Il personaggio
Cento candeline per Dirce Zuiani: le scrive il governatore Fedriga

A portare il messaggio è stato l'assessore regionale Sebastiano Callari. Presente anche il vicesindaco Elisa Berlasso.
«Nonni e nonne sono la memoria storica della nostra terra. Hanno vissuto momenti storici difficili, segnati dalla guerra, dall'emigrazione e dalle ristrettezze. Con grande dignità e tanto sacrificio, hanno cresciuto figli e nipoti, animati da una profonda fede. A loro il riconoscimento della Regione, come testimoni dei profondi cambiamenti che hanno segnato la nostra regione nel secolo breve e nel nuovo millennio. Dirce Zuiani è una di loro: a lei il simbolico abbraccio di tutto il Friuli Venezia Giulia».
Sono le parole dell'assessore regionale Sebastiano Callari che quest'oggi ha portato i saluti del governatore della Regione, Massimiliano Fedriga, e di tutta la Giunta del Friuli Venezia Giulia a Dirce Zuiani, che ha compiuto un secolo di vita. L'assessore l'ha raggiunta nella sua abitazione di Borgo Sant'Antonio, a Medea, insieme al vicesindaco del paese, Elisa Berlasso, al figlio Vincenzo, alle sorelle, Ada e Ines, al fratello Luigi, a parenti e amici.
«Auguri, Dirce, per l'ammirevole traguardo in questo giorno così speciale per lei, la sua famiglia e per tutta la comunità di Medea che, nel corso di questi lunghi anni, ha avuto modo di apprezzare la sua operosità e i suoi preziosi insegnamenti», ha scritto il governatore Fedriga nella sua lettera alla signora, che ha particolarmente apprezzato la missiva.
Un messaggio è stato mandato anche dall’arcivescovo di Gorizia, monsignor Redaelli, consegnato dal parroco, don Federico Basso. Proprio don Federico ha celebrato una Santa messa nella sala parrocchiale prima della festa con parenti, amici e comunità. «Una persona di fede che è stata presente finché l’età gliel’ha consentito e per la quale ringraziamo il Signore», così don Federico.
Seconda di sette figli, Dirce è nata il 21 febbraio del 1925 a Premariacco, paese dal quale si è trasferita a Medeuzza del San Giovanni al Natisone. Da lì si trasferisce a Medea dove, il 18 febbraio del 1950, si è sposata con Antonio Cisilin. Precettata come sarta dai tedeschi, durante il periodo della guerra, raggiungeva Salcano in bicicletta per cucire le divise dei soldati. Ha sempre lavorato nei campi e si è occupata della sua famiglia. Il padre Firmino, classe 1899, era un Cavaliere di Vittorio Veneto.
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