la donazione
L’albero di Natale trova 'casa' in piazza Vittoria: arriva da Gorizia
L’abete rosso di diciotto metri è stato trasportato questa mattina in piazza, donato dal condominio ‘Arcobaleno’ di via Trieste. L'accensione è prevista per sabato 20 dicembre
Ha già trovato la sua ultima dimora, prima di salutare la città. È l’albero di Natale esposto da questa mattina – 15 dicembre - in piazza Vittoria, che ha traslocato dopo essere stato tagliato nel giardino del condominio “Arcobaleno” di via Trieste. Nelle case degli italiani la tradizione vuole che si addobbi un pino di plastica da riutilizzare di anno in anno, quasi fosse un cimelio di famiglia. Mentre nelle piazze la tendenza è innalzare alberi veri come questo, che riunirà adulti e bambini sulla pista di ghiaccio per poi diventare materiale compostabile. «L’idea del recupero – spiega il luogotenente Virginio Pisano, condomino del palazzo – è legata alla sicurezza, e soprattutto ai venti forti di quest’ultimo periodo», che avevano messo a dura prova le radici del grosso abete rosso. A mostrare il conflitto fra il bosco e l’umano fu già Dino Buzzati, che con “Il segreto del bosco vecchio” narrò degli alberi come di spiriti ancestrali protetti dal vento Matteo. Se nel libro trasposto al cinema da Ermanno Olmi è il colonnello Sebastiano Procolo a scontrarsi con “Il segreto” di creature tanto affascinanti, a piantare nel lontano 1991 quello che aveva già riunito una famiglia per il Natale fu il maresciallo maggiore Luigi Petrachi, scomparso nel marzo dello scorso anno. Pochi giorni ancora e si sarebbe affacciato s’un’altra primavera, ma si è spento quasi centenario senza poter ascoltare i richiami degli uccelli da quell’abete che piantò 34 anni addietro.
«Il rischio era abbatterlo – prosegue Pisano - e gettarlo via nei rifiuti». Così, alla luce degli eventi calamitosi conseguenti ai cambiamenti climatici a vincere è stata la decisione ponderata di abbatterlo. Per evitare il ripetersi di tragedie come quelle di Francesca Ianni, la giovane mamma travolta in un parco della capitale il giorno prima della Vigilia di Natale, davanti ai propri figli. «Le cronache italiane – interviene l’assessore al Verde pubblico Francesco Del Sordi - sono piene di incidenti di questo genere. Quindi, chi ha la responsabilità civile e penale preferisce evitare problemi». Un albero che aveva raggiunto i diciotto metri di altezza, che «oscillava pericolosamente durante il maltempo» e ormai rappresentava un pericolo. «Era fine ottobre – racconta il consigliere di condominio Maurizio Pintar – quando abbiamo presentato la richiesta di abbattimento al comune». Per Luigina, moglie di Petrachi, ormai la casa era vuota e i novant’anni cominciavano a pesare troppo: così anche la sua anima è stata portata via dal vento, nel gennaio di quest’anno che sta per finire. Nessuno più era rimasto a vegliare su quell’abete piantato alla fine di un lontano Natale, sotto il quale erano stati lasciati i regali. «A fine Natale – ricorda Pintar - facemmo una grigliata giù nel cortile, che allora era completamente spoglio e senza alberi». E fu così che il giardino prese vita e iniziò ad offrire riparo per gli uccelli e il fresco nelle calde estati; fino a oggi, che ha perso una parte del parco facendo di necessità virtù: «Sono intervenuti tutti gli operatori del verde – precisa Pisano – anche i vigili urbani per dirigere il traffico durante il trasporto». Oltre tre ore per imbragare e tagliare in sicurezza senza danneggiarlo, così da poterlo esporre degnamente in piazza e celebrarne la magnificenza.
«Questa è una tradizione un po’ datata – rimarca l’assessore – perché, quando giunsi durante il mio primo anno di mandato, la consuetudine era quella di recuperarlo in Slovenia. Solo che quell’anno si reperì un albero che per una serie di circostanze era inadeguato all’evento. Allorché – riflette - siccome non era facile rinvenirne uno migliore decisi per questa soluzione alternativa, che invece di togliere alberi al bosco consente di sfruttare quelli da abbattere». Un escamotage in grado di ridare lustro – seppure per pochi giorni - agli alberi destinati alla morte. «Il primo anno – aggiunge - utilizzammo un albero del nostro vivaio, proveniente dal verde pubblico. Ma da quello successivo preparammo una sorta di bando in cui chiedevamo alla cittadinanza la gentilezza di mettere a disposizione del comune gli alberi con vincolo di abbattimento. La peculiarità era quella di recuperare la pianta regalata alla città e tagliata per motivi di sicurezza». Un’usanza perseguita negli anni, che consente alla comunità goriziana di festeggiare il Natale evitando di distruggere invano altri fusti: «Da allora – sottolinea - proseguimmo con la “tradizione” che ci consente di selezionare un albero con determinate caratteristiche». Fra le prerogative individuate negli appelli autunnali è richiesta un’altezza di almeno dieci o quindici metri, e condizioni decorose che rendano l’arbusto degno di essere collocato in piazza.
«L’obiettivo – ribadisce – è quello di non togliere alberi ai boschi. Quest’anno, dopo una prima difficoltà abbiamo individuato una serie di soggetti, e questo ci è sembrato il migliore per motivi differenti. Molti, ad esempio, non possono essere tagliati per cause di ordine pratico: bisogna raggiungerli con il bilico ed è necessaria una gru per alzarli. Quello di questo dicembre è un albero di circa quarant’anni che sorgeva in un giardino condominiale. Siamo andati a visitarlo e infine lo abbiamo scelto. Purtroppo, alcuni cittadini non si rendono conto che, soprattutto in una città, non tutti i tronchi possono essere lasciati a dimora, in primis quelli con alto fusto. Più grande è l’individuo, maggiormente è pericoloso, e la pericolosità è uno dei criteri che spinge spesso a malincuore i proprietari a recidere l’albero. Perché c’è quasi sempre una storia, dietro una pianta. Questo è il classico albero di Natale che invece di essere gettato via è stato messo a dimora da una persona che oggi non c’è più». Questa è la storia dell’albero che nel Natale del 1991 rese felice una famiglia come tante altre. Le manine dei nipotini si allungavano per toccare gli addobbi o sfilare qualcosa di luminoso. Luigino e Luigina oggi restano abbracciati innanzi all’albero in qualche vecchia foto ricordo. Tante volte sono passati sotto l’abete, fino a veder crescere figli e nipoti e poi a lasciare la casa vuota. L’albero verrà acceso sabato 20 dicembre alle 18, con l’accompagnamento della fanfara della Brigata Pozzuolo del Friuli alla quale appartiene Pisano. A far tremare per un’ultima volta i suoi rami sarà forse la brezza del vento Matteo. (Foto: Vanni Feresin)
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