che la morte è l’incontro con una Madre».

Al termine delle esequie, tra i numerosi fedeli, la Cappella Metropolitana, diretta da Fulvio Madotto con l’accompagnamento organistico di Marco Colella, ha voluto omaggiare don Sergio con il canto di Signore delle Cime di Bepi de Marzi, prima che uno spontaneo applauso salutasse definitivamente il carro funebre verso il Cimitero Centrale dove poi è stato tumulato.

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