L’arte effimera di Julia Artico: dal fieno al mare, la natura come tela

L’arte effimera di Julia Artico: dal fieno al mare, la natura come tela

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L’arte effimera di Julia Artico: dal fieno al mare, la natura come tela

Di Redazione • Pubblicato il 14 Ott 2025
Copertina per L’arte effimera di Julia Artico: dal fieno al mare, la natura come tela

In ‘Voci di Confine’ l’artista racconta il suo approccio alla Land Art. «Accettare che sia la natura a completare il lavoro, fino a dissolverlo».

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Le voci del confine hanno spesso radici nella terra e nella natura. Tra queste c’è Julia Artico, artista di Tarcento, conosciuta come “l’artista del fieno”. Dalle sue mani nascono figure delicate e potenti, che raccontano la forza dell’essenziale. La sua fama è legata soprattutto al violoncello di fieno realizzato per Giovanni Sollima: uno strumento nato quasi per scommessa e diventato icona di un’arte capace di unire fragilità e musica, stupore e poesia.

Nei giorni scorsi Julia è stata a Gorizia, ospite del Giardino Viatori, dove ha guidato un laboratorio di creatività che ha coinvolto adulti e bambini. Tra i sentieri del parco e i colori d’autunno, il fieno è tornato a farsi voce, trasformandosi in piccole sculture capaci di sorprendere chi vi ha preso parte. Un gesto semplice e insieme profondo: riscoprire la manualità, il contatto con la natura, la bellezza che nasce da un filo d’erba.

Il lavoro di Julia si inserisce nel solco della land art, movimento nato negli anni Sessanta con l’idea di portare l’arte fuori dai musei per intrecciarla con il paesaggio. Pietre, sabbia, rami, acqua, fieno: elementi umili che, grazie allo sguardo dell’artista, diventano opere. Opere spesso effimere, destinate a cambiare con il vento, a sciogliersi sotto la pioggia o, semplicemente, a sparire. «Non si tratta di resistere al tempo – spiega Julia – ma di accettare che sia la natura a completare il lavoro, fino a dissolverlo».

Un esempio recente arriva dalla Dalmazia, dove Julia ha modellato la sabbia sulla riva del mare, creando figure leggere e temporanee. L’alta marea, nel giro di poche ore, ha cancellato ogni traccia. Non una perdita, ma il senso stesso del gesto: la bellezza che vive nell’attimo e resta nella memoria di chi l’ha vista.

Di tutto questo, Julia ha parlato anche nell’intervista registrata per il podcast Voci dal Confine, che le ha dato spazio per raccontare la sua storia personale e creativa: dal primo violoncello di fieno alle esperienze più recenti, tra Friuli, Dalmazia e Gorizia.

Il percorso di Julia Artico ci ricorda che anche un filo d’erba o un granello di sabbia possono diventare linguaggio. La sua è un’arte che restituisce dignità a ciò che spesso consideriamo scarto, riportando al centro il valore di una natura fragile ma potente. In fondo, come accade per le voci del confine, non è la durata a rendere autentico un segno, ma la capacità di toccare chi lo incontra.

L’intervista completa a Julia Artico è disponibile su Spotify e YouTube, all’interno della serie Voci dal Confine.

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