«È l’estate più calda degli ultimi 250 anni», Mercalli lancia l’allarme da Gorizia

«È l’estate più calda degli ultimi 250 anni», Mercalli lancia l’allarme da Gorizia

IL COMMENTO

«È l’estate più calda degli ultimi 250 anni», Mercalli lancia l’allarme da Gorizia

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 04 Set 2025
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Dal 120esimo congresso della Società Botanica Italiana il climatologo parla del contemporaneo. Focus nell’ambito della Settimana della biodiversità.

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In una celebre incisione Francisco Goya illustrò come “il sonno della ragione generi mostri”. Contro il pericoloso rischio di assuefarsi a guerre e cambiamenti climatici è necessario rimanere vigili e agire nell'immediato, per lasciare ai nostri figli un pianeta in cui ancora poter vivere. Si è svolta nella tarda serata del 3 settembre all’Auditorium della cultura friulana – nell’ambito del 120mo Congresso della Società botanica italiana e della Settimana della biodiversità – la conferenza “Piante, confine tra cielo e terra: impatto dei cambiamenti climatici ai limiti della vita”. A intervenire in collegamento da Torino il climatologo Luca Mercalli, direttore della rivista «Nimbus» nonché giornalista per «Il Fatto Quotidiano» e ambasciatore europeo del Patto per il clima. «Ho calcolato la temperatura media di questo trimestre appena concluso – interviene da remoto – da cui si evince che per l’Italia è una delle estati più calde della storia. La quinta estate più calda degli ultimi 250 anni».

All’erronea sensazione di un luglio eccessivamente freddo Mercalli risponde con temperature paragonabili all’infuocata estate del 2003, e delle altre cui ormai siamo abituati. «Questo calore eccessivo – rimarca – si è distribuito in modo irregolare. Giugno del 2025 può considerarsi pari a quello del 2003, mentre questo luglio, che a molti è parso fresco, rientra nella media delle temperature degli anni Novanta». Se il mese di giugno si è concluso con una prima anomalia, non è andata meglio con i primi venti giorni di agosto: «Viene fuori un’estate in quinta posizione per l’Italia, mentre per il Regno Unito si tratta della prima estate calda degli ultimi 250 anni, e per la Francia è la terza». Di qui lo spostamento delle così dette specie aliene, evidente soprattutto nei mari attraverso segnalazioni di sub e appassionati. Un primo preoccupante posto lo guadagna il pesce scorpione (Pterois volitans), che ormai sembra stanziale lungo le coste di Puglia, Sicilia e Calabria.

«I pesci tropicali gongolano in questo brodino – prosegue – e aumentano gli eventi estremi a causa di un’energia maggiore in atmosfera». Fra gli ultimi, il triste caso di Milano Marittima, dove una violenta tempesta ha sradicato 250 pini. Non è andata bene nemmeno in alta quota, con cinque metri di neve accumulatisi fino a inizio giugno e sciolti dal calore successivo, che ha intaccato persino le riserve di ghiaccio. «A giugno lo zero termico ha toccato quota 5200 metri - chiosa - c’è un’evidente accelerazione del fenomeno». Alla tavola rotonda - moderata dal giornalista esperto di Climatologia Marco Virgilio – è intervenuto anche il botanico ed ecologo Alessandro Chiarucci dell’università di Bologna, affiancato dallo studioso di biodiversità vegetale d’alta montagna Alessandro Petraglia, dal presidente della Società botanica Antonella Canini e dal responsabile Ispra Piero Genovesi. «Le risposte biologiche – precisa Chiarucci – tendono a essere più lente in quanto la vita media degli organismi gli consente di essere più resilienti».

La ricerca attesta che le specie botaniche tendono a spostarsi verso Nord e a salire di altitudine, andando incontro al rischio estinzione a seguito della mancanza di superficie verticale. «Il faggio, per esempio, continua a salire verso Nord, ma altre specie non saranno in grado di rispondere ai cambiamenti climatici». L’alternativa potrebbe essere la migrazione assistita, a breve termine in grado di arginare le difficoltà di crescita. «Per comprendere la drammaticità di questo momento – s’interpone Genovesi – è utile sapere che le specie vanno verso Nord, ma studi botanici dimostrano che la velocità di spostamento delle specie aliene è doppia». Un fenomeno accelerato dal commercio e dalla globalizzazione, che oltre al rischio estinzione porta con sé un ipotetico sopravvento dei microrganismi. «La capacità di adattarsi – sottolinea Canini - varia in relazione alla fisiologia e alla morfologia degli organismi, che è eterogenea. Basti pensare ai cianobatteri. Probabilmente i microrganismi otterranno vantaggi evolutivi». A nostro favore emerge il dato secondo cui la quantità di biossido di carbonio possa favorire le Graminacee monocotiledoni - base alimentare dell'umanità - rispetto alle specie arboree che invece ne saranno danneggiate.

Da un lato la perdita di biodiversità impoverisce la pianura – come ribadisce Petraglia - dall’altro in montagna convivono nuove specie, favorite dall’aumento delle temperature e dalla minor quantità di neve. Specie aliene prendono così il sopravvento anche nei mari, distruggendo ecosistemi e danneggiando il commercio. «Gli effetti negativi – commenta Genovesi - li vediamo pure con il caso del granchio blu esploso dalla primavera del 2023. Probabilmente a causa di un periodo siccitoso che ha facilitato l’ingresso di acqua marina nel Delta del Po, facendo crollare la molluschicoltura». Le stime parlano di un aumento di specie aliene in Europa di oltre il 70 o 80%. «In Europa la prima minaccia – aggiunge – sono gli agenti esotici come la Xylella o il punteruolo. Svariati agenti patogeni stanno minacciando le nostre piante autoctone, e il numero è destinato a crescere». La buona notizia, stando a Genovesi, consiste nella relativa facilità di combattere le oltre 3500 specie aliene sopraggiunte. «Potremmo intervenire contro molte di queste minacce - assicura - prestando maggior attenzione».

Un problema secondo Mercalli «strettamente antropocentrico», che mette a nudo l’estrema vulnerabilità della civiltà umana sempre più in balia di eventi estremi. «La grandine – riflette – prima danneggiava i grappoli d’uva, oggi spacca tetti e lucernai. Mentre la pioggia potrebbe concentrarsi in alcuni periodi o addirittura in alcune ore, causando frane e smottamenti». Eventi stressanti che potranno opprimere Homo sapiens insieme a guerre e carestie, aggiungendosi all’innalzamento del livello dei mari a fine secolo stimato di almeno un metro. «È necessario cambiare la politica – conclude Genovesi – e creare sistemi di biosicurezza». Consapevolezza e azione uniti in un obiettivo comune: tutelare il pianeta e preservare la vita come invocato nell’enciclica “Laudato si’” da Papa Francesco.  

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