Antonella Giuliano chiude la bancarella al Mercato Coperto di Gorizia dopo 35 anni

Antonella Giuliano chiude la bancarella al Mercato Coperto di Gorizia dopo 35 anni

La storia

Antonella Giuliano chiude la bancarella al Mercato Coperto di Gorizia dopo 35 anni

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 31 Dic 2025
Copertina per Antonella Giuliano chiude la bancarella al Mercato Coperto di Gorizia dopo 35 anni

Una vita tra la frutta e la verdura e tra le colonne dell'edificio quasi centenario. Impossibile lasciare l'attività alla dipentente Cristina. «Questo è sempre luogo di incontro e scambio, non può morire».

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Quando si entra nel Mercato Coperto di Gorizia è il tempo a volersi fermare. In una lunga serie di banchi, ormai vuoti, rimangono in otto a resistere. Tre per la frutta e la verdura, quattro fiorai e vari agricoltori saltuari: è quanto rimane all’interno di un edificio che, tra poco più di un anno, compirà il secolo di vita e che fino a non molto tempo fa era luogo di ritrovo e di vivacità. Con il 1° gennaio due dei tre venditori di frutta e verdura chiuderanno definitivamente e la proposta si ridurrà drasticamente. Uno di questi è quello di Antonella Giuliano.

Antonella è da 35 anni uno dei volti storici di quel Mercato per il quale, ora, è necessario trovare una soluzione. L’apertura del suo stand risale al 1991 quando da Trieste si trasferisce a Gorizia dopo il matrimonio. Senza un lavoro, viene invitata a richiedere una licenza per poter vendere frutta e verdura e decide, dunque, di lanciarsi nell’avventura: «Ho scoperto solo iniziando che questo era il lavoro per me – precisa – e in questi anni la città mi ha dato molto».

Tra frutta e verdura è innegabile che le voci e i racconti si mescolino con i colori e i profumi della terra, tra stampe di foto, libri che lei stessa, a sue spese, ha messo a disposizione come un booksharing per rianimare quell’angolo di Mercato, e qualche quadro di natura morta di Marco Mischou: «Non è solo vendere ma anche incontrare, è dare un luogo di ritrovo e di scambio nel quale c’è sempre qualcuno».

In effetti, il viavai è continuo. Il cronista lo vede attendendo di poter scambiare qualche chiacchiera proprio con Antonella, aiutata dalle due dipendenti, Cristina e Carlotta: in tanti si fermano, tra un acquisto e l’altro, scambiando due parole e qualche sorriso.

L’ultimo bando risale a qualche anno fa, «subito dopo il Covid», ma chi si è presentato poi non è potuto subentrare e occupare il proprio posto. Antonella, dal canto suo, che dal 1° gennaio 2026 assieme alla sua vicina – dunque due su tre per quanto riguarda la frutta e verdura – ha dovuto chiudere la propria ditta per potersi avvicinare alla pensione. Cristina Colja, sua dipendente che avrebbe potuto e voluto subentrare, non ci è riuscita. «C’è come un blocco, un muro, che impedisce di far entrare nuove persone», raccontano.

«Ci era stato prospettato un progetto che prevedeva lo spostamento dei banchi nelle zone laterali del mercato mentre all’interno sarebbe dovuto sorgere un luogo dedicato o a grandi marchi e aziende vinicole o una sala teatro, quella volta ci eravamo opposti», raccontano. Intanto, però, la situazione è quella che si presenta a chiunque lo visiti: un misto tra luoghi e sensazioni tipiche della Mitteleuropa, che nulla dunque hanno da invidiare ai grandi mercati delle Capitali dell’Europa centrale, e la constatazione di una desolazione di spazi vuoti.

Il mercato coperto di Gorizia risale al 1927 ed è opera dell'ingegnere goriziano Riccardo Del Neri - autore nei primi anni Venti del piano regolatore della città e progettista alla fine del decennio delle strutture monumentali del cimitero di via Trieste. Nello stesso crocevia, tra Corso Verdi e via Boccaccio, esisteva un precedente mercato distrutto durante la Prima guerra mondiale e localizzato nell'area poi occupata dal palazzo postale. Fino ad oggi, gli edifici che costituiscono lo storico polo commerciale della città hanno conservato la stessa destinazione d'uso. In quasi un secolo di vita le strutture originarie si sono mantenute intatte, senza evidenti stravolgimenti.

Se il 2026 si apre con due bancarelle di meno per il Mercato Coperto, l’unica speranza per la clientela e la città è che si sblocchi la possibilità di richiedere e ottenere le autorizzazioni. Ma questo è un altro capitolo dell’intera storia. 

Fotoservizio di Vanni Feresin.

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