la commemorazione
Il peso dei conflitti sul Giorno della Memoria, gelo tra Comune e Anpi a Gorizia

Presente la vicesindaca Gatta con la fascia tricolore, l'attacco dell'Anpi sul caso X Mas. Bellavite: «La memoria seppur autentica è divisiva».
Ancora una volta, quella tenutasi a Gorizia è stata una Giornata della Memoria segnata dalla tensione tra Anpi e Comune. Seppur l’amministrazione locale fosse presente questa mattina nel piazzale della stazione, davanti al monumento alle vittime della Shoah con la vicesindaca Chiara Gatta, non sono mancate le stoccate e gli attacchi da parte dell’organizzazione allo stesso Comune, a partire dalla decisione di ricordare domani alle 9 anziché oggi la tragica pagina del Novecento, nello stesso luogo della città.
Una scelta fatta «per rispettare il sabato ebraico» come spiegato dal sindaco Rodolfo Ziberna, che domani sarà presente in piazzale Martiri della Libertà insieme alla Regione e gli Amici di Israele. In ogni caso, la presidente dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, Anna Di Gianantonio, ha rimarcato come «non ci sembra opportuno cambiare le date. Questa è la giornata che celebra la Shoah ma anche tutti i deportati del nostro territorio». Ha quindi ricordato i 7mila passati dal carcere di via Barzellini durante l’occupazione tedesca.
La storica ha quindi puntato il dito nuovamente verso l’accoglienza della X Mas in municipio e sullo striscione di Casa Pound apparso in piazza della Transalpina, lo scorso fine settimana. «Prendo sul serio le parole di Almirante alla fine degli anni Sessanta, quando disse che bisogna essere fascisti adeguandosi alla realtà contemporanea. Significa che il fascismo muta, non si basa più solo sul saluto romano. Essere antifascisti significa essere contro la guerra, la discriminazione dei più deboli e la cancellazione dei diritti».
Di Gianantonio ha quindi attaccato la «classe dirigente che non si dichiara antifascista, che vuole il premierato forte e l’autonomia differenziata che smembrerà l’unità nazionale. L’Anpi è contro chi si dichiara erede del Movimento sociale italiano, non possiamo essere tranquilli per quello che accade tutti i giorni». Concetti ripresi nella sua orazione dal teologo Andrea Bellavite, indirizzandola oltre alla commemorazione per toccare temi di attualità: «La memoria, seppur autentica, è divisiva: è come una ferita e va attraversata per guarirla».
Citando don Milani, secondo cui «l’obbedienza non è più una virtù ma la più subdola delle tentazioni», Bellavite ha rilevato che «la memoria divisiva è l’unica che può far riconoscere oggi i semi del razzismo». Anche lui ha quindi posto l’attenzione sulla X Mas, ricordando la sua collaborazione con i nazisti e in autonomia per i rastrellamenti di civili, nonché la trasformazione di Lubiana in «un campo di concentramento a cielo aperto» tra il 1941 e il ’43. «Chi non vuole fare i conti con il fascismo, chiede di mettere sullo stesso piano carnefici e vittime».
Da qui, l’attacco alla Giornata del Ricordo per le vittime delle foibe e dell’esodo istriano-dalmata, nonché la Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini che cadeva ieri. «Il dramma delle foibe - ancora il teologo - è l’ultima pagina della Seconda guerra mondiale voluta da Hitler e Mussolini, bisogna lasciarla agli storici e non a fiction di bassa qualità o a giornalisti che vogliono testimoniare tesi preconfezionate». Ha poi rinnovato la richiesta all’amministrazione comunale di erigere un monumento ai deportati goriziani, passati per via Barzellini.
Infine, Bellavite ha toccato i più vicini - in ordine temporale - fronti di conflitto: dall’Ucraina al Medio Oriente, passando per i migranti: «Il fortino Occidente si difende dai poveri che arrivano. Ci sono tanti richiedenti asilo anche a Gorizia, ma come si può dire ‘mai più razzismo’ e poi respingere le persone alle porte. Queste sono da considerare alla stregua di tutti gli altri goriziani, con stessi diritti e doveri». Se sull’Ucraina sono state inascoltate le parole del Vaticano, «Israele sta compiendo un genocidio su Gaza».
Condannando l’attacco scatenante di Hamas dello scorso ottobre, il relatore ha rimarcato come «l’antisemitismo è un veleno da combattere in tutti i modi possibili, ma anche qualsiasi altra persecuzione fa altrettanto disonore all’umanità». Nessuna replica o posizione arrivata da Gatta, che non è intervenuta durante la commemorazione, specificando comunque ai nostri microfoni che le motivazioni della data scelta dal Comune erano state spiegate dal sindaco e di non voler alimentare ulteriori polemiche.
«Le vittime - sono le parole della consigliera comunale Laura Fasiolo, presente alla cerimonia - non possono essere dimenticate e la pacificazione tra tutte le parti necessita il dovere morale di un'analisi storica seria, approfondita, che sappia discernere tra vittime e carnefici, pur ricercando una clima di pacificazione oggi più che mai necessario. Come è un dovere vigilare su simboli che vengono ripresi e agitati con troppa accondiscendenza e segnali inquietanti che si richiamano alla violenza. A maggior ragione mai dimenticare e richiamare ogni giorno, nelke scuole, questo giorno, attualizzando il passato negli orrori a cui assistiamo nel presente».
Anche la senatrice Tatjana Rojc era in piazza: «Da qui - è la sua riflessione - sono passate guerre e violenze, intolleranze e odio, ma proprio qui noi vogliamo ribadire l’irriducibile speranza in un futuro di pace e convivenza. Lo facciamo ricordando quel supremo sfregio all’umanità che fu la volontà di annientare il popolo ebraico e di "purificare" da ogni minoranza e diversità una "razza" che non esiste». Lunedì, in Consiglio comunale, sarà votata «un'articolata mozione contro l'antisemitismo, sottoscritta da tutti i gruppi consiliari di maggioranza ai quali sono certo vorranno aggiungersi altri consiglieri di minoranza», è l'ausipicio di Ziberna.
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