IL PERSONAGGIO
Don Mario Virgulin, il prete che c’era sempre: Ronchi ricorda il suo «Signor parroco»
Partecipata celebrazione nella serata di venerdì 13 novembre per il ricordo del sacerdote nativo di Ruda. Don Sponton ricorda la «vita spartana» e le «omelie dal grande trasporto».
«Un uomo in odore di santità». Così il parroco di San Lorenzo e Santo Stefano di Ronchi dei Legionari, monsignor Ignazio Sudoso ha definito monsignor Mario Virgulin, scomparso 25 anni fa, dopo essere stato parroco della comunità ronchese per 48 anni.
La Santa Messa di suffragio è stata presieduta da don Giovanni Sponton, parroco di Sagrado e giovane cappellano dell'amato sacerdote. Don Sponton ha ricordato le origini del parroco. Era di Ruda. Qui don Giovanni lo conobbe, era il suo pastore. Fu lui a celebrare la sua Prima Comunione. Tanti poi gli altri ricordi personali di don Sponton: don Pucchio che sostenne il suo incarico a fianco di don Mario, la sua vita «spartana», l'attenzione per i poveri, le omelie «dal grande trasporto», la formazione teologica, la passione per San Paolo e tanti momenti di vita comunitaria.
Di rilievo il passaggio sui poveri: «C'era sempre un posto per loro - ricorda il parroco di Sagrado - sono famosi i suoi materassi che occupavano la casa canonica e che venivano utilizzati per accogliere chi era nel bisogno».
Indimenticabili anche «le sudate di sua cognata per fargli comprare pantaloni e camicia». Incredibili gli "escamotage" grazie ai quali "sapeva prendersi la scena" come quando all'inaugurazione del Monumento ai Partigiani «intervenne anche se non era previsto e mentre parlava, con lui c'era don Renzo con due pacchi di carta: erano 200 copie della Pacem in Terris e vennero distribuite ai presenti».
Don Mario era l'uomo degli spunti, dei suggerimenti e dei richiami. Preparato culturalmente, sapeva lo sloveno e il tedesco. Riferimenti anche al legame con le Acli e al gemellaggio con Wagna. Don Giovanni ha poi ricordato la sua determinazione e le sue aperture come quella del Concilio che «ha saputo accogliere». «Don Mario è qui con noi» ha concluso il celebrante. Un legame testimoniato anche dalle parole di Fiorella Huala, presidente del Comitato a lui dedicato e istituito per volontà di don Boscarol, suo successore. «Un ricordo che si fa azione - ha rilevato la presidente - è stato un uomo che con il suo sorriso ed una parola buona ha portato la Parola di Dio tra la gente». Huala ha pure esposto il peso dei valori tanto cari al sacerdote che il Comitato porta ancora avanti: il sostegno alla formazione teologica dei seminaristi, la carità e la promozione culturale.
In segno di stima e riconoscenza, la comunità parrocchiale ha prodotto due pannelli commemorativi. La cura dei testi è stata affidata ai giornalisti Salvatore Ferrara e Ivan Bianchi al quale sono stati affidati l'accompagnamento musicale e il sostegno della liturgia attraverso il canto. Le foto sono di Federico Leban e Livio Trevisan.
Chi vi scrive, ricorda il parroco che l'ha battezzato nel 1990 come una figura che ha saputo essere familiare e, allo stesso tempo, autorevole guida della comunità cristiana ronchese. Un sacerdote che ha accompagnato piccoli e grandi a vivere nel segno del Vangelo tante dimensioni e realtà.
Monsignor Virgulin sapeva abbinarsi perfettamente all’essere un uomo delle relazioni che sapevano andare oltre ai canoni ecclesiali raggiungendo la dimensione umana di ognuno.
Per ricordare la sua vita, è stato deciso di dedicargli questi due pannelli come abbiamo fatto in memoria di don Renzo.
Attraverso la pubblicazione di alcuni estratti del suo testamento spirituale sono stati ripercorso i tratti salienti di questo Testimone di Vita.
La partecipazione al rito nella chiesa arcipretale ha evidenziato che don Mario vive ancora in un popolo che si è riconosciuto e ancora si riconosce nel proprio sacerdote donato e immedesimatosi nella vita comunitaria.
Don Mario c’era sempre, senza generare illusioni. Don Mario ha servito l’Amore dimostrando di saper respingere pericoli ideologici.
Scrivendo delle sue ultime volontà, il sacerdote parla serenamente della morte, esprime gratitudine per il dono della vita che i sui genitori gli hanno dato, ricorda il suo popolo fedele, raccomanda al Signore desideri e pene della sua gente. Infine chiede Misericordia per il ricordo del suo Ministero perché «Muore l’uomo ma il sacerdote di Cristo non muore».
Fotoservizio di Enrico Valentinis
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