L'ESPERIENZA
Da Gorizia a Roma in Gravel, il viaggio dell’anima di quattro amiche sulle due ruote

Nel cuore dell’anno giubilare, un’avventura tra natura, spiritualità e amicizia per le cicliste del gruppo 'Shu'. Percorsi 500 km e tre regioni. Vissuto un carico di emozioni indimenticabili.
Per alcuni rappresenta uno sport, per altri uno stile di vita, per altri ancora un simbolo di libertà. Quel che è certo è che sono sempre di più le persone che hanno un rapporto speciale con la bicicletta. È il caso di quattro goriziane che hanno deciso di sfruttare una settimana delle loro ferie per compiere un’esperienza particolare: salire in sella alle rispettive Gravel (un ibrido tra bici da corsa, ma più resistenti, e mountain bike, ma più agili) e recarsi da Gorizia a Roma, nell’anno del Giubileo della Speranza. La formula utilizzata è stata quella dell’intermodalità treno+bici che, a giudicare dai post con splendide fotografie pubblicati su Facebook (alcune delle quali riprodotte in questa pagina), ha funzionato alla perfezione. Raffaela Granito, Elisabetta Furlan, Maria Laura Deghenghi e Sara Bregant – una dipendente comunale, due bancarie e un’agente immobiliare – accomunate dalla stessa passione per le due ruote, hanno così accumulato un carico di ricordi che ha arricchito loro la mente e lo spirito.
«È stato faticoso ma bellissimo – racconta Raffaela facendosi portavoce del gruppo che si è dato il curioso nome di “Shu” (in cinese, “Entrare nel cuore dell’altro”) – la bici è una metafora della vita. Ti insegna a misurare le forze, ad affrontare le difficoltà, a superare i propri limiti, a ritrovarsi, dopo la fatica, nelle piccole cose. Ti impone di essere essenziale, pratica, e ti ritrovi capace di apprezzare ogni piccola emozione che si incontra durante la strada». Ma quale è stato l’itinerario seguito dal quartetto femminile goriziano? Hanno sistemato le bici nell’apposita “rastrelliera” del treno che le ha portate da Gorizia a Firenze, dopodiché hanno cominciato a spingere sui pedali per raggiungere la capitale, «incrociando – spiega ancora Raffaela – l’“Appennino bike tour”, “Il cammino della luce” e la “Via Francigena”, il che comporta l’attraversamento di tre regioni meravigliose del nostro Paese: Toscana, Umbria e Lazio». Quasi 500 chilometri immerse nella natura, con un dislivello mica da ridere che ha sfiorato i 6000 metri.
«Ad accompagnarci – prosegue Raffaela – il profumo dei gelsomini e delle ginestre, incoraggiate dal desiderio di evasione e dalla voglia di star bene». Il bagaglio? Giusto l’essenziale, racchiuso nei portapacchi dalla capacità di circa 8 chili. E poi due “accessori” fondamentali: il Garmin, una sorta di navigatore per bicicletta, strumento indispensabile per rendere più semplice la pianificazione del percorso, e un libro ad hoc, Da Firenze a Roma in bicicletta di Simone Frignani, un biologo e poi teologo che percorre da anni l’Italia a piedi e in bici, mappando antichi percorsi, creandone di nuovi e scrivendo guide che rappresentano una vera “Bibbia” per gli appassionati. Alcune tappe per le nostre quattro cicliste lungo il percorso: Assisi, Todi, Città di Castello e Anghiari, un piccolo, delizioso borgo medievale di 5000 abitanti in provincia di Arezzo che racchiude meraviglie storiche e che Raffaela ricorda con particolare piacere. I pernottamenti? Nei bed&breakfast e negli “ospitali” scelti con cura. Giunte a Roma, una meritata sosta di una giornata per le quattro amiche e poi di nuovo sul treno con destinazione stavolta Bologna (una curiosità non propriamente gradita: i Frecciarossa non ospitano i portabici, per cui bisogna optare per altri tipi di convogli), poi ancora in sella fino a Ferrara, la città delle biciclette, e infine Ferrara-Gorizia in treno.
«Ci vuole soprattutto un notevole spirito d’adattamento, ho avuto peraltro la conferma – specifica Raffaella nel raccontare la "portata" fisica del viaggio – che l’unione fa la forza, che le energie le abbiamo e che bisogna soltanto concentrarsi sull’obiettivo». Ma c’è anche un tocco di spiritualità nelle sue considerazioni: «Credo che a proteggerci ci sia sempre una sorta di provvidenza, una mano divina che si attiva se viviamo nel bene dell’altro». E, aggiungiamo noi, anche un po’ di fortuna che ha accompagnato le cicliste sotto forma di una serie di splendide giornate di sole, utili sia a preservare la salute sia a evitare le insidie delle “strade bianche” attraversate. Non c’è da dubitare che, all’insegna dello slogan «Non molliamo mai», le amiche dello Shu (il gruppo di cicloamatrici e camminatrici si è formato tre anni fa dopo il periodo più critico del Covid, contando inizialmente su 12 appassionate) programmerà presto altri viaggi. E chissà che, leggendo i post di Raffaela su Facebook, non faccia altre seguaci desiderose di provare un’esperienza unica.
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