LA SETTIMA EDIZIONE
L’associazione Nordic Walking di Gorizia aderisce alla camminata nazionale ‘Amore senza lividi’
La raccolta fondi verrà destinata al supporto delle donne in difficoltà per mano di un uomo. Trasmessa alle scuole la lettera del Ministro dell’Istruzione Valditara per il prossimo 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Una donna su tre, secondo i dati Istat, è vittima di violenza sessuale o fisica da parte del proprio compagno. Dal palpito di un bacio sulle labbra ai lividi sul collo - nascosti sotto un foulard per andare al lavoro - l’amore diventa violenza e sopraffazione, troppo spesso sfociando in femminicidio. Per sensibilizzare la popolazione e arrestare la scia di sangue l’associazione Nordic Walking di Gorizia ha organizzato la settima edizione della camminata nazionale “Amore senza lividi”, prevista per la mattina del 23 novembre. L’evento si svolge in collaborazione con il comitato Uisp di Gorizia e recupera quello della scorsa domenica, annullato per condizioni metereologiche avverse. «Non bisogna mai calare la guardia – riconosce il presidente Uisp Gorizia Enzo Dall’Osto – soprattutto in una città come Gorizia, dove tempo addietro si sono verificati casi di femminicidio. È necessario riflettere insieme ai giovani per diffondere la cultura del rispetto a 360 gradi, compreso negli ambienti di lavoro». Una passeggiata simbolica ogni anno diffusa a livello capillare sull’intero territorio nazionale, che mira a diffondere consapevolezza e sostenere le associazioni a supporto della donna in difficoltà. «La manifestazione è partita sette anni fa dal Veneto – precisa la responsabile e fondatrice del gruppo di Nordic Walking Gorizia Adriana Pantarotto – e ogni anno organizziamo la camminata “Amore senza lividi” per fare rumore, affinché si prenda coscienza del problema». Mentre nel 2024 il ricavato venne devoluto a Sos Rosa di Gorizia, quest’anno sarà donato all’Udi di Gradisca d’Isonzo, fondazione impegnata nella divulgazione della tematica.
L’appuntamento è alle 9.30 in piazza Transalpina, dove saranno letti i nomi delle donne che in questo 2025 hanno trovato la morte per mano di un uomo. «In segno di vicinanza alle loro famiglie ricorderemo le vittime – prosegue - poi percorreremo tre chilometri di ciclabile fino alla passerella sull’Isonzo». Alle fredde acque del fiume verranno affidati alcuni fiori in gesto simbolico, mentre ciascuno potrà indossare un indumento o un fiocco rosso. «Alla camminata possono partecipare tutti – aggiunge - non solo chi pratica nordic walking. L’obiettivo è raccogliere fondi e diffondere informazione – rimarca – perché è importante che la percezione del problema non si affievolisca». Dello stesso avviso Mariarosa Marcuzzi, responsabile di sede dell’Unione donne in Italia per il circolo di Gradisca d’Isonzo: «La nostra è un’associazione storica che da anni si batte per i diritti delle donne – racconta - e quest’anno abbiamo festeggiato l’80esimo anniversario». Nata durante il primo Congresso di Firenze che si svolse dal 20 al 23 ottobre del 1945, l’Udi si batte anche «per una piena cittadinanza delle donne in un Paese ancora maschilista e sessista». Fu a Gradisca che nell’89 nacque il primo punto di ascolto regionale del Telefono Rosa, lo stesso nel quale oggi ha sede un CAV. «Sappiamo – spiega Marcuzzi - che la violenza contro le donne è strutturale e ha bisogno di essere combattuta, oltre che con le leggi, con l’impegno di tutti. Senza il supporto di un’associazione sul territorio è difficile uscire da questa spirale».
Dati alla mano, nell’isontino il 12% dei casi è relativo al fenomeno dello stalking - in primis cyberstalking - del quale le vittime sono spesso inconsapevoli. Ma il più delle volte la donna resta prigioniera delle mura domestiche, come testimonia la volontaria di Sos Rosa Rita Bianchi: «Sono originaria del Centro Italia – riporta - per me è stata una scoperta svelare quanta violenza sia presente qui al Nord, soprattutto nel territorio isontino. Qui è più nascosta, in quanto le donne sono molto riservate e tendono a non raccontare gli episodi di violenza fisica, psicologica o economica. Non denunciano, soprattutto se hanno a che fare con un uomo violento, motivo per cui andrebbero tutelate, mentre il più delle volte si ritrovano da sole». Ad approfondire la tematica del femminicidio sarà la conferenza di oggi - 22 novembre – che si svolgerà a Gradisca in casa Maccari dalle ore 11. «Con la “lista orribile” – chiarisce Marcuzzi - anticiperemo i nomi delle 76 donne rimaste uccise fino al 3 ottobre. In questa lista per la quale non abbiamo trovato altri termini – ammette – dovremmo inserirne altri tre. E tuttavia non vogliamo che restino numeri, ma intendiamo ricordare i drammi che si celano nelle loro vite spezzate, per diffondere la cultura del rispetto tra i sessi. È necessario parlare innanzitutto ai giovani, per questo un ruolo primario spetterebbe alla scuola, luogo in cui i ragazzi si confrontano. Riteniamo sia necessario sensibilizzare l’intera società – ribadisce - a cominciare dai bambini. Quindi non concordiamo con le limitazioni imposte dal ministro Valditara, che impone il consenso delle famiglie».
Proprio ieri il Ministro dell’Istruzione ha trasmesso alle scuole una riflessione indirizzata a studenti e al personale scolastico per evidenziare come il prossimo 25 novembre – Giornata mondiale contro la violenza sulle donne – debba essere «qualcosa di più di una ricorrenza da celebrare». Sottolineando, oltre alla necessità di riconoscere «la pericolosità di atteggiamenti che negano la dignità, l’autonomia e l’irripetibile unicità di ogni persona» anche l’importanza di «ascoltare le testimonianze coraggiose di chi ha saputo liberarsi dalla spirale di relazioni predatorie». Un contrasto alla violenza che negli anni ha trovato espressione nello stesso linguaggio cinematografico, primo fra tutti attraverso la denuncia di “Ti do i miei occhi” della regista Iciar Bollaín. «Come associazione non siamo presenti sul territorio solo il 25 novembre – riprende Marcuzzi - ma altri 364 giorni, anche con il supporto della rappresentante Udi Francesca Colombi eletta nella Commissione regionale per le pari opportunità. Il nostro è un campo ampio – conclude - non ci fermiamo solo alla violenza». A narrare la storia dell’Udi sarà la mostra inauguratasi al Palazzo Torriani il 25 ottobre, aperta ancora per pochi giorni fino al 25 novembre.
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