Il fatto
Accerchiato, bloccato e aggredito verbalmente: triste episodio per il giornalista Rai Maurizio Mervar al corteo di Ronchi

L’episodio è avvenuto ieri, 13 settembre, durante la manifestazione che ha attraversato la città fino allo stabilimento Leonardo. Solidarietà da colleghi e politica.
È stato accerchiato, bloccato fisicamente e insultato per una decina di minuti fa alcuni manifestanti che, nel pomeriggio di ieri, 13 settembre, avevano preso parte al corteo per la città di Ronchi dei Legionari che si è concluso di fronte lo stabilimento Leonardo. È quanto accaduto al giornalista del Tgr Rai Fvg, Maurizio Mervar stando a un comunicato rilasciato dall’esecutivo Usigrai, il sindacato unitario dei giornalisti Rai, dal coordinamento Cdr della Tgr e il Cdr della redazione di lingua italiana della sede regionale per il Friuli Venezia Giulia della Rai che esprimo anche la massima solidarietà al collega Maurizio Mervar per l'aggressione subita nel corso della manifestazione davanti allo stabilimento Leonardo di Ronchi dei Legionari. «Un gruppo di una decina di persone lo ha accerchiato, bloccato fisicamente e insultato per diversi minuti, accusandolo di essere "un giornalista servo del sionismo". Maurizio Mervar era lì, da solo con telecamera e microfono, semplicemente a fare il suo lavoro e a esercitare il diritto di cronaca», così il comunicato.
«L'azione di questa sparuta minoranza del corteo gli ha impedito di testimoniare i momenti conclusivi della manifestazione, compresi i comizi finali. Stigmatizziamo quanto accaduto e ci auguriamo che gli autori dell'intimidazione siano identificati e che la giustizia faccia il suo corso. La libertà di stampa, di parola e di pensiero, è garantita dall'articolo 21 della Costituzione ed è un principio non negoziabile. Per questo continueremo il nostro lavoro e non ci faremo intimorire», proseguono i giornalisti Rai.
Sul tema si è anche espressa la Figec Cisal, Federazione Italiana Giornalismo Editoria Comunicazione, che ha espresso «la più ferma condanna per la vile aggressione subita dal collega Maurizio Mervar del Tgr Rai del Friuli Venezia Giulia. Circondato e bloccato fisicamente da un gruppo di manifestanti, insultato e accusato di essere “servo del sionismo”, il collega stava semplicemente svolgendo il suo lavoro: raccontare i fatti ed esercitare quel diritto-dovere di cronaca che è fondamento della nostra democrazia.
Ogni atto di intimidazione o violenza nei confronti dei giornalisti rappresenta un attacco diretto alla libertà di stampa e di informazione, tutelata dall’articolo 21 della Costituzione. Nessuna protesta, per quanto legittima, può mai trasformarsi in aggressione fisica o verbale verso chi garantisce ai cittadini il diritto di essere informati».
La Figec Cisal, nella voce dei consiglieri nazionali dal Friuli Venezia Giulia, Andrea Bulgarelli, Renato D’Argenio e Andro Merkù, auspica che le autorità competenti facciano piena luce sull’accaduto, individuando i responsabili e garantendo giustizia.Sul tema si è espressa anche la politica locale, a partire dal Senato con la senatrice in quota Fratelli d’Itali, Francesca Tubetti che ha ribadito come «l’aggressione al giornalista Rai Maurizio Mervar da parte un gruppo di manifestanti del corteo ‘pacifista’ a Ronchi dei Legionari è la tangibile dimostrazione che la sinistra ha sempre di più un grosso problema con odio, violenza e intolleranza». Anche i consiglieri regionali in quota Pd hanno fatto sottolineato come «intimidazioni e aggressioni verbali ai danni di giornalisti sono inaccettabili in uno Stato democratico e civile. Al giornalista della Rai regionale del Fvg aggredito va la nostra totale e ferma solidarietà, insieme alla condanna nei confronti di chi pensa di intimidire usando la violenza, sia essa verbale o fisica, con lo scopo evidente di ostacolare il lavoro di documentazione e informazione da parte della stampa libera».
«Questo atto - così Mauro Capozzella - è frutto di un clima che si sta esasperando giorno dopo giorno che alimenta polemiche e distoglie dal vero obbiettivo di condanna di atti di guerra che coinvolgono popolazioni civili senza distinzione».
A stigmatizzare il fatto è stato anche il consigliere comunale di Udine, Andrea Di Lenardo, Capogruppo Alleanza Verdi e Sinistra - Possibile Udine e Segreteria nazionale Possibile, presente alla manifestazione: «Esprimo tutta la mia solidarietà al giornalista Maurizio Mervar per quanto accaduto. La libertà di stampa è un valore fondamentale da tutelare sempre. L’episodio risulta poi particolarmente grave nel momento in cui a subirlo è un lavoratore proprio mentre impegnato nella sua attività. Ribadisco quindi ancora la massima vicinanza al Mervar.
La segreteria regionale della Slovenska Skupnost, tramite una nota, ha ribadito: «Si tratta di un inaccettabile attacco alla libertà di stampa e all’informazione pubblica, che rappresentano uno dei pilastri fondamentali di ogni società democratica. La Comunità Slovena esprime piena solidarietà al signor Mervar e a tutti i giornalisti che ogni giorno operano con l’obiettivo di informare il pubblico in modo obiettivo e imparziale. Episodi di questo tipo non sono solo un attacco alla persona, ma anche al diritto di tutti i cittadini a un’informazione libera, indipendente e pluralista. Sottolineiamo che in una società democratica non c’è spazio per la violenza, le intimidazioni e la limitazione della libertà di espressione. La tolleranza, il dialogo e il rispetto delle opinioni diverse devono rimanere i fondamenti della nostra convivenza. La Slovenska skupnost invita pertanto le autorità competenti a indagare a fondo sull’accaduto e a intervenire in modo appropriato, affinché episodi simili non si ripetano e affinché vengano tutelati i valori fondamentali su cui si basa la nostra società».
Anche la nostra redazione, nella piena convinzione che la vera libertà di stampa sia lasciar lavorare i giornalisti nel pieno delle proprie facoltà, tra diritti e doveri deontologici, esprime piena solidarietà al collega Mervar. È chiaro che un clima, politico e sociale, così caldo, che si riverbera nell’intolleranza fisica e verbale, in presenza e sui social, non può che essere lesiva per tutti.
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