I 60 anni della Medeot Mario, tre generazioni di imprenditori in festa a Mossa

I 60 anni della Medeot Mario, tre generazioni di imprenditori in festa a Mossa

La storia

I 60 anni della Medeot Mario, tre generazioni di imprenditori in festa a Mossa

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 13 Set 2025
Copertina per I 60 anni della Medeot Mario, tre generazioni di imprenditori in festa a Mossa

Amici, parenti e dipendenti si sono ritrovati per spegnere le candeline e guardare al futuro.

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Hanno iniziato assieme, Mario Medeot e Dolores Luisa, esattamente sessant’anni fa. Assieme hanno fondato la ditta Medeot Mario srl. Loro, rispettivamente classi 1934 e 1938, dopo i terribili anni della Seconda guerra mondiale, avevano deciso di mettersi in proprio: nel tempo Dolores aveva dedicato gran parte della propria gioventù a fare la magliaia, in particolare da Moncaro a Gorizia, mentre Mario aveva appreso il mestiere di falegname-segantino nell’azienda Zigon di Mossa e dopo un tentativo di mettersi in proprio assieme ai familiari finito male, aveva deciso di proseguire l’attività di segantino alternandosi per qualche mese tra le ditte Giorgio Brumat di Gorizia ed Egidio Zorzenon di Lucinico per poi passare alla ditta Bruna Pitassi di Gorizia dal 1960 al 1964 dove aveva appreso le prime rudimentali nozioni di operaio addetto alla curvatura del legno massello.

In quel periodo la richiesta di sedie, allora rigorosamente in legno massello, superava di gran lunga la possibilità di produzione domestica che nella zona di Mariano del Friuli la faceva da padrone. Più di qualcuno, Mario e Dolores compresi, inizia a pensare che il lavoro prettamente artigianale avrebbe potuto essere trasformato in industriale. Grazie a questo tipo di intuizioni scoppia il boom economico italiano degli anni ‘60, e nasce anche il Triangolo della Sedia.

In un giorno qualsiasi della metà degli anni ‘60, per puro caso, Mario assieme all’amico e collega Vittorio Marega si reca in una macelleria di Dobra, allora Jugoslavia, ed il destino vuole che lì si trovasse il signor Radovan Reja, per tutti “Rado”, conoscente di Vittorio. Tra una chiaccherata e l’altra, Rado chiede a Vittorio l’eventuale conoscenza di qualcuno in Italia esperto nella curvatura del legno massello perché a Rado, classe 1925, era balenata l’idea di intraprendere questa attività in Jugoslavia ma il sistema di autogestione dell’epoca non glielo permetteva.

«Nasce così, un po’ per caso, un po’ per fortuna, il sodalizio Mario-Rado. Quest’ultimo diventa per Mario il consulente più fidato, l'amico di sempre, un altro fratello. Infiniti erano gli incontri per parlare della curvatura fino a tardi, rischiando più di qualche volta l’attraversamento del confine secondario di Vipulzano-Vipolže fuori orario che avrebbe potuto portare all’arresto o ancora peggio a qualche schioppettata da parte dei graniciari», ha raccontato il figlio Davide Medeot durante la festa organizzata proprio nei locali della ditta sabato 6 settembre.

Una festa cui hanno preso parte oltre al sindaco di Mossa, Emanuela Russian, e al parroco, don Moris Tonso, anche numerosi amici, parenti, dipendenti. La ditta si occupa della curvatura del legno, ovvero una modifica dello stato fisico-dimensionale del “massello” capace di concretizzare quanto di teorico il design applica all’arredamento. «Le idee per realizzarla erano tante ma oltre alla teoria, per mettere in pratica un simile progetto, serviva anche una parte tecnica di spessore ed allora compare sulla scena un’altra figura fondamentale di questa grande storia: l’amico meccanico Gervasio Braidot, mossese doc ed ex pilota motociclista di livello internazionale, che collabora alla realizzazione di macchinari talmente ben costruiti che tuttora sono operativi e all’avanguardia», ha proseguito il figlio.

«Mettersi in proprio e diventare imprenditore è stata una scelta quasi obbligata vista la non soddisfacente situazione lavorativa da subalterno e la mancanza di altre prospettive a breve termine. Un po’ di sana ambizione fa sì che la concorrenza non faccia paura, uno stuolo di familiari a fare da garanti nonostante la contrarietà al primo debito, quello più pesante», ha proseguito Davide Medeot.

E così che si è arrivati al 5 marzo 1965 quando Mario e Dolores decidono di mettersi in proprio. Nasce ufficialmente la ditta individuale Medeot Mario che vedrà i due neoimprenditori per un bel po’ impegnati come unici lavoratori. Il primo stabilimento operativo è sotto casa, nel centro dell’abitato di Mossa, in via Stazione 21 (ora via Friuli). Una stanza-garage da 65 metri quadri adattata a zona produttiva, con un forno a legna autocostruito ad alimentare l’unica cella di vaporizzazione, oltre alla prima pressa rudimentale, anch’essa fatta in proprio, mossa da un motore elettrico trovato dal “ferrivecchi” e con uno stampo di curvatura formato da un cerchione di una ruota in disuso tagliata a metà. Questi “modesti” accorgimenti permettono di realizzare la prima produzione in serie delle spalliere art. 11 o Milano: poi seguiranno quelle da 8e1, del 3 stecca, art. 15 e altre. «A quel tempo gli ordini si prendono con cadenza settimanale frequentando i bar tra Manzano e Premariacco, rigorosamente dopo le tante ore di lavoro e tra un bicchiere e l’altro. La capacità produttiva iniziale con una sola pressa era di circa un migliaio di pezzi al giorno ma le richieste erano sempre maggiori anche perché erano in pochi che sapevano curvare le spalliere così bene. Ma i primi clienti, tra i quali i F.lli Tramontina, Braida & Colloricchio e i Sabot, ricordano lo stesso di aver avuto il terrore che l’allora re della curvatura Zorzenon, che aveva una sorta di monopolio, venisse a scoprire il tradimento. Gli elementi da curvare si compravano dalla Sinicco e Buiatti e venivano trasportati con un furgoncino APE. Si scaricavano rigorosamente a mano: 1 persona sul camioncino, 1 a terra ed un'altra vicino per incanalare gli elementi direttamente nell'intestatrice. Alla fine dello scarico i pezzi erano già pronti per essere vaporizzati e curvati. Il lavoro subisce un incremento importante ed è quasi obbligata l’assunzione del primo dipendente, Giorgio Bensa, per coadiuvare i due titolari».

Come ricorda Dolores, la grande svolta per lo sviluppo dell’attività arriva, soprattutto con l'installazione della linea telefonica autonoma con il numero 80080, tuttora attivo: da allora, dicono i fondatori, gli ordini giungeranno con cadenza giornaliera.  Il primo ampliamento del 1966 è rappresentato da un piccolo capannone adiacente al nucleo storico della “primitiva fabbrica”: le presse diventano 2, la vaporizzazione e l’essicazione sono ora alimentate da una moderna caldaia al posto del primo forno e si amplia anche la gamma delle macchine per le lavorazioni accessorie per la miglior finitura del prodotto e di conseguenza per un miglior servizio al cliente. Alla fine degli anni ‘60 i dipendenti raggiungono le sei unità ed anche i fratelli di Mario, Ernesto ed Oliviero, incominciano a lavorare in azienda.

Crescono le richieste della clientela ormai fidelizzata ma di pari passo crescono inevitabilmente anche le lamentele del vicinato, sia per il viavai dei mezzi che per il calore dei fumi emessi dalla caldaia, seppur non inquinanti. È indispensabile quindi pensare ad un trasferimento in una zona più consona ed è così che nel 1972 iniziano i lavori del nuovo capannone da 1.500 metri quadri in via Isonzo 25 nella zona industriale del paese allora praticamente deserta, dove a proprie spese si è dovuto asfaltare la strada campestre dell’epoca, utenze di servizio comprese. E così il 19 marzo 1973, giorno di San Giuseppe, la produzione si trasferisce definitivamente nella nuova sede.

Ormai la capacità produttiva si attesta attorno alle 5-6mila spalliere al giorno ma, viste le grosse necessità di approvvigionamento del materiale, i fornitori di elementi non riescono a soddisfare la richiesta della ditta per tempistiche, per qualità e per quantità. Così si passa ad acquistare la materia prima direttamente dai produttori della vicina ex Jugoslavia: tavolame di faggio in particolare ed in minima parte anche di frassino e di rovere, che saranno successivamente trasformati in semilavorato presso terzi.

Una produzione che negli anni si modifica fino ad arrivare, negli anni ’80, alla necessità di un aiuto da parte dell’allora Cassa di Risparmio di Gorizia, ora Intesa San Paolo, che consente di mantenere viva l’azienda. In questo periodo, pur di lavorare, si apriranno nuove collaborazioni con clienti particolari per articoli completamente diversi da quelli abituali, ad esempio fianchi curvati per slitte giocattolo e componenti non curvati per mobili ad uso domestico per alcune aziende lombarde come, ad esempio, la Reguitti ed Erli Legno, entrambe dirette concorrenti della più famosa Foppapedretti.

L'anno 1997 rappresenta il massimo storico dell'azienda per record di fatturato e di risultato, ma sempre legato alla produzione c/terzi. È a questo punto che il socio fondatore Mario insiste per provare a pensare a qualcosa di nuovo, di diverso, di innovativo, di “indipendente” ma il gruppo dirigenziale di allora non lo asseconda e solo qualche anno dopo purtroppo si scoprirà che la sua veduta era corretta ma ormai era troppo tardi per realizzarla.

Nel 1998 arriva la prima macchina a controllo numerico (CNC), il centro di lavoro della CMS, per poter assecondare le sempre maggiori richieste di lavorazioni particolari, come ad esempio quelle dello schienale mod. Piuma prodotto per la Origlia di Savigliano (Cuneo). Altri momenti di crisi internazionale, come il 2001, portano a nuove modifiche per l’azienda come l’arrivo del legno di robinia (pseudo acacia) per rispondere alla richiesta di piani per tavoli da esterno destinati alla McDonald’s. La crisi si fa sempre più incalzante anche per i nostri clienti storici e la direzione Medeot per l’ennesima volta intraprende una strada diametralmente opposta al normale: per salvare posti di lavoro e per guardare con un po’ più di ottimismo al futuro, l’azienda stipula un importante ed oneroso prestito da reinvestire nella produzione e commercializzazione diretta lanciando sul mercato il marchio Medeot Garden Line in legno di robinia. «Il periodo è caratterizzato da diverse nuove produzioni di articoli curvati in legno difficilissimi da realizzare, come ad esempio le molle per materassi per l’ungherese Biotextima, le mazze da hockey per l’italiana Colombo e per la portoghese Azemad, i componenti curvati di corian dal colore blu che andranno ad arredare innumerevoli banconi nei negozi TIM di tutta Italia», così ancora Davide Medeot.

Negli anni si è vista arrivare anche la terza generazione con il nipote, Mattia, che ha dimostrato negli ultimi anni di essere motivato ad accollarsi l’onore e l’onere di portare avanti il sogno cullato da due giovani ragazzi dal lontano 1965 e traghettato sino a oggi dal figlio Davide per gli ultimi 33 anni. 

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