Aumentano i casi al Punto di Ascolto Antimobbing, salgono le vessazioni contro gli uomini

Aumentano i casi al Punto di Ascolto Antimobbing, salgono le vessazioni contro gli uomini

La situazione

Aumentano i casi al Punto di Ascolto Antimobbing, salgono le vessazioni contro gli uomini

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 01 Lug 2025
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Spesso a essere colpiti sono coloro che stanno per mettere su famiglia o devono accudire gli anziani. Alle donne si torna a chiedere nei colloqui se vogliono figli.

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L’ultimo utente, in ordine cronologico, è arrivato ieri sera: poco prima delle 18 una nuova mail è arrivata al Punto di Ascolto Antimobbing di Gorizia, attivo ormai dal 2018, che ha fornito nella mattinata di oggi, 01 luglio 2025, i dati del primo semestre. Il Punto di Ascolto Antimobbing di Gorizia nasce da un progetto in partenariato tra l’associazione S.O.S Abusi Psicologici ODV e il Comune di Gorizia. Il PdA è uno strumento che la Regione Friuli-Venezia Giulia ha messo a disposizione gratuitamente per i cittadini che in difficoltà cercano soluzioni nei contesti e nell’ambito lavorativo. Il PdA offre un servizio di supporto legale, medico del lavoro e psicologico con un gruppo di lavoro costituito da un’operatrice di accoglienza, un avvocato giuslavorista, una psicologa psicoterapeuta e da un medico del lavoro. L’accoglienza avviene previo appuntamento telefonico cui può seguire il colloquio, con garanzia di anonimato, sia in presenza sia da remoto: i professionisti forniscono, infatti, assistenza in presenza, telefonicamente, anche via Telegram e WhatsApp, anche in conferenza con il sindacato.

I dati, presentati questa mattina dall'avvocato Teresa Dennetta, coordinatrice del Punto di Ascolto, e dal consigliere delegato Marilena Bernobich. Nel primo semestre del 2025 il Punto di Ascolto antimobbing di Gorizia ha registrato 69 utenti, con un incremento dell’11,3% rispetto allo stesso periodo del 2024, quando erano stati 62. Un dato che conferma la rilevanza crescente del servizio, nato dalla collaborazione tra il Comune e l’associazione Sos Abusi Psicologici, e la persistenza di situazioni di disagio nei contesti lavorativi del territorio.

Sul piano del genere, continua a prevalere la componente femminile (62%, pari a 43 utenti), ma è rilevante l’aumento della percentuale maschile, passata dal 25 al 38% in un solo anno. In crescita anche le situazioni già note al servizio: gli utenti "bis" sono passati dal 16 al 23%, mentre quelli "ter" hanno raggiunto il 4%. «Sulla questione di genere - racconta Dennetta - ancora oggi alle donne, durante i colloqui, viene chiesto se in futuro intendono sposarsi e avere figli».

Per quanto riguarda la distribuzione anagrafica, oltre la metà degli utenti ha più di 51 anni (57%), seguiti dalla fascia tra i 41 e i 50 (29%). Solo il 6% ha meno di 30 anni. La maggioranza degli utenti lavora con un contratto a tempo indeterminato (91%) e proviene dal settore privato (73%), in aumento rispetto all’anno precedente. Gli ambiti lavorativi maggiormente rappresentati sono quelli dei servizi, dell’industria e del commercio, con una prevalenza di ruoli impiegatizi.

I dati raccolti evidenziano le principali cause di disagio segnalate: in quasi 4 casi su 10 (39%) il problema è di natura socio-anagrafica. Seguono le assenze prolungate, i congedi e i permessi (19%) e le richieste presentate dalle persone stesse (18%). Sul versante delle tipologie di vessazione dichiarate, i casi più frequenti sono quelli di umiliazioni e critiche (65 segnalazioni), eccessivo controllo sul lavoro (59) e attribuzione di compiti esorbitanti (13). Meno frequenti ma presenti anche marginalizzazione, svuotamento delle mansioni e trasferimenti forzati. Tra i soggetti indicati come responsabili delle condotte vessatorie, l’80% è rappresentato da superiori o titolari, in netta crescita rispetto al 75% dell’anno precedente. Seguono i colleghi di pari grado (17%) e, in misura marginale, i collaboratori subordinati. Il 54% dei mobber è di genere maschile.

Dal report emerge un ulteriore elemento critico: in 63 casi chiusi non è stata rilevata alcuna conseguenza diretta in termini di provvedimenti lavorativi (dimissioni, licenziamenti, malattie professionali), ma in almeno un caso è stato documentato un peggioramento della condizione psicofisica della persona coinvolta. Il servizio ha realizzato, nel semestre, 123 colloqui distribuiti tra psicologi, giuslavoristi e medici del lavoro, con una media oraria compresa tra i 29 e gli 89 minuti a incontro. Uno strumento che si conferma essenziale per l’ascolto e la tutela di chi vive un disagio sul luogo di lavoro, in particolare nei contesti in cui mancano altre forme di protezione o interlocuzione interna. «I numeri stanno crescendo in modo equilibrato ma più che i dati - precisa Dennetta - il problema rimane che spesso non si sappia a chi rivolgersi in caso di necessità». Territorialmente è l'hinterland di Gorizia e Gorizia stessa a tenere i numeri più alti «anche perché a Monfalcone vi è un'alta presenza di lavoratori stranieri che non si rivolgono a noi o per paura o per mancanza di cultura in tal senso». 

Il Punto di Ascolto, con sede in via Giuseppe Barzellini 5 a Gorizia, è attivo il martedì e venerdì dalle 10 alle 17 e il giovedì dalle 9 alle 17. Le consulenze sono gratuite, riservate anche in anonimato, è possibile accedervi anche telefonicamente allo 0481 091326 o via e-mail a: antimobbing.gorizia@gmail.com. È possibile visitare e avere notizie sull’attività anche dal sito https://www.antimobbinggo.it/, dove sono raccolte tutte le informazioni relative al Punto di Ascolto. Le professionalità presenti sono lo psicologo psicoterapeuta dottor Paolo Ballaben, il medico del lavoro dottor Andrea Campanile e Teresa Dennetta, avvocato giuslavorista e coordinatrice del Punto di Ascolto. 

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