A Sdraussina le poesie di Bandelj raccontano memoria e ferite verso la riconciliazione

A Sdraussina le poesie di Bandelj raccontano memoria e ferite verso la riconciliazione

L’iniziativa

A Sdraussina le poesie di Bandelj raccontano memoria e ferite verso la riconciliazione

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 13 Mag 2025
Copertina per A Sdraussina le poesie di Bandelj raccontano memoria e ferite verso la riconciliazione

I versi, tradotti da Aleksandra Devetak, compongono molto più di una silloge bilingue ma un percorso collettivo nel tempo.

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Un ponte tra versi e memoria, tra lingue e ferite, sarà al centro dell’incontro «Tra rami e parole» in programma martedì 14 maggio alle 18 a Sdraussina – Poggio Terza Armata, nella suggestiva cornice di Casa Faidutti. L’occasione è la presentazione del libro Undici anni e mezzo di silenzio / Enajst let in pol tišine, raccolta poetica di David Bandelj tradotta in italiano da Aleksandra Devetak. A dialogare con gli autori sarà la giornalista Rachele Zanolla.

L’opera, pubblicata da ZTT-EST, è molto più di una semplice silloge bilingue: è un itinerario personale e collettivo che attraversa un lungo tempo interiore di silenzio, elaborazione e riconciliazione. Composta da ottanta poesie suddivise in quattro sezioni, si confronta con il dolore, il lutto e la crescita, trasfigurando l’esperienza autobiografica in una parola poetica essenziale e carica di densità emotiva.

A impreziosire il volume sono tre testi critici che ne accompagnano la lettura e la contestualizzazione: la prefazione di Božo Rustja, che individua nel libro un percorso dal trauma verso una nuova maturità interiore; la postfazione della poetessa Maria Grazia Calandrone, che sottolinea l'alta tensione etica ed estetica dei versi di Bandelj, dove «la parola s’incide nella carne del silenzio»; e l’intervento della stessa traduttrice Devetak, che racconta il lavoro di trasposizione linguistica come un gesto d’amore, quasi un «secondo parto» delle poesie.

Una poesia «che entra nella parola per renderla veicolo di sentimenti», come sottolinea Ferruccio Tassin nella sua appassionata postfazione. «Non è una poesia facile, versaiola... ma parola mezzo, veicolo effluvio di sensazioni e sentimenti vissuti dal Poeta e trasmessi al lettore che li riscopre e li rivive».

Presentato anche il 30 aprile alla Knijgarna Maks di Nova Gorica, il volume ha già suscitato profondo interesse. Nel suo intervento, Devetak ha spiegato come il bilinguismo dell’opera non sia solo formale, ma radicato nella realtà di chi vive nel confine, nella continua oscillazione tra due culture. Bandelj ha ricordato anche il ruolo delle radici familiari e della terra natia, mentre Calandrone – presente in video – ha ribadito la forza limpida e necessaria di questi versi, capaci di «nominare il dolore senza fronzoli».

L’iniziativa del 14 maggio si inserisce in un percorso più ampio di valorizzazione delle scritture contemporanee di confine, che trovano in Casa Faidutti un luogo simbolico di incontro e di dialogo. Undici anni e mezzo di silenzio è un libro che nasce in sloveno, cresce in italiano e fiorisce nell’incontro con i lettori: quelli che sanno riconoscere nel silenzio non un vuoto, ma una forma alta di parola.

Il progetto ha preso forma grazie all’impegno del Circolo Culturale di Sdraussina, da sempre attivo nella promozione della cultura slovena e dei linguaggi di confine. «Questa è una poesia contemporanea e allo stesso tempo così capace di toccare corde antiche», evidenzia il presidente Fabio De Santis. «Il nostro ringraziamento va ad Aleksandra Devetak per il grande lavoro svolto e non solo in questa occasione», così in conclusione De Santis. 

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