IL DIBATTITO
Chiusura moschee, le risposte dal centrosinistra. Moretti: «Si arrivi al dialogo, c’è il rischio che esploda la tensione sociale»
La dem Serracchiani, «denigrazione e menzogna sono ancora il metodo di Cisint». Il consigliere d’opposizione sottolinea la «mancanza di interesse del Comune ad attivarsi per una soluzione».
Una nuova “moschea” chiusa a Monfalcone, una nuova ondata di dibattito. Le posizioni degli esponenti politici in città sono chiare e sostanzialmente riflettono le medesime dei due casi passati, ora che al centro dell’attenzione è l’attività dell’associazione Dzemat, legata prevalentemente ai fedeli musulmani della comunità macedone.
Non sono mancati, nella replica di ieri, i rimandi di Anna Maria Cisint alle dichiarazioni della deputata Debora Serracchiani, con riferimento al periodo in cui era quest’ultima la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia. Né è tardata la risposta di Serracchiani: «Denigrazione e menzogna sono ancora il metodo della ex sindaca Cisint, dopo anni che sta al governo».
«La correttezza dei rapporti istituzionali tra la Regione e gli Enti locali è sempre stata un punto d’onore per l’amministrazione regionale e questo è sempre stato vero anche per il Comune di Monfalcone a prescindere da chi lo guidava – dichiara la deputata dem - per fortuna ci sono atti e documenti a testimoniare il mio lavoro per Monfalcone, mentre Cisint ha usato la sua città per farsi una carriera politica: questa è la sua pesantissima e incancellabile responsabilità».
Raggiunto telefonicamente dalla redazione, anche il consigliere regionale e comunale a Monfalcone Diego Moretti aggiunge una replica. Il tono dell’esponente dem è deciso e fa trasparire una previsione poco ottimista sugli esiti di tutta questa vicenda. «È chiaro che a Cisint e all’amministrazione comunale manca la volontà di risolvere il problema perché a questa destra conviene di più alimentare divisioni e paure per raccogliere consenso piuttosto che cercare una soluzione» sentenzia Moretti.
La soluzione, secondo il consigliere, sarebbe «semplicemente quella di mettersi al tavolo con le comunità musulmane della città e definire un percorso risolutivo con un minimo di dialogo». Collaborare, dunque: un richiamo presente – seppur non in forma di obbligo - anche nella più volte citata sentenza del Consiglio di Stato sui due centri islamici. Questo ed altri problemi, prosegue Moretti, «si sono aggravati in nove anni di destra al governo: chi è venuto prima non ha colpe, se non quella di aver sottovalutato l’impatto della situazione, per cui c’è poco da “scaricare” la responsabilità».
«L’intera vicenda - aggiunge il dem - mi convince ancora di più che per Monfalcone sia necessaria una legge speciale su spese correnti e finanziamenti aggiuntivi, ed è necessario che Regione e Stato siano vicini all’amministrazione, onde evitare che si alimentino situazioni di demagogia e propaganda». Altrimenti, sottolinea, il rischio è quello che il clima e la tensione sociale nella città bisiaca si esasperino a tal punto da esplodere: «Se la tensione esplode, diverrà incontrollabile e chi pagherà saranno solo la città e il territorio». Conclude perentorio Moretti: «La situazione è complessa, ma bisogna prima o poi farvi i conti. Non serve più a nulla indicare eventuali colpevoli, ma solo trovare soluzioni attraverso il dialogo e il confronto».
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