Aida Talliente racconta volti e storia dell'Amideria Chiozza di Perteole

Aida Talliente racconta volti e storia dell'Amideria Chiozza di Perteole

LA PROPOSTA

Aida Talliente racconta volti e storia dell'Amideria Chiozza di Perteole

Di REDAZIONE • Pubblicato il 09 Mag 2025
Copertina per Aida Talliente racconta volti e storia dell'Amideria Chiozza di Perteole

Previsti tre appuntamenti tra Gorizia e Ruda, il 13, 14 e 15 maggio, per assistere alla lettura scenica di un testo in friulano di Carlo Tolazzi.

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Alle 19 di martedì 13 e mercoledì 14 maggio, l’amideria Chiozza di Perteole terrà una lettura scenica intitolata “Amìda, dôs maris e une fabriche”. Tradotta in friulano da Carlo Tolazzi, l’originale testo italiano è dedicato alla storia dell’amideria Chiozza. A presentarlo in forma di lettura scenica sarà una delle più amate interpreti del panorama regionale, Aida Talliente, che opera nell’ambito della "Setemane de culture furlane" organizzata dalla Società Filologica Friulana, grazie alla sinergia fra Associazione Amideria Chiozza ODV, Teatri Stabil Furlan e l’ospitalità del Comune di Ruda, proprietario dell’intero complesso industriale.

L’amideria potrà ospitare una trentina di spettatori, che si potranno prenotare fino ad esaurimento posti scrivendo a info@amideriachiozza.it. Per coloro che non potranno partecipare è stata fissata una replica giovedì 15 maggio, alle 20, nella Sala Incontri di San Rocco, a Gorizia.

L’amideria Chiozza nasce per volontà del chimico Luigi Chiozza nel 1865, lungo la roggia La Fredda, nell’omonima località di Perteole, inaugurando il ciclo chimico-industriale dell’estrazione dell’amido: dapprima dal frumento, poi dal mais e definitivamente dal riso. Nel 1889 la direzione della fabbrica passò al figlio Giuseppe e poi, nel 1902, alla società “La nuova Pilatura triestina”, sotto la brillante direzione del dottor Dario Doria.

A questo periodo, grazie ai capitali portati dal passaggio di proprietà, risale infatti la grande ristrutturazione della fabbrica, con l’introduzione di una nuova caldaia e di nuove macchine per aumentare la produzione. La particolarità di questo stabilimento, unico nel suo genere, consiste nel metodo di lavorazione brevettato da Chiozza, e nella piena sussistenza di macchine e metodi di lavorazione concepiti e brevettati nel 1800 e rimasti in uso per più di un secolo. Dopo varie vicissitudini, la fabbrica chiuse definitivamente i battenti nel 1986, diventando un raro esempio di archeologia industriale.

Nella narrazione di Tolazzi e Talliente la voce è quella di una donna del popolo, Amìda, che ha vissuto tutta la storia della fabbrica dall’interno: i suoi cambiamenti, le trasformazioni, il passaggio della grande storia sulla piccola storia di una comunità; legata ai suoi riti, alle stagioni, alle feste, e alla sua lingua e cultura; fatta di piccole cose ma di grandi sentimenti, lo spaccato di una vita di dedizione al lavoro e situazioni ordinarie affrontate con saggezza.

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