Una voragine si apre lungo la strada del Vallone a Gabria, nuovi studi per gli speleologici

Una voragine si apre lungo la strada del Vallone a Gabria, nuovi studi per gli speleologici

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Una voragine si apre lungo la strada del Vallone a Gabria, nuovi studi per gli speleologici

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 20 Feb 2021
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Non è la prima volta che succede e ora si potrebbero aprire nuovi studi nel campo delle grotte carsiche.

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Una voragine di oltre quattro metri di profondità (nella foto, a destra), proprio a ridosso del ciglio della strada lungo la statale 55 a Gabria, frazione di Savogna d’Isonzo. Il primo ad accorgersi della novità è stato giovedì l’ex sindaco Vito Primozic, che abita a pochi passi dal punto in cui si è verificato il tutto. Da lì sono quindi intervenuti sette speleologici del gruppo Talpe del Carso di Doberdò del Lago, che tra ieri e oggi hanno esplorato la nuova cavità e stanno facendo ora il punto su come procedere. “Abbiamo bisogno di rimuovere della terra che è franata - spiega Matteo Cavanna, membro del gruppo - ed è complicato lavorala lì sotto. Stiamo studiando come operare tecnicamente”.

Ieri sono stati portati fuori tre secchi di materiale ma le operazioni sono ancora lunghe, in quanto ne servirebbero almeno una decina. Lo smottamento, in ogni caso, desta particolare attenzione agli amanti del settore: “È il quinto fenomeno che si verifica in quella zona nel giro di trent’anni, gli altri quattro sono già stati tutti chiusi”. Seppur possa sembrare un intervallo di tempo lungo, in realtà geologicamente non è nulla. “Stiamola parlando praticamente di un tubo verticale, di diametro variabile, che si trova nella roccia compatta, senza fratture. È molto affascinante, perché per crearsi servono migliaia di anni. Vuol dire che qui c’è qualcosa di interessante da studiare”.

La prima preoccupazione, ora, è salvaguardare il bene ambientale, vista anche la vicinanza con la strada del Vallone. “Abbiamo attivato l’Università di Trieste e il Servizio geologico della Regione, anche con loro capiremo come strutturare il lavoro”. Della questione, quindi, si occuperà anche il dipartimento di matematica e geoscienze. “Sono cento anni che si ipotizzano spandimenti dalla parte del Vipacco e lì siamo proprio vicini, a circa 700 metri in linea d’aria. E ora, con i quasi cinque metri di cavità, sono solo dieci sulla quota del fiume”. Si aprono così nuove frontiere di studio, ma il timore è che le autorità possano chiudere il tutto, interrompendo di fatto ogni approfondimento.

In ogni caso, non ci sono rischi di cedimenti: “Il materiale è compatto e anche per la strada che passa lì non ci sono problemi. Abbiamo messo in sicurezza la zona provvisoriamente, con una rete elettrosaldata, in attesa che si attivino i tecnici istituzionali. Pensiamo che sotto ci sia un flusso d’acqua, che asporta il materiale. Con il vuoto che si origina sotto, infatti, fa sì che la parte superficiale venga meno”. L’obiettivo, ora, è raggiungere lo strato del freatico, ossia la zona invasa permanentemente dalle acque, che dista ormai pochi metri. Siamo quindi vicini a scoprire il percorso sotterraneo del Vipaco? “Non possiamo ancora dirlo, servono più analisi sulle acque”.

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