Cattolici friulani si appellano ai vescovi per il messale in lingua, sit in a Gorizia

Cattolici friulani si appellano ai vescovi per il messale in lingua, sit-in a Gorizia

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Cattolici friulani si appellano ai vescovi per il messale in lingua, sit-in a Gorizia

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 24 Set 2025
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«Considerate la nostra sofferenza», e un gruppo scrive una lettera per il Consiglio Permanente della Cei in questi giorni in città.

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Ci hanno provato portandosi fisicamente di fronte l’arcivescovado di Gorizia mentre all’interno i vescovi e i membri del Consiglio permanente della Cei iniziavano la loro tre giorni che si concluderà oggi, 24 settembre. Loro, un gruppo spontaneo di fedeli, si sono radunati per tenere alta l’attenzione sul messale cattolico in lingua friulana.

Un progetto nato oltre cinquant’anni fa che, però, nel novembre 2023 si era arenata con il mancato raggiungimento dei 2/3 dell’assemblea della Cei: «Fratelli nella fede, siamo un gruppo di Cattolici Friulani e vi scriviamo per segnalarvi, fraternamente, la nostra sofferenza e dispiacere, per il lungo procrastinarsi dell’approvazione del Messale in Lingua Friulana», è l’incipit della lettera lasciata in vari luoghi di incontro dei presuli, dall’oratorio Pastor Angelicus fino alla buca delle lettere del palazzo arcivescovile.

«Siamo certi che il rinvio non è dovuto a qualche forma di ostilità nei confronti della nostra lingua madre, ma legato a regole e procedure che hanno una loro indispensabile funzione, ma possono risultare incomprensibili a chi da decenni aspetta questo riconoscimento dalla Santa Madre Chiesa. Vi preghiamo di considerare la nostra sofferenza e di procedere, con buona volontà e solerzia, all’approvazione finale del Messale in lingua Friulana, come segno di riconoscimento della millenaria storia di fede che da sempre caratterizza la gente Friulana», scrivono ancora. Sulla religiosità, «che ancora oggi, pur nel disorientamento dei tempi attuali, essa costituisce il legame profondo e la stessa identità delle nostre Comunità, per secoli si è espressa nella nostra lingua madre, tanto cara a chi vi scrive», concludono.

Anche se il gruppo è stato sparuto, attorno alle 11 di ieri mattina, 22 settembre, il messaggio è stato lanciato ugualmente. Al termine del sit-in, se tale si può definire, è rimasto un cartello sul grande portale ligneo con due parole: «Messâl furlan». In ogni caso, visto il fitto programma della tre giorni, la lettera non è stata direttamente recapitata.

In pochi mesi dalla mancata approvazione, la questione è diventata anche un tema nel quadro della tutela delle lingue minoritarie, segnalato anche durante le relazioni con organismi come il Consiglio d’Europa. Nel corso di un incontro dell’ARLeF (Agenzia Regionale per la Lingua Friulana) con la delegazione del Consiglio d’Europa nell’aprile 2025, la mancata approvazione del Messale in friulano è stata citata come punto di criticità nelle politiche linguistiche regionali.

Quella del 15 novembre 2023 resta così una “occasione perduta” per molti friulani: un momento in cui si è avvicinata la possibilità concreta di vedere riconosciuta la lingua friulana in modo pieno nella liturgia, ma in cui gli ostacoli procedurali e istituzionali hanno prevalso. Eppure, la spinta dalla base ‒ popolare, culturale, politica ed ecclesiale ‒ è forte e non sembra destinata a fermarsi. Il Messâl par furlan continua a essere vivo nei cuori e nelle pratiche, e c’è chi crede che non sia questione di se, ma di quando potrà finalmente svolgere il suo ruolo ufficiale nella vita di fede del Friuli. 

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